Nodi e problemi da affrontare per un dare centralità e favorire lo sviluppo della “green economy dell’usato”.
La gestione sostenibile dei rifiuti parte dalla ottimizzazione di produzione, distribuzione e uso dei beni.
La prima opzione stategica è quella che potremmo definire la “green economy del nuovo”, attenta all’uso efficiente delle risorse materiche ed energetiche nelle fasi di produzione e distribuzione dei nuovi beni e agli impatti del loro uso.
Bisogna però dare maggiore considerazione ad una seconda opzione stategica, che potremmo definire la “green economy del riutilizzo”.
Quando il bene perde l’interesse del suo “primo consumatore” e viene o verrebbe potenzialmente “destinato all’abbandono”, cioè trasformato in “rifiuto”, può subentrare l’interesse di un altro consumatore. E’ così possibile dare continuità al suo percorso di utliltà, senza dover impiegare risorse per un un nuovo bene corrispondente. Per rendere possibile questo passaggio possono essere necessarie operazioni di manutenzione, riparazione, pulizia, ricondizionamento, assemblaggio e tutto quanto può essere classificato come “preparazione per il riutilizzo”.
Non caso nella scala gerarchica della “gestione rifiuti” che parte dall’uso sostenibile delle risorse la “preparazione per il riutilizzo” occupa il secondo posto subito dopo la “prevenzione”: le prime due misure agiscono sui beni e solo quelle successive (dal riclaggio in poi) sui rifiuti.
Va allora aperte una discussione sul ruolo strategico del riutilizzo (che trova spazio anche nel workshop programmato dalla Finestra sulla prevenzione dei rifiuti per il 23 maggio nel corso di Ravenna 20141).
Nel proporre alcune note per introdurla, annuncio che potrà aver un suo sviluppo in quella sede e nel gruppo di discussione che abbiamo attivato2.
La ONG Occhio del riciclone a alcune Regioni che stanno lavorandoci bene su questo terreno (Marche, Veneto) potranno portare il loro contributo.
Per arrivare alla piena operatività del riutilizzo e per dargli il peso che merita all’interno della gestione rifiuti bisogna affrontare due questioni:
-
avere finalmente i Decreti attuativi sui centri del riuso – e ragionare sui regolamenti di gestione dei centri. Va chiarito è se si sta dentro o fuori la disciplina dei rifiuti. La pratica attuativa assume prudenzialmente la linea della contiguità fisica – vicino o dentro ai centri di raccolta – ma della “separazione” formale”: si ricevono e gestiscono i beni in dono, senza che entrino nella gestione dei rifiuti. Ma la “seconda priorità” che la gerarchia della gestione rifiuti assegnata alla “preparazione per il riutilizzo” fa pensare che un “rifiuto” possa entrare nel centro di raccolta per essere “preparato per il riutilizzo” e uscirne come “bene” da riutilizzare (i regolamenti dovranno stabilire come ciò avviene, con tutte le garanzie del caso) – in allegato si rende disponibile un approfondimento normativo su riutilizzo, centri per il riuso e loro gestione (scaricabile qui).
-
la questione del (o dei) “Consorzio (o Consorzi) per il riutilizzo”, per rendere finalmente gestibile il riutilizzo come attività a tutti gli effetti economica (con forma di scambio che vanno della vendita al baratto al dono).
2https://www.linkedin.com/groups/Programma-Nazionale-Prevenzione-Rifiuti-6526415?trk=my_groups-b-grp-v