Quando il passaggio alla produzione industriale sarà effettivo avremo molti beni più efficiente dal punto di vista energetico e più duraturi. Con una minore produzione di rifiuti.
Non ci soffermiamo mai abbastanza nel ricordare che la riduzione dei rifiuti nasce dall’ecodesign e da processi produttivi attenti ad un uso efficiente delle risorse. Inoltre per prevenire e minimizzare i rifiuti è necessario partire da materie rinnovabili e/o da materiali che intrinsecamente consentano questo risultato.
Per ricordarlo oggi non ci occupiamo di una norma innovativa o di una buona pratica esperienziale, ma della segnalazione di notizie su un materiale (la cui scoperta fruttò 10 anni fa il premio Nobel per la fisica a due ricercatori dell’Università di Manchester[1]).
Il grafene è un materiale composto da atomi di carbonio a forma di favo delle api , più duro del diamante, più conduttivo del rame e più malleabile della plastica.
E’ tanto sottile da essere considerato a due dimensioni, avendo pressoché eliminato quelle dello spessore.
Per realizzare dei fogli di grafene servono strumenti e apparecchiature in grado di operare nel campo dell’infinitamente piccolo (per arrivare ad un’altezza di un millimetro occorre sovrapporre tre milioni di fogli di grafene)[2].
Recentemente alcune comunicazioni scientifiche affermano che sono sul punto di essere superati i problemi che finora ne hanno rallentato il passaggio da applicazioni sperimentali alla produzione di serie (come la difficoltà di realizzare produzioni su larga scala per una evidente debolezza radiale).
Nel rimandare ad un articolo tratto dal portale GreenActions che segnala questo passaggio, che a detta degli autori potrebbe essere fondamentale per lo sviluppo delle sue potenzialità d’uso[3], ne ricordiamo le valenze, leggendole dal punto di vista della riduzione dei rifiuti.
Se queste tendenze saranno confermate potremo infatti avere (tra pochi anni?):
- una smart card flessibile in grado di sostituire le carte bancarie esistenti, perché programmabile con tutte le informazioni possibili. Sarebbe un bel risparmio di plastica oltre che un miglioramento delle loro funzionalità;
- un display flessibile (basato su questo materiale) che consentirebbe di realizzare giornali elettronici arrotolabili e ripiegabili che si aggiornano di continuo, grazie ad un collegamento wireless. Con i quali potremmo sostituire la carta stampata;
- una batteria a base di grafene utilizzabile per i veicoli elettronici. La soluzione, prevista per il 2015, promette di avere una vita utile 4 volte superiore e di permettere una percorrenza di oltre 1000 chilometri con una ricarica di 10 minuti (sarebbe un orizzonte completamente nuovo per la mobilità sostenibile);
- cellulari praticamente indistruttibili (grazie alla robustezza del Grafene[4], che potrebbe essere utilizzato per sostituire lo schermo o i componenti di plastica) con grandi potenzialità di riduzione dei rifiuti elettronici;
- vernici che aumentano la resistenza dei manufatti agli agenti atmosferici (ne è stato sperimentato l’impiego su navi o immobili esposti a condizioni atmosferiche particolarmente stressanti). La diminuzione dei rifiuti è legata all‘aumento della durata e alla diminuzione della manutenzione necessaria
- la stessa caratteristica di resistenza agli agenti atmosferici (perseguita da una nuova versione del grafene sviluppato dalla Università dell’Exter) lo rendono applicabile per migliorare la durabilità dei pannelli fotovoltaici[5]. Anche in questo caso potrebbe essere ridotta la quantità di rifiuti elettronici.
Abbiamo voluto “segnalare” questa notizia per richiamare l’impostanza del tema dei materiali nello sviluppo di un’economia circolare.
Siamo ora in attesa che le “buone notizie” qui segnalate si affermino e trovino una dimensione di realizzazione industriale.
[4 Che è due volte più duro del Kevlar – quello dei giubbetti antiproiettile,
[5 La soluzione messa a punto, che prevede di mixare 7 strati di grafene con uno composto da molecole di cloruro ferrico, permetterebbe alle celle fotovoltaiche di mantenere a lungo la funzionalità anche con percentuali di umidità pari al 100% e con temperature superiori ai 150 gradi.