Siamo di fronte a un atto più “dovuto” che voluto. La sensazione è che pianificazione regionale e territoriale soffrano della mancanza di un vero quadro di indirizzo. Ma andare avanti è possibile, se si parte da una lettura propositiva delle buone pratiche
Per il secondo anno il Ministro dell’Ambiente Galletti fornisce al Parlamento una relazione sull’aggiornamento del Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti (PNPR) recante il titolo di RELAZIONE RECANTE L’AGGIORNAMENTO DEL PROGRAMMA NAZIONALE DI PREVENZIONE DEI RIFIUTI (Aggiornata al 31 dicembre 2015) [1].
L’impressione è che il Ministero lo faccia più per rispondere ad un obbligo di legge[2] che per convinzione che la prevenzione è il punto di partenza delle politiche di gestione dei rifiuti.
Il documento prende la mosse (cap. 1) da un’analisi del contesto europeo[3], con un richiamo alla centralità che la prevenzione dei rifiuti ha in “ogni politica di sviluppo che abbia la lungimiranza di perseguire un modello di economia circolare e non più lineare”, per sottolineare anche però come “a fronte di questa declamata centralità della prevenzione dei rifiuti, non sempre le politiche ambientali proposte sembrano mostrare la stessa coerenza.”
La lettura del documento fa capire che questo giudizio vale anche (e forse soprattutto) per il nostro paese.
In Italia la ricchezza della azioni di prevenzione dei rifiuti messe in campo da una pluralità di soggetti (da quelli economici a quelli istituzionali, dalle scuole al tessuto associativo) è un dato di fatto, testimoniato anche in alcuni capitoli del rapporto.
Il cap. 7 è dedicato a campagne come la Settimana Europea per la Riduzione dei rifiuti ed European Clean Up Day, che rileva come i numeri relativi a queste campagne confermano come le attività di informazione e sensibilizzazione siano fondamentali per la diffusione di una cultura di prevenzione dei rifiuti.
Il cap. 8 parla di un altro aspetto della comunicazione, legato alla condivisione di· informazioni e scambio di buone pratiche, con riferimento ai convegni sulla prevenzione dei rifiuti, tenuti in occasione di Eco mondo e Ravenna Rifiuti, che hanno ottenuto una forte partecipazione da parte degli addetti ai lavori.
E la “nostra” Finestra sulla prevenzione dei rifiuti ritiene di apportare, forse con regolarità anche maggiore, importanti testimonianze sulle buone pratiche della prevenzione dei rifiuti in Italia.
In cap. 2 si riprende il contesto normativo, comunitario e nazionale, per arrivare ad una sintetica descrizione del PNPR, che introdurrà poi (in cap.3) ad un quadro sullo stato della pianificazione regionale in materia di prevenzione dei rifiuti a due anni dall’adozione del Programma nazionale.
In una tabella vengono presentati i dati di sintesi dello stato di attuazione della pianificazione regionale sulla gestione dei rifiuti, aggiornati a settembre 2015[4]. In particolare vengono riportati i provvedimenti con i quali le Regioni hanno dato corso agli adempimenti necessari all’adozione/approvazione dei piani regionali di gestione dei rifiuti; inoltre, sono indicati i provvedimenti regionali di adozione dei programmi di prevenzione dei rifiuti o le misure di prevenzione previste all’interno dei piani di gestione dei rifiuti.”
Il cap. 3.2 si parte del monitoraggio degli obiettivi di prevenzione, per quanto riguarda i Rifiuti urbani e i Rifiuti speciali, traendone alla fine alcune “considerazioni sul monitoraggio”.
Vanno ricordati gli obiettivi di prevenzione al 2020 rispetto ai valori registrati nel 2010 del PNPR:
- riduzione del 5% della produzione dei rifiuti urbani per unità di PIL. Nell’ambito del monitoraggio per verificare gli effetti delle misure, verrà considerato anche l’andamento dell’indicatore rifiuti urbani/consumo delle famiglie;
- riduzione del 10% della produzione dei rifiuti speciali pericolosi per unità di PIL;
- riduzione del 5% della produzione dei rifiuti speciali non pericolosi per unità di PIL. Sulla base di nuovi dati relativi alla produzione dei rifiuti speciali, tale obiettivo potrà essere rivisto.
Chiarita la base di dati di riferimento[5], si spiegano i motivi per cui si è scelto di utilizzare, per le elaborazioni, i valori degli indicatori socio-economici a prezzi concatenati (anno di riferimento 2010) nel caso dei rifiuti urbani e quelli a prezzi correnti nel caso dei rifiuti speciali.
Si lamenta però come poco significativo un monitoraggio degli obiettivi del Programma influenzato dalla congiuntura economica negativa, che ha visto una crescita negativa dell’economia e una riduzione dei consumi delle famiglie, a cui si è associata in modo “conseguente” una riduzione della produzione di rifiuti.
Si ritiene allora che questo aspetto abbia reso difficilmente interpretabili gli indicatori e che questi possano probabilmente fornire maggiori indicazioni quando saranno disponibili i dati relativi ad una arco temporale più ampio.
Per i RU le elaborazioni portano a dire che il rapporto tra produzione dei rifiuti urbani e consumi delle famiglie sia più indicato, rispetto a quello tra RU e PIL, per il monitoraggio delle misure di prevenzione della loro produzione.
Effettuando il calcolo per il periodo 2010-2014 si ottiene una variazione percentuale del rapporto RU/PIL pari al -4,6%, mentre la variazione della produzione dei rifiuti urbani per unità di spese delle famiglie risulta pari al -2,9%.
Il rapporto sostiene che al fine di limitare l’incidenza di fluttuazioni del dato annuale il raggiungimento del tasso di riduzione potrebbe essere associato a un indicatore che misuri il mantenimento della riduzione per un dato periodo di tempo (ad esempio, il rapporto produzione/PIL deve mantenersi al di sotto del 95% del valore del rapporto misurato nel 2010 per un certo numero di anni a partire dal 2020).
Per i RS c’è un problema di rendere le informazioni tra loro confrontabili, sfuggendo alle possibili modifiche dovute a riclassificazioni normative dei rifiuti.
Si evidenziano inoltre tutte le difficoltà che portano ad una valutazione credibile.
Come semplice “nota a margine”, ricordo il dubbio “concettuale” su questa impostazione.
Una gestione sostenibile e circolare dell’economia e dei rifiuti impone a mio avviso– in un mondo a risorse finite e a disponibilità decrescente- che la riduzione del prelievo dal capitale naturale (di energia e materia) sia assoluta e non relativa – come invece ipotizzano gli obiettivi di disaccoppiamento sopra citati.
Nel cap. 4 vengono riportate le attività condotte dal MATT in tema di prevenzione dei rifiuti, legate più o meno direttamente all’implementazione del PNPR o da esso promosse, sostenute o patrocinate e ai bandi da esso gestiti[6].
Si fa anche riferimento alle misure di sostegno e patrocinio a iniziative di altri soggetti sul tema della prevenzione dei rifiuti[7].
Di grande importanza quella che viene presentata come “la recentissima istituzione del Tavolo di lavoro con le Regioni” previsto dal PNPR di cui si parla in cap.4.3[8], che ha – sulla carta – il compito di monitorare l’attuazione del PNPR e dei programmi regionali, di coglierne le criticità e di fare proposte per superarle.
Purtroppo in passa
to (ma anche a tutt’oggi, malgrado la nuove nomine…) il Tavolo delle regioni non è stato attivato se non per raccogliere (in modo estremamente sporadico e privo di continuità) le iniziative messe in atto nelle Regioni.
Il capitolo più ricco potenzialmente, con una serie di proposte di grande interesse, ma purtroppo a tutt’oggi rimaste sulla carta, è il 5, che descrive, l’attività del Comitato Tecnico Scientifico (di seguito CTS) per l’implementazione e lo sviluppo del Programma nazionale di Prevenzione dei rifiuti[9] a supporto del Ministero.
Va ricordato che il CTS è composto da personalità di alto profilo tecnico che prestano la loro opera su base volontaria, lavorando digitalmente e riunendosi raramente. I loro contributi sono costruiti sulla base di una buona conoscenza dei problemi del settore che deriva dal bagaglio esperienziale dei suoi componenti e dal sistema di audizioni “mirate” che hanno attivato.
Per questo è stato in grado di individuare le principali “criticità” da superare per arrivare alla applicazione del PNPR e di definire le proposte operative per garantirne attuazione e sviluppo[10].
Il CTS ha inoltre svolto un lavoro di supporto al Ministero dell’Ambiente[11], ottenendo una sua integrazione con un referente del Ministero dell’Ambiente e un referente dì ISPRA, nonché l’integrazione del Tavolo delle Regioni con un referente di ISPRA e un suo referente del CTS stesso. Lo scopo è sviluppare raccordo e coordinamento tra CTS e altri organi istituzionali che rivestono specifici compiti nell’implementazione e nel monitoraggio del PNPR.
Con il “nuovo assetto” il CTS ha discusso (ottobre 2015) e posto al centro della sua attenzione alcuni temi specifici:
a) le diverse proposte di legge sulla lotta allo spreco alimentare depositate in Parlamento (sul cui esito positivo mi soffermo sotto);
b) la necessità di dotarsi di un sistema nazionale per la raccolta dei dati e delle informazioni in materia di prevenzione dei rifiuti necessario per il monitoraggio della implementazione delle misure programmate (un tema considerato importante ma complesso, anche perché chiama in causa la questione degli indicatori, e rinviato ad una specifico approfondimento);
c) la necessità di acquisire un quadro aggiornato della programmazione regionale in materia di prevenzione dei rifiuti (al fine di valutare il livello di recepimento del PNPR da parte delle Regioni);
d) lo schema di D.M. attuativo dell’articolo 180-bis comma 2 del D. Lgs. 152/06.sul riutilizzo e la preparazione per il riutilizzo.
Ora la palla è al legislatore, e qui purtroppo la situazione appare stagnante …
Con la felice eccezione della lotta allo spreco alimentare, sul quale si è arrivati alla prima approvazione parlamentare del disegno di legge, che Expo 2015 è riuscito a porre il tema al centro dell’attenzione.
E qui arriviamo al capitolo 6 della Relazione, che illustra le attività relative alla lotta allo spreco alimentare, rilevando che si tratta di uno dei settori di intervento del PNPR oggetto di uno specifico “piano attuativo” , il Piano nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari(PINPAS) e che il tema è sempre più al centro dell’attenzione a livello internazionale e nazionale ed è stato anche protagonista di diversi eventi nell’ambito di EXPO Milano 2015.
E si può dire che questo è il tema su cui gli effetti del PNPR e del PINPAS sono stati più efficaci.
La recente prima approvazione da parte di un ramo del Parlamento della legge contro lo spreco alimentare[12] è un risultato molto importante portato a casa.
Sono prevedibili e auspicabili gli effetti che l’approvazione di un documento come la “Carta di Milano” potrebbe avere al livello internazionale al quale solo è possibile affrontare un problema tipicamente mondialista come quello della produzione, dell’accesso, dello spreco di cibo.
La Relazione si chiude con una riflessione sullo stato delle politiche di prevenzione a livello comunitario e nazionale e con alcuni propositi operativi per i prossimi mesi.
Sul piano comunitario i prossimi mesi vedranno il nostro Paese impegnato nei negoziati sulla proposta emendativa alla Direttiva Rifiuti. Il documento rivela la preoccupazione che a fronte della ribadita centralità per la CE delle politiche di prevenzione nell’ottica dell’economia circolare, le modifiche proposte per la direttiva 2008/98/CE non siano particolarmente rilevanti in questa direzione e che gli Stati membri siano lasciati ad interpretare la programmazione in materia di prevenzione dei rifiuti in modo molto eterogeneo.
A livello nazionale, sarà centrale il discorso relativo al monitoraggio del Programma.
La Relazione punta molto sull’istituzione e sulle azioni messi in atto dal CTS nel fornire un quadro molto più chiaro degli ostacoli che impediscono al programma di partire e delle azioni che potranno essere intraprese nei prossimi mesi. Auspica un forte coordinamento tra livello centrale e regionale, dal momento che solo grazie alla loro integrazione nei piani regionali, le misure previste dal PNPR possono portare al raggiungimento dei previsti obiettivi di riduzione.
E’ questo un compito affidato neo-costituito tavolo di lavoro con le regioni, assieme al lavoro per il miglioramento degli indicatori previsti dal Programma.
Si richiama anche la primaria importanza della dotazione finanziaria , dal momento che in mancanza di adeguati fondi il Programma non potrà dare seguito a molte misure previste.
Infine si fanno notare due cose:
- nonostante alcune criticità. il 2015 si chiude con risultati molto interessanti soprattutto per alcuni settori, come quello del contrasto allo spreco alimentare;
- le iniziative cli informazione e sensibilizzazione a livello nazionale e locale si confermano uno strumento fondamentale per indurre quei cambiamenti di comportamento verso la minimizzazione della produzione dei rifiuti che determineranno il successo delle politiche di prevenzione.
Qualche considerazione a commento e alcune proposte
La struttura del PNPR è molto chiara: a livello nazionale vengono forniti indirizzi e obiettivi, mentre il passaggio ad una pianificazione operativa avviene a livello regionale, con l’inserimento dei programmi di prevenzione nei Piani regionali di gestione rifiuti, dai quali poi si va al raccordo con la pianificazione di livello territoriale.
Per questo motivo è stato estremamente opportuna l’Istituzione del Tavolo di lavoro permanente con le Regioni.
Come si ricordava ad oggi l’attività del tavolo è rimasta sulla carta.
E’ totalmente mancato il passaggio dall’acquisizione delle buone pratiche alla restituzione di un quadro di coordinamento e direzione che la gestione ministeriale di un atto di indirizzo e pianificazione come il PNPR non può non avere rispetto alla pianificazione regionale e territoriale.
Le Regioni si sono sentite e si sentono di conseguenza abbandonate a se stesse, da una parte non sostenute, dall’altra anche non ascoltate quando fanno della proposte (si pensi alla richiesta -non accolta- di inserimento tra le azioni di prevenzione del compostaggio domestico, ad oggi inspiegabilmente escluso – pur essendo l’azione più praticata a quella che ha raggiunto i maggiori risultati di riduzione del rifiuto[13]).
La prima priorità è quindi quella di attivare e far funzionare il Tavolo della Regioni con le funzioni sue proprie di “dì effettuare il monitoraggio dell’attuazione del Programma nazionale e dei programmi regionali, individuare le criticità e proporre specifiche azioni prioritarie e misure integrative al fine dell’aggiornamento dei programmi stessi.”.
Il monitoraggio dell’andamento del PNPR è – come ben sottolineato dal CTS – un fattore strategico per consentirne la gestione.
Qui è possibile non partire da zero, ma costruire un pacchetto le cui architettura di sistema e il cui funzionamento operativo furono messi a punto in occasione della progettazione e gestione del sito Prevenzione dei rifiuti dell’allora Federambiente[14].
Quelle acquisizioni consentirono di mettere a punto una efficiente banca dati delle esperienze, con una cassetta degli attrezzi che intrecciava gli strumenti delle prevenzione (normativo/regolamentari; economici; volontari) con i livelli territoriali di applicazione (da quello comunitario fino a quello comunale) e di produrre due edizioni delle Linee Guida per la prevenzione dei rifiuti.
Tutti materiali che potrebbero essere aggiornati e affinati, a livello degli indicatori, con una notevole ottimizzazione delle risorse rispetto a quello che sarebbe “partendo da zero”.
Suggerisco quindi di partire da qui per avviare quel “sistema nazionale raccolta informazione e definizione di indicatori per monitoraggio dell’efficacia delle azioni” che il CTS giustamente ritiene necessiti di un specifico approfondimento, perchè “tema importante ma complesso, anche perché chiama in causa la questione degli indicatori“.
Una seconda priorità riguarda un tema (proposto anche dalla Relazione) che va posto al centro della riflessione e delle iniziative, perchè è quello che potrebbe dotare assieme di strumenti e risorse la prevenzione di rifiuti, oltre che di sancirne in modo “formale e sostanziale” il suo essere “integrata” e punto di partenza della gestione dei rifiuti.
E’ il tema dell’eco fiscalità.
Pur riservandomi una trattazione più specifica in una delle prossime Finestre sulla prevenzione dei rifiuti, ne accenno alcuni titoli (come sempre accompagnati dai riferimenti propositivo esperienziali che li suggeriscono).
La necessaria riforma dell’istituto tariffario dovrebbe prevedere – come sottolineato dall’Associazione Payt Italia[15] nell’audizione al CTS dell’aprile 2015 – un paio di aspetti fondamentali per favorire la prevenzione di rifiuti:
– l‘accelerazione del passaggio a Tariffa puntuale basata sulla misurazione dei rifiuti prodotti da ogni utenza;
– l’inserimento dei Costi di Prevenzione dei Rifiuti (CPR) all’interno dei Piani economici e Finanziari della Tariffa.
Accanto a ciò la gestione di almeno una quota dell’eco tassa va destinata al sostegno della azioni di prevenzione dei rifiuti; una posizione proposta dal CTS e che alcune Regioni hanno cominciato a fare propria (es. l’Emilia Romagna).
Accanto a queste che considero priorità “sistemiche”, credo che alcune altre opzioni debbano entrare, per così dire, in una corsia preferenziale.
Tra questa mi sento di segnalarne due:
- l’irrisolta definizione della definizione di un quadro normativo efficace sul riutilizzo e la preparazione per il riutilizzo che dispieghi le potenzialità del settore sul piano ambientale – riduzione dei rifiuti – ed economico – sviluppo dell’economia della manutenzione e dell’usato);
- un costante presidio dell’evoluzione ultime della normativa antispreco (con l’approvazione definitiva della legge in Parlamento) e la valutazione di alcune interessanti esperienze di recupero delle eccedenze alimentari (e non solo) che si stanno sviluppando sul territorio.
[1] http://www.camera.it/leg17/491?idLegislatura=17&categoria=224&tipologiaDoc=documento&numero=002&doc=pdfel
[2] Dettato dal comma 1 bis dell’art. 180 del Dlgs 152/06.
[3] Ci si sofferma in particolare Il Piano di azione per l’economia circolare “Clasing the loop – An EU action pian /or the Circular Economy” e la proposta di revisione della Direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti
[4] Acquisiti da ISPRA, grazie alla collaborazione degli enti che provvedono all’elaborazione dei piani stessi (Regioni, Province, ARPA/APPA)
[5] Per il calcolo della variazione percentuale della produzione dei rifiuti rispetto agli indicatori socio-economici sono stati utilizzati i dati provenienti dalle fonti di informazione di seguito riportate:
• i dati sui quantitativi di rifiuti urbani, speciali pericolosi e non pericolosi e di rifiuti da attività di costruzione e demolizione annualmente prodotti sono raccolti ed elaborati da ISPRA nell’ambito dei propri compiti istituzionali di cui all’articolo 189 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni;
• i valori relativi agli indicatori socio-economici sono stati desunti dalle banche I.Stat prodotte dall’Istituto nazionale di statistica e consultabili al seguente link: http://dati.istat.it/). In particolare la serie storica è stata ottenuta consultando la versione della banca dati aggiornata al mese dì marzo 2015.
[6] Bando pubblico per l’attribuzione di contributi economici a soggetti pubblici e privati per azioni aggiuntive e funzionali a progetti e programmi in materia di riduzione e prevenzione della produzione di rifiuti, già finanziati in quota parte dall’Unione europea (da 513.475,22 €).
Bando pubblico per l’attribuzione di contributi economici a università statali e nazionali per progetti e programmi inerenti la prevenzione dello spreco alimentare (pure da 513.475,22 €).
[7] – “PRIMO NON SPRECARE”, nell’ambito della campagna “Un anno contro lo spreco 2015” di Last Minute Market;
– Premiazione delle migliori azioni della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti (SERR);
– Premio Vivere a Spreco Zero 2015 – terza edizione;
– Conferenza stampa di lancio del progetto “Family bag”;
– proiezione del documentario “Affamati di spreco” di Maite Carpio.
[8] 4.3 Istituzione del Tavolo di lavoro permanente con le Regioni Con Decreto del Direttore Generale per i rifiuti e l’inquinamento del 15 dicembre 2015 (Allegato c.) è stato istituito il tavolo di lavoro permanente previsto da I Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti.
[9] Ist
ituito con istituito con Decreto del Ministro dell’Ambiente n. 185 del 18 luglio 2014.
[10] dal punto 5.2 La Relazione di cui all’art.~ del D.M. 8 luglio 2014 n. 185:
Per quanto riguarda le principali criticità registrate è stata evidenziata la necessità:
• di maggiore coordinamento tra programmazione nazionale e regionale in materia di prevenzione dei rifiuti, con un richiamo alla necessità urgente di istituire il Tavolo delle Regioni;
• di un sistema di indicatori, un metodo di misurazione e calcolo comune a livello nazionale e regionale, nonché di un meccanismo di raccolta ed elaborazione dei dati che consenta di monitorare l’attuazione del programma, la sua efficacia e il raggiungimento degli obiettivi fissati;
• di fondi dedicati a ogni livello dell’attuazione del PNPR (nazionale, regionale e locale), senza i quali i programmi rischiano di rimanere sulla carta.
Il CTS ha poi avanzato una serie di proposte operative per garantire l’attuazione e lo sviluppo del PNPR. Alcune delle principali proposte hanno riguardato:
• l’attivazione di alcuni importanti strumenti economici ai diversi livelli amministrativi, tra cui fondi ministeriali dedicati, modifiche e integrazioni alla disciplina sul tributo speciale per il deposito in discarica e alla disciplina sulla tariffa corrispettiva/puntuale per i rifiuti urbani tesa a privilegiare le attività di prevenzione;
• la creazione da parte del Ministro dell’Ambiente di un luogo istituzionale di raccolta, organizzazione e diffusione delle informazioni che riguardano la prevenzione dei rifiuti (norme, strumenti, buone pratiche che sarebbe opportuno raccogliere e rendere disponibili a tutti i soggetti interessati attraverso un sito internet o una pagina ospitata all’interno del sito internet ministeriale);
• l’avvio dì un’indagine conoscitiva sul recepimento del PNPR nella pianificazione regionale {attività preliminare al lavoro di coordinamento del Tavolo delle Regioni);
• una modifica del MUD (attraverso la modifica alla Legge 25 gennaio 1994, n. 70, e dell’art. 189 del D. DLgs. 152/06) al fine di consentire ai Comuni dì comunicare le proprie attività in materia di prevenzione dei rifiuti, e alle Regioni di raccogliere le informazioni provenienti dai Comuni;
• la segnalazione di un primo pacchetto di azioni (buone pratiche) facilmente replicabili in altri territori in virtù del rapporto costi-benefici, della possibilità di essere implementate con una certa facilità, uniformità, e misurate in modo sufficientemente omogeneo;
• l’acquisizione di una conoscenza maggiore dei vari flussi di rifiuti speciali attraverso studi di settore che consentano di stimare quantità e pericolosità dei rifiuti prodotti dai principali comparti e cicli produttivi, al fine di elaborare obiettivi e misure di prevenzione specifiche per ogni settore produttivo;
• modifiche alla disciplina sulla donazione degli alimenti invenduti contenute nel “Position Paper 34 elaborato dalla Segreteria tecnico scientifica del PINPAS
– indicazioni generali sui principi, i criteri e i contenuti dei decreti ministeriali su riutilizzo e preparazione per il riutilizzo previsti dal comma 2 dell’art 180-bis del D. DLgs. 152/2006;
• un’azione coordinata sul piano della comunicazione, a partire dal lancio di campagne nazionali, la messa a disposizione di un set di strumenti grafici cui ogni soggetto impegnato nell’attuazione delle misure di prevenzione {a partire dalla stessa P.A.) possa attingere per supportare le proprie iniziative a livello locale, fino a iniziative che riguardano l’educazione nelle scuole.
[11] v. Punto 5.3 della Relazione.
[12] V. http://www.rifiutilab.it/dettaglio_doc.asp?id=4868&menuindex=
[13] Fortunatamente le più attente in tema di prevenzione, come la Regione Marche, hanno pensato bene di reintrodurlo valendosi del diritto, previsto dal PNPR, per il quale “Le Regioni possono, altresì, includere nella loro pianificazione ulteriori misure rispetto a quelle prospettate dal Piano Nazionale, in coerenza con le specificità socio-economiche e ambientali del territorio.”.
[14] Si tratta di un’esperienza della quale chi scrive ha diretta conoscenza essendone stato, con la dott. Irene Ivoi, progettista a gestore, come ben sa l’attuale componente del CTS ing, Valentina Cipriano, dal momento che si lavorò con il suo diretto coordinamento.
[15] http://www.payt.it/