Legambiente durante la 19° edizione di Ecomondo ha presentato il primo rapporto dell’osservatorio Recycle. Secondo il testo grazie all’uso dei materiali riciclati, sarà possibile chiudere almeno 100 cave e ridurre l’impatto ambientale complessivo: minor consumo di acqua, combustibili fossili, emissioni di gas serra. L’obiettivo dell’Osservatorio Recycle è, appunto, raccontare e approfondire l’innovazione già in corso nel settore della produzione di aggregati riciclati. Un processo che oggi è spinto anche dalla Direttiva 2008/98/CE che prevede che nel 2020 si raggiunga un obiettivo pari al 70% del riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione. Ogni anno in Italia vengono prodotti quasi 45 milioni di tonnellate di rifiuti inerti; sul nostro territorio insistono 2.500 cave da inerti attive e tra le 15 mila abbandonate, la maggior parte sono ex cave di sabbia e ghiaia. Grazie al riciclo degli inerti ridurre il prelievo di materie prime e l’impatto delle cave sul paesaggio è possibile e auspicabile con vantaggi anche nel settore economico e per la riduzione dei rifiuti. Attraverso il riutilizzo dei rifiuti aggregati e degli inerti provenienti dalle demolizioni si avvierebbe infatti una nuova filiera green in grado di produrre nuovi posti di lavoro, valorizzare ricerca e innovazione, contribuire a ridurre le emissioni di gas di serra. Ad oggi non esistono più motivi tecnici, prestazionali o economici per non utilizzare materiali provenienti da riciclo nelle costruzioni. Le esperienze raccontate in questo rapporto descrivono cantieri e capitolati dove queste innovazioni sono già state portate avanti, e dimostrano che i materiali da riciclo e recupero di aggregati possono essere assolutamente competitivi sia sul piano tecnico che su quello economico. Buone pratiche che attualmente permettono una capacità di recupero pari a malapena al 10% mentre in Europa l’Olanda con il 90% dei materiali recuperati è la nazione più virtuosa, seguita da Belgio (87%) e Germania (86,3%). Il testo porta in rilievo anche le difficoltà per l’espansione del settore prima tra esse i capitolati d’appalto dei cantieri. Per cambiare questa prospettiva serve che le stazioni appaltanti, pubbliche e private, cambino i propri capitolati per impedire queste discriminazioni fissando obiettivi prestazionali, attuare la Direttiva Europea introducendo obblighi crescenti di utilizzo di aggregati riciclati e replicare le esperienze d’eccellenza già realizzate nel nostro Paese. I vantaggi che questo tipo di prospettiva aprirebbe sono rilevanti: come dimostrano le esperienze europee aumenterebbero sia l’occupazione che il numero delle imprese attraverso la nascita di filiere specializzate; notevoli i benefici ambientali con riduzione del prelievo da cava, arrivando al 70% di riciclo di materiali provenienti dalla demolizione e ricostruzione si genererebbero oltre 23 milioni di tonnellate di materiali che permetterebbero di chiudere almeno 100 cave di sabbia e ghiaia Aumentando la quantità di pneumatici fuori uso recuperati e utilizzati fino a raddoppiarla al 2020, potremmo riasfaltare quasi 40.000 km di strade, con un risparmio energetico di oltre 6,5 miliardi di kWh con un taglio alle emissioni di gas serra pari a 700 mila tonnellate. Il dossier completo è disponibile al seguente link