Un’analisi dell’ENEA presentata a Cagliari in occasione della “Giornata Europea del Mare”, che si celebra il 20 maggio di ogni anno evidenziato come la Sardegna è l’area dell’inetro Mediterraneo che potrebbe produrre più energia dal mare, con un potenziale di 13 kW per metro di costa, un valore molto simile a Stati Ue più all’avanguardia nello sviluppo di questa fonte rinnovabile come la Danimarca.
Secondo gli studi ENEA un mini parco marino da 3 MW, realizzato con gli attuali dispositivi offshore al largo di Alghero, potrebbe produrre oltre 9,3 GWh/anno, riuscendo a soddisfare il fabbisogno di energia elettrica di oltre 2mila famiglie. il maggiore potenziale energetico del mare della Sardegna occidentale è ad Alghero ed è il doppio rispetto a quello del Canale di Sicilia (7 kW/m), oltre tre volte superiore ai 4 kW per metro di costa del basso Tirreno, più che quadruplo di quello di Ionio e Medio Tirreno (3 kW/m) e di circa 6 volte quello del Mar Ligure (2,5Kw/m) e dell’Adriatico (2 kW/m in media).
Gli ultimi sviluppi tecnologici dei convertitori di energia dalle onde hanno dimostrato come sia possibile sfruttare al meglio questa risorsa energetica, che rispetto al solare e all’eolico, può contare su un sistema di accumulo naturale di energia costituito dalle onde stesse. In Italia, ENEA e Politecnico di Torino stanno lavorando allo sviluppo del PEWEC(Pendulum Wave Energy Converter), una tecnologia pensata per le coste mediterranee dove le onde sono di piccola altezza ed elevata frequenza. I ricercatori sono al lavoro per la progettazione del dispositivo in scala 1:1, con una potenza nominale di 200 kW, che potrebbe risultare molto utile per le tante isole italiane, dove la fornitura di energia è garantita principalmente da costose e inquinanti centrali a gasolio. Una decina di questi dispositivi – conclude Sannino – potrebbero produrre energia elettrica per un paese di 3.000 abitanti, contribuendo in modo significativo anche a contrastare i fenomeni di erosione attraverso la riduzione dell’energia delle onde sulla costa e senza impattare in maniera significativa sul paesaggio, visto che i dispositivi sono parzialmente sommersi.
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Fonte: ENEA