Un Decreto direttoriale del MinAmb introduce il primo atto di programmazione nazionale sulla prevenzione dei rifiuti nel nostro paese
Questa rubrica ha dedicato molto spazio alla definizione del Programma Nazionale di Prevenzione Rifiuti (PNPR), ritenendolo un passaggio essenziale non solo per il “riconoscimento”, ma per l’integrazione delle azioni e delle politiche di prevenzione nella (e alla testa della) gestione dei rifiuti[1].
Il 7 ottobre con decreto direttoriale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare è stato adottato il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti, al termine di quello che viene definito “un percorso di condivisione iniziato lo scorso anno che, con modalità diverse, ha coinvolto i rappresentanti degli enti locali, del mondo della produzione, dell’associazionismo ambientale e della cittadinanza più ampia”.
Nel rinviare alla visione integrale delle 12 pagine che costituiscono il Programma [2], se ne riprende la struttura, per arrivare ad alcune considerazioni di commento.
SINTESI DEL PROGRAMMA NAZIONALE DI PREVENZIONE DEI RIFIUTI
Il Documento parte da una breve riferimento alla normativa europea che definisce “Che cos’è la prevenzione” e si articola in una parte dedicata agli “Obiettivi del programma ”, una alle “Misure generali del programma”, per soffermasi sulle “Linee guida della commissione europea e relative misure” e chiudere con una “Conclusione” finale.
Obiettivi
Il Programma fissa gli obiettivi di prevenzione al 2020 rispetto ai valori registrati nel 2010:
– Riduzione del 5% della produzione di rifiuti urbani per unità di PIL. Nell’ambito del monitoraggio per verificare gli effetti delle misure, verrà considerato anche l’andamento dell’indicatore Rifiuti urbani/consumo delle famiglie;
– Riduzione del 10% della produzione di rifiuti speciali pericolosi per unità di PIL;
– Riduzione del 5% della produzione di rifiuti speciali non pericolosi per unità di PIL.
Entro un anno le Regioni sono tenute a integrare la loro pianificazione territoriale con le indicazioni contenute nel Programma nazionale.
Quindi entro il 7 dicembre 2014 le Regioni dovranno dotarsi di un Programma Regionale di Prevenzione dei Rifiuti coerente con il Programma Nazionale[3] all’interno dei propri Programmi di gestione dei rifiuti .
Misure generali
Ci si sofferma sulle misure che possono contribuire al successo delle politiche di prevenzione: la produzione sostenibile, il Green Public Procurement (GPP), il riutilizzo, l’informazione e sensibilizzazione, gli strumenti economici, fiscali e di regolamentazione, nonché la promozione della ricerca.
Per ognuna si offrono indicazione di indirizzo con una “delimitazione di campo” e con alcune indicazioni di carattere generale.
A partire da qui, questa impostazione lascia ai “Programmi regionali” il compito di dettagliare obiettivi, precisare target puntuali, definire azioni e soggetti coinvolti e modalità di monitoraggio.
Linee Guida della Commissione europea e relativa misure
Si riprendono le indicazioni comunitarie sui flussi prioritari di prodotti/rifiuti sui quali concentrare le azioni, perchè più rilevanti dal punto di vista quantitativo oppure perchè più suscettibili di essere ridotti facilmente e in modo efficiente: i rifiuti biodegradabili, i rifiuti cartacei, i rifiuti da imballaggio, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche ed i rifiuti pericolosi.
Vengono indicati per ogni settore gli ambiti sui cui muoversi e misure da adottare.
Per i rifiuti biodegradabili (scarti alimentari e scarti dei giardini) si indicano , a livello generale, target (industria alimentare; distribuzione alimentare; servizi alimentari – ristoranti, hotel, catering, bar; imprese e istituzioni – imprese, scuole, ospedali, pubbliche amministrazioni; famiglie) e misure (Valorizzazione dei sottoprodotti dell’industria alimentare; Distribuzione eccedenze alimentari della grande distribuzione organizzata; Promozione della filiera corta; Promozione certificazione qualità ambientale servizi alimentari – ristorazione, hotel, catering, bar; Riduzione degli scarti alimentari a livello domestico).
Per i rifiuti cartacei si prospettano tre misure (Riduzione della posta indesiderata; Dematerializzazione della bollettazione e di altri avvisi; Riduzione del consumo di carta negli uffici).
Per i rifiuti da imballaggio le misure prospettate sono la diffusione della vendita “alla spina” e favorire il consumo di acqua pubblica “del rubinetto”.
Per i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) le misure proposte sono due: la Progettazione di apparecchiature elettriche ed elettroniche più durevoli o più facilmente riparabili e/o riutilizzabili e la Creazione di centri per la riparazione e il riutilizzo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Per i rifiuti da costruzione e demolizione l’indicazione fondamentale è quella di gestire le attività di demolizione in un’ottica anche di prevenzione dei rifiuti. Per farlo si pensa a Protocolli d’intesa che prevedano la definizione delle competenze professionali specialistiche, con il coinvolgimento delle Scuole Edili territoriali per definire una figura standard di riferimento relativa alla gestione dei processi di demolizione controllata, con i relativi standard formativi. Si propone inoltre di lavorare a livello di GPP su temi quali “Costruzione e manutenzione delle strade” e “costruzione e manutenzione degli edifici” .
Conclusioni
Il documento rivendica il suo essere il primo atto di programmazione a livello nazionale nel campo della prevenzione dei rifiuti, che offre obiettivi generali di riduzione relativi alla produzione, rapportata al Pil, dei rifiuti urbani, speciali pericolosi e speciali non pericolosi, oltre a una serie di misure, suscettibili di integrazioni e revisioni. .
Esso nasce però in un quadro molto ricco di esperienze locali e buone pratiche diffuse.
Per questo viene ritenuto indispensabile “un lavoro sinergico con le Regioni ed i Comuni a loro volta impegnati nella pianificazione locale in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti. Sarà anche indispensabile il confronto continuo con i soggetti coinvolti a vario titolo nelle misure di prevenzione dei rifiuti”.
A livello centrale sarà invece necessario – ed è questo l’impegno assunto- lavorare su alcuni asset generali che costituiscono la cornice delle politiche di prevenzione (sul terreno normativo, su quello degli strumenti economici e degli accordi volontari, sulla sensibilizzazione al consumo critico)
PRIME CONSIDERAZIONI DI COMMENTO
Dopo averne sintetizzato i contenu
ti, è il caso di spendere due parole di commento all’uscita di un programma atteso dagli operatori (e a cui tanto spazio ha dedicato questa rubrica[4]).
Il primo punto da sottolineare è l’importanza di un documento nazionale di indirizzo: era l’anello mancante per integrare la prevenzione alla testa della gestione dei rifiuti.
Significativo anche il fatto che vengano proposti obiettivi fisici ed economici di riduzione dei rifiuti da perseguire in tempi definiti. L’utilizzo dell’indicatore relativo (riduzione di rifiuti per unita di Pil) è una scelta che misura la dissociazione della crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. In una fase di crisi di disponibilità della risorse materiche ed energetiche come l’attuale bisogna peraltro puntare alla riduzione assoluta dei rifiuti, in quanto ”sequestratori di risorse”, indipendentemente dalla crescita economica.
Manca ancora un atto importante per la sua definitiva integrazione nel sistema: l’inserimento dei costi di prevenzione nel Piano finanziario per la gestione dei rifiuti. La proposta, richiamata di recente dalla Finestra sulla prevenzione dei rifiuti[5], potrà essere sviluppata dalla riforma della normativa sulla tariffa rifiuti (nella ridefinizione del Regolamento, con la revisione del DPR 158/99).
Il secondo punto da sottolineare è che si tratta di un quadro aperto, che lascia a Regioni e livelli locali di pianificazione sui rifiuti l’”onore e l’onere” di trasformare indirizzi in azioni e indicazioni generali in obiettivi e impegni misurabili dai soggetti gestori.
Va però rilevato che vi possono essere azioni ed iniziative che era (ed è) possibile e utile realizzare a livello nazionale.
Mi spiego con un esempio, scelto tra i tanti possbili.
Si pensi ad un protocollo nazionale di intesa (accompagnato dal modello per accordi di programma su base locale) per il recupero delle eccedenze alimentari. Il MinAmb potrebbe interloquire con strutture private, quali: industria alimentare, catene distributive, ristorazione e terzo settore attivo nell’assistenza ai bisognosi. Il tutto in una cornice comunitaria (il Parlamento europeo ha indicato il 2014 come anno europeo contro gli sprechi alimentari) e sollecitando l’adesione di Enti pubblici Locali aderenti alla Carta delle Amministrazioni locali a spreco zero[6].
Ma si potrebbe pensare anche agli interventi di prevenzione dei rifiuti delineati nelle Linee Guida sulla prevenzione dei rifiuti di Federambiente e Osservatorio Nazionale sui Rifiuti del 2010[7], che prendono in considerazione sei contesti nei quali gli interventi di prevenzione dei rifiuti sono possibili e strategici: casa, ufficio, supermercato, mensa, sagra, albergo.
E a tanti altri …
In generale è dalla normativa nazionale che possono essere definiti gli strumenti economici[8] e di carattere volontario che possono sostenere le politiche di prevenzione.
Per quanto riguarda il livello regionale è fondamentale l’integrazione della prevenzione nella pianificazione dei rifiuti e che – come prescrive la legge[9] – i programmi fissino misure e obiettivi di prevenzione, finalizzati a dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. E che essi contengano specifici parametri qualitativi e quantitativi per le misure di prevenzione al fine di monitorare e valutare i progressi realizzati, anche mediante la fissazione di indicatori.
Per progettare e realizzare azioni concrete e aderenti al territorio bisogna definire Programmi di prevenzione anche ai livelli locali interessati dalla prevenzione dei rifiuti (sarebbe stato meglio che il PNPR esplicitasse questa che è una sua logica conseguenza).
Esistono esperienze che, partendo dalla ricognizione della iniziative di prevenzione esistenti, ne hanno progettato lo sviluppo e l’integrazione con la pianificazione di settore, definendo azioni, soggetti coinvolti e loro ruolo, strumenti da utilizzare, obiettivi di riduzione, indicatori e modalità di monitoraggio. Sia a livello comunale che provinciale – d’ambito ottimale[10]
Il terzo punto da sottolineare è la necessità (più volte richiamata dal PNPR), di rendere disponibili le informazioni sulle migliori pratiche in materia di prevenzione dei rifiuti. E, a a partire da qui, elaborare linee guida per assistere le Regioni nella preparazione dei programmi.
Su questi terreni è possibile non partire da zero, dal momento che dal 2004 al 2010 Federambiente ha gestito una Banca dati nazionale delle buone pratiche[11] , producendo per l’Osservatorio Nazionale sui Rifiuti due edizioni della Linee guida sulla prevenzione dei rifiuti[12].
Partire da questo know how molto avanzato e consolidato in anni di pratica consentirebbe di aggiornare e adeguare gli strumenti, anziché partire da zero.
La Finestra sulla prevenzione dei rifiuti intende raccogliere commenti, idee e proposte da parte di tutti gli operatori, dalle aziende ai Consorzi, dagli Enti Locali ai gestori dei rifiuti, dagli ambientalisti ai consumatori, ai singoli cittadini, su uno strumento sul quale gli stessi estensori dichiarano “indispensabile il confronto continuo con i soggetti coinvolti a vario titolo nelle misure di prevenzione dei rifiuti”.
In questa sede si è preferito enfatizzare ai fattori potenzialmente positivi del PNPR, ma gli addetti ai lavori sanno bene che sarebbe stato forse più facile soffermarsi sulle critiche.
Un documento così asciutto e schematico poteva essere prodotto anche entro il dicembre scorso, rispettando la tempisitica che il Governo si era dato.
Si potevano avviare o almeno annunciare le azioni da gestire a livello nazionale – aprendo un confronto ra gli operatori per la loro implemntazione.
Si poteva prevedere un percorso più operativo per un PNPR che nella versione attuale si limita a dare indirizzi senza definire tempisitiche operative per tutti i soggetti. Solo le Regioni sono chiamate a integrare entro un anno la loro pianificazione territoriale alle sue indicazioni. E’ auspicabile quindi che siano i Programmi regionali ad indicare come si intendono ottenere gli obiettivi indicati nei tempi previsti e ad attivare il percorso dei programmi di prevenzione ai livelli locali di gestione rifiuti.
Molto importante è radicare la definzione dei Programma di prevenzione a livello locale alle risorse ottenibili.
Da una parte con l’inserimento dei Costi di Prevenzione dei Rifiuti -Cpr- nei Piani finanziari per la gestione dei settore (da coprire con tariffa a carico degli utenti).
Dall’altra con il coinvolgimento dei soggetti privati protagonisti delle azioni di prevenzione, attraverso intese di carattere volontario e/o economico – ad es. incentivazione tariffaria o procedurale.
Si pensi alla possi
bilità di coinvolgere soggetti quali:
- il gestore idrico pubblico che realizza le fontanelle per diffondere acqua potabile a tutti e prevenire i rifiuti da bottiglie usate di acqua minerale,
- i produttori che vendono il latte alla spina
- tutti i produttori e la struttura commerciale che distribuiscono beni sfusi
- chi ottimizza peso e ri-utilizzabilità e/o riciclabilità degli imballaggi
- i supermercati e i ristoranti che favoriscono il recupero delle eccedenze alimentari
e via dicendo..
E’ intanto interessante sentrie cosa ne pensano gli operatori.
La Finestra sulla prevenzione dei rifiuti Intende raccogliere commenti, idee e proposte da parte di tutti gli operatori, dalle aziende ai Consorzi, dagli Enti Locali ai gestori dei rifiuti, dagli ambientalisti ai consumatori, ai singoli cittadini, su uno strumento sul quale gli stessi estensori dichiarano “indispensabile il confronto continuo con i soggetti coinvolti a vario titolo nelle misure di prevenzione dei rifiuti”. A questo scopo abbiamo attivato un gruppo sul portale Linkedin (link) per mantenere aperta e ampliare la discussione
[1] Nello “speciale” dedicato sulla Finestra sulla prevenzione dei rifiuti veniva ricordato che il “Ministero dell’ambiente deve adottare il Programma (nazionale) ed elaborare ” … indicazioni affinchè tale programma sia integrato nei piani di gestione dei rifiuti di cui all’articolo 199. “.
I piani i gestione dei rifiuti previsti dall’art. 199 sono i piani regionali, che devono prevedere (comma 3, punto r) “un programma di prevenzione della produzione dei rifiuti, elaborato sulla base del programma nazionale di prevenzione dei rifiuti … che descriva le misure di prevenzione esistenti e fissi ulteriori misure adeguate. Il programma fissa anche gli obiettivi di prevenzione. Le misure e gli obiettivi sono finalizzati a dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. Il programma deve contenere specifici parametri qualitativi e quantitativi per le misure di prevenzione al fine di monitorare e valutare i progressi realizzati, anche mediante la fissazione di indicatori.”.
Quindi un Programma regionale di prevenzione dei rifiuti (PRPR) è una sorta di traduzione operativa del quadro definito dal PNPR; ne assume gli obiettivi generali per tradurli in azioni su flussi e contesti di rifiuti da prevenire, definendo ruoli dei soggetti e strumenti da utilizzare, individuando i soggetti gestori e i portatori di interesse coinvolti, gli obiettivi e le modalità di monitoraggio. V. Finestra sula prevenzione dei rifiuti del 16-05-2012 (sulla News letter n. 287 – http://www.rifiutilab.it/dettaglio_doc.asp?id=2912&menuindex ).
[2] http://www.lagazzettadeglientilocali.it/quotidiano/2013/141013/programma_nazionale_prevenzione_rifiuti.pdf
[3] Il che comporta la revisione in questo senso dei Programmi di prevenzione che molte Regioni avevano adottato.
[4] V http://www.rifiutilab.it/dettaglio_doc.asp?id=2912&menuindex=; http://www.rifiutilab.it/dettaglio_doc.asp?id=2977&menuindex=; http://www.rifiutilab.it/dettaglio_doc.asp?id=2984&menuindex=; http://www.rifiutilab.it/dettaglio_doc.asp?id=2997&menuindex=; http://www.rifiutilab.it/dettaglio_doc.asp?id=3015&menuindex=.
[6] http://veneziegreen.nordesteuropa.it/stories/iniziative_speciali/15474_forum_dei_mille_sindaci_a_spreco_zero/#.Ul5eLJ1H7IU
[7] V. http://www.federambiente.it/Primopiano/LineeGuida/Linee%20Guida%20Racc%20rifiuti%20Urbani.pdf
[8] Non a caso il Programma sottolinea l’importanza dell’istituzione presso il MinAmb di una “task-force” che lavora alla definizione dei prossimi strumenti economici con cui dovrà essere organizzata la gestione dei rifiuti urbani e in particolare della tariffa puntuale, in attuazione del principio “chi inquina paga”.
[9] Art. 199 comma 3 punto r) del DLgs 152/06.
[10] V. Indirizzi per la riduzione dei rifiuti integrati al Piano d’Ambito di A TERSIR Reggio Emilia – http://www.provincia.re.it/page.asp?IDCategoria=703&IDSezione=5243&ID=493411