Si è svolta nei giorni scorsi la conferenza finale del pillar Biomasse del progetto Life PrepAir, durante la quale sono state date diverse indicazioni, connesse ai risultati prodotti dal progetto, sulla gestione delle politiche per la riduzione delle emissioni dagli impianti di riscaldamento a biomassa legnosa.

Le quattro regioni padane che sono oggetto di infrazione europea sulla qualità dell’aria (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) lavorano assieme su questi temi da quasi vent’anni e sono un unicum a livello europeo. Assieme, le regioni hanno posto un tema fondamentale: la richiesta al Governo di rilancio del protocollo di Torino – che fu sottoscritto nel giugno 2019 – con azioni di competenza nazionale sulle biomasse, a sostegno e integrazione delle politiche regionali (già attivate da anni e che ovviamente proseguiranno).

A seguito i punti chiave emersi nell’evento.

La combustione da biomasse per riscaldamento domestico è responsabile del 57% delle emissioni primarie di polveri sottili, PM10, e del 65% di polveri ultrasottili, PM 2,5 gran parte delle quali deriva da impianti installati da più di 10 anni.

Importanti i bandi che i diversi territori del Bacino Padano hanno attivato in questi anni per incentivare la sostituzione degli impianti a biomasse.

Iniziative di finanziamento che dovranno ripetersi anche nel prossimo futuro per sostenere il rinnovo tecnologico e la diffusione dei dispositivi più all’avanguardia e perciò meno inquinanti.

Nelle 5 regioni padane (le quattro già citate e il Friuli-Venezia Giulia) complessivamente, dall’apertura dei bandi fino a maggio 23, sono arrivate circa 8000 domande e sono stati stanziati fondi per oltre trenta milioni di euro.

Registrazione degli impianti a biomassa: si è sottolineato come l’operazione sarebbe favorita notevolmente grazie all’estensione del riconoscimento della figura di spazzacamino, che potrebbe avere anche il compito di registrare gli impianti durante le annuali operazioni di pulizia della canna fumaria.

Riconoscimento della figura operatore spazzacamino: il riconoscimento (oggi normata solo dalla Lombardia e dalla Provincia di Trento) potrebbe essere estesa e veicolata da un Position Paper elaborato a fine progetto, con l’obiettivo di agire preliminarmente su base regionale e successivamente a livello nazionale, anche nell’ambito del rilancio delle azioni del protocollo di Torino.

Controlli: è necessario prevedere un potenziamento delle azioni di controllo ed ispezione, visto che il parco impiantistico generale risulta in parte obsoleto e altamente inquinante. Necessità di trovare soluzioni su come favorire le ispezioni presso le abitazioni private: una disposizione statale che stabilisca la possibilità di accesso all’abitazione solo per verificare la presenza di un impianto a biomassa o la qualità della legna o del pellet, sarebbe di grande aiuto.

É necessario prevedere un intervento che introduca una norma relativa ai controlli da effettuare sugli impianti, in particolare in ambito privato, che individui e definisca le diverse fattispecie di intervento (ad esempio segnalazioni, presenza di “fumo nero”), le figure che possono intervenire in questi casi e le modalità di verifica dei requisiti dell’installazione, delle caratteristiche e della manutenzione dell’impianto, del tipo di combustibile utilizzato e dei residui di combustione.

Oltre alle campagne comunicative del progetto e delle singole Regioni, dovrà essere messa in atto di una campagna di comunicazione nazionale in grado di raggiungere in maniera più efficace la popolazione e sensibilizzare sul corretto utilizzo di tale tipologia di impianti e delle modalità più corrette per bruciare la legna.

Per ulteriori informazioni visita il sito del progetto PrepAir.

Fonte: SNPA (link)