Un pacchetto di proposte per il legislatore, sia sul DM tariffa puntuale che sui principi che possono guidare la riforma dell’istituto tariffario, sulla definizione di un opendata sulla misurazione dei rifiuti e sulla gestione puntuale della tariffa
In sede di presentazione dissi che Payt Italia e CCIAA di Milano avevano in Comune la valutazione sull’importanza che l’introduzione della tariffa puntuale può avere per andare verso una gestione circolare e sostenibile dei rifiuti, basata sulla loro prevenzione, riutilizzo e riciclaggio[1].
Dal secondo convegno nazionale sulla tariffa puntuale è emersa una grossa capacità di coinvolgimento degli operatori del settore.
Le 130 presenze al convegno del mattino si sono pressochè per intero riversate nei tre seminari di approfondimento del pomeriggio e li hanno resi momenti di elaborazione partecipata[2].
Lo solidità dell’elaborazione maturata da Payt attraverso i suoi gruppi di lavoro[3] ed arricchita nel corso dell’evento milanese ha messo in campo una serie di proposte in grado di muoversi verso una riforma dell’istituto tariffario, nella sue normative primaria ( art. 1 legge 147/1, commi che istituiscono TARI(P) e abrogano le discipline precedenti – Tarsu, Tia, Tares) e secondaria (aggiornamento del Dpr 158/99).
E’ indubbio che il corpus di norme sulla tariffa, a vent’anni dalla sua istituzione formale[4] ha la necessità di una revisione sostanziale e di una definitiva “messa e regime”.
Ecco allora che le risposte si possono ricavare dalle relazioni presentate dal Presidente e dal vice Presidente dell’Associazione, che riprendono le elaborazioni del suo gruppo di lavoro “Norme e Regolamenti”.
Gaetano Drosi ha introdotto la storia della tariffa e individuato presupposti e condizioni per il successo della sua applicazione puntuale[5]. Davide Pavan ha presentato i “Principi di PAYT per la gestione della tariffa puntuale e considerazioni della loro valenza in vista del Decreto Ministeriale“[6], che Payt Italia ha maturato dopo un approfondito dibattito interno che ha coinvolti i suoi soci, che sono aziende e operatori che hanno dato vita a gestiscono le migliori esperienza di applicazione della tariffa puntuale nel nostro paese,
In sintesi, si può dire che ha partire dal patrimonio di gestione applicativa e di elaborazione normativa presentato a Milano il legislatore può partire per definire la riforma dell’istituto tariffario basata sui seguenti cardini:
- rendere definitiva l’autonomia della tariffa rifiuti da altri “tributi locali”;
- commisurazione del pagamento (in forma di corrispettivo) alla produzione dei rifiuti e al livello di servizio utilizzato dalla singola utenza;
- inserimento nei documenti di affidamento del servizio di raccolta (capitolato d’appalto o contratto di servizio) dell’obbligo a misurare i rifiuti (almeno RUR o altri indicati in sede di richiesta);
- modifica Piano finanziario (nuove voci di costo come la prevenzione; passare da categorie di utenza a utenze singole: modifiche alle modalità calcolo delle tariffa “commisuranti” – per TF alla capacità di carico del servizio utilizzato, per TV alla produzione di rifiuti da parte di ogni utenza).-
Dalla giornata milanese è stato lanciata l’idea, messa a punto dal Gruppo di Lavoro Misurazione Censimento esperienze, della creazione di uno strumento che raccolga a a metta a disposizione degli operatori le informazioni necessarie a sviluppare una capacità di misurazione dei rifiuti e ad implementare l’applicazione puntuale della tariffa.
La relazione di Mario Santi ha messo a fuoco le informazioni da raccogliere e le modalità di sviluppo di un Open data della misurazione e della gestione puntuale della tariffa, a partire da tre strumenti ( una scheda per raccogliere le informazioni di base; una scheda di importazione dati e uno schema per acquisire e aggiornare dati sui sistemi di misurazione)[7]. Si è ipotizzato che l’acquisizione dei dati possa avvenire attraverso strumento di rilevazione dati esistente, anzichè stressare Comuni e Gestori con nuove richieste. Al riguardo si avvierà un ragionamento con gli amministratori dell’applicativo Orso (ad oggi utilizzato da 8 Regioni[8] ) e si coinvolgerà per il rapporto con i MUD la CCIAA di Milano. .
Si è dato ampio spazio alla applicazione della tariffa rifiuti nel settore delle imprese con l’intervento di Cristina Carpenedo a partire da un’analisi sulle norma che ne consente (o meno) l’assimilazione[9].
Infine Giorgio Ghiringhelli ha affrontato un tema “nuovo”, come l’abbandono dei rifiuti e il littering, dimostrando l’infondatezza del pregiudizio che lo vuole legato all’applicazione puntuale della tariffa, che anzi in alcune applicazioni si è rivelata essere un fattore che controlla e scoraggia il fenomeno[10].
Nel pomeriggio si è svolta la seconda sessione del seminario, con una suddivisione dei partecipanti in gruppi di lavoro coordinati dai relatori e dagli esperti dell’associazione PAYT Italia, e una fattiva discussione di esperienze e criticità legate ai seguenti temi:
- Normative attuali e in corso di definizione relative alla tariffa puntuale[11]
- Sistemi operativi di misurazione puntuale: stato dell’arte della loro applicazione[12]
- La tariffa puntuale come soluzione per le iniquità legate alla gestione dei rifiuti assimilabili agli urbani[13]
Nel primo si sono affrontati i temi più attuali dal punto di vista gestionale e normativo.
Dalle problematiche conseguenti al rischio di concentrazione della gestione in pochi grandi operatori all’assenza o frammentazione del controllo pubblico in assenza di un’authority di settore – importante per definire esattamente i confini delle voci comprendibili o meno nel PF e la metodologia per definire i costi standard.
Dalla normativa regionale di delimitazione ATO ancora in larga parte inattuata con conseguente scarsa chiarezza di chi è o sarà il soggetto affidante alla preoccupazione legata alla possibile riduzione/eliminazione della privativa comunale in seguito all’emanazione dei Decreti attuativi della Legge Madia.
Dalla legittimità giuridica nell’eliminare il parametro della superficie tra quelli utilizzati per determinare la TARIP alla difficoltà nella comprensione delle differenze tra TARIP e prelievi precedenti (molti amministratori affermano in pubblico, traendo in inganno gli utenti, che con la TARIP si pagherà di meno, mentre invece si pagherà “il giusto”), fino alla preoccupazione legata a possibili uniformazioni tariffarie mescolando territori più o meno virtuosi.
Dalle modalità e tempistiche con cui PAYT farà pervenire le proposte illustrate al convegno ai rappresentanti ministeriali e delle tempistiche di approvazione DM da parte del Ministero alla necessità di allargare l’adesione a Payt Italia anche ai soggetti istituzionali (Consorzi, ATO, Regioni, ecc.).
Nel secondo si è toccat
o il tema della certificazione delle misurazioni come condizione per poterle utilizzare per l’attribuzione della tariffa (evidenziando la possibilità di mettere l’esperienza di Payt Italia al servizio della definizione della norme necessarie).
Si è valutato come cercare di raccogliere i dati necessari all’alimentazione e gestione dell’Open data sulla tariffa puntuale attraverso gli strumenti di rilevazioni dati esistenti (in particolare Orso, poi MUD) per non stressare ulteriormente Comuni e Gestori.
Si è a lungo discusso di misurazione, dell’importanza da una parte di tenere aggiornato un schema concettuale sui sistemi di misurazione, dall’altra di incrociare le sue informazioni con quelle sulle esperienze applicative legate ai contesti. E’ emersa perciò l’esigenza di un bench marking contestualizzato sui sistemi di misurazione, con uno screening sulle funzionalità dei vari sistemi rispetto ai contesti – anche in relazione all’affidabilità e ai loro costi, di investimento e di gestione.
In conclusione si può affermare che il legislatore si trova a disposizione un prezioso lavoro “istruttorio” per arrivare alla riforma dell’ istituto tariffario e per darsi strumenti che monitorino in continuo i sistemi di misurazione dei rifiuti e gli effetti dell’applicazione puntuale della tariffa sulla gestione del rifiuti.
Non è forse casuale che questi contributi vengano da un’Associazione come Payt Italia, che mette insieme tanti soggetti diversi (istituzionali, gestori, fornitori, consulenti, ecc.). E’ forse questo che le consente uno sguardo più “plurale” e articolato di quello che viene da soggetti rappresentativi di interessi più univocamente definiti (ANCI, FISE e UTILITALIA).
[1] http://www.rifiutilab.it/dettaglio_doc.asp?id=4724&menuindex=
[2] http://www.payt.it/wp-content/uploads/2016/02/Programma-seminario_PAYT.pdf 999
[3] L’Associazionedi è data tre gruppi di lavoro per gestire le sue elaborazioni e le sue iniziative, sempre attraverso l’impegno volontario dei soci: Norme e regolamenti; Misurazione e censimento esperienze; Comunicazione.
[4] Avvenuta con l’art. 49 del DLgs 22/97, che ha introdotto la tariffa e soppresso la tassa – http://www.medicoeleggi.com/argomenti/11762.htm
[5] http://www.payt.it/?p=866
[6] http://www.payt.it/?p=866
[7] http://www.payt.it/?p=866
[8] Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Valle’d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Umbria,Toscana, Marche – http://www.arpa.emr.it/dettaglio_generale.asp?id=2075&idlivello=1838
[10] http://www.payt.it/wp-content/uploads/2016/03/Ghiringhelli-PAYT-abbandono-rifiuti-e-tariffa-25.02.2016.pdf
[11] Coordinatori Davide Pavan e Cristina Carpenedo
[12] Coordinatore Mario Santi
[13] Coordinatori Paolo Contò e Guido Trentini