E’ stato pubblicato il Rapporto Cave di Legambiente, che dal 2009 effettua un monitoraggio della situazione delle attività estrattive, e scatta una fotografia puntuale sui numeri e gli impatti economici e ambientali, delle regole in vigore nelle diverse Regioni, individuando anche le opportunità che esistono puntando sull’economia circolare. Nel Rapporto si raccontano sia i casi di impatti ambientali negativi delle cave ma si riportano anche buone pratiche realizzate nella Penisola ed esempi virtuosi riguardanti la gestione dell’attività estrattiva (in sotterraneo e con contestuale recupero delle aree) e il recupero delle cave dismesse per creare parchi e ospitare attività turistiche, ma anche di cantieri dove si sono usati materiali provenienti dal riciclo invece che sabbia e ghiaia (in autostrade e persino nello Stadio della Juventus).
I Principali numeri:

  • riduzione del numero di cave attive (-20,6% rispetto al 2010), (4.752 le cave attive e 13.414 quelle dismesse nelle Regioni in cui esiste un monitoraggio. a cui si sommano quelle delle regioni che non hanno un monitoraggio (Friuli Venezia Giulia, Lazio e Calabria), inoltre 14mila cave dismesse;
  • 53 milioni di metri cubi la sabbia e la ghiaia estratti ogni anno, materiali fondamentali nelle costruzioni, 22,1 milioni di metri cubi i quantitativi di calcare e oltre 5,8 milioni di metri cubi di pietre ornamentali estratti;
  • In nove Regioni italiane non sono in vigore piani cava e le regole risultano quasi ovunque inadeguate a garantire tutela e recupero delle aree;
  • i guadagni per i cavatori: 3 miliardi di Euro l’anno il ricavato dai cavatori dalla vendita di inerti e pietre ornamentali a fronte di canoni di concessione irrisori (2,3% di media per gli inerti e Regioni in cui è gratis). Crescita record per il prelievo e le vendita di materiali lapidei di pregio, con esportazioni in crescita (2 miliardi di Euro nel 2015), ma si riduce il lavoro in Italia nel settore.