Il Rapporto annuale sugli energy manager del FIRE (la Federazione italiana sull´uso razionale dell´energia) è stato pubblicato lo scorso 13 settembre, contiene l’analisi in Italia e i risultati delle due indagini su incentivi ed agevolazioni per le imprese energivore.
Ogni anno assieme al Rapporto viene approfondito anche un tema specifico, quest’anno la Federazione ha condotto un’indagine sulle diagnosi energetiche, al fine di conoscerne lo stato dell’arte con particolare riferimento a quelle eseguite per l’obbligo legislativo. Altro obiettivo che FIRE ha voluto raggiungere è l’individuazione e la comprensione delle problematiche riscontrate dai soggetti coinvolti nel processo di diagnosi ed identificare possibili miglioramenti al meccanismo.
Secondo il Rapporto del FIRE in Italia stanno aumentando gli energy manager, seppur lentamente, ma ancora sono tante le criticità: andamenti diversi fra aziende private e amministrazioni pubbliche, qualche complessità normativa, elevato tasso di inadempienza alla nomina degli energy manager, ecc.
Nel 2018 risultano 2.353 i nuovi responsabili, di cui 1.589 nominati da soggetti obbligati e 764 da soggetti non obbligati. Capofila tra i vari settori è ancora una volta il terziario (con 483 nominati), seguito a ruota da quello industriale (432 nomine). In fondo alla classifica invece appare la Pubblica Amministrazione che registra addirittura una diminuzione rispetto al 2017: meno della metà delle città metropolitane ha inviato la nomina alla Federazione, mentre i capoluoghi di provincia che hanno nominato un energy manager sono appena 31 su 116. I comuni non capoluogo presenti sono solo 58. Il tasso di nomine relative alle regioni è pari al 35 per cento, mentre va peggio per le province con un basso 20 per cento.
La FIRE (www.fire-italia.org) è un’associazione senza finalità di lucro per la promozione dell’uso efficiente dell’energia a vantaggio dell’ambiente ed a favore degli utenti finali e degli operatori del settore. La figura dell’energy manager nasce negli USA ai tempi della prima crisi petrolifera del 1973. In Italia è stata istituzionalizzata in Italia dalla legge 308/82, ma è solo con la legge 10/91 che l’energy manager trova un impulso reale. Viene infatti introdotta la figura del “Responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia” (in genere chiamato energy manager), obbligatorio per le realtà industriali caratterizzate da consumi superiori ai 10.000 tep/anno e per le realtà del settore civile, terziario e trasporti che presentino una soglia di consumo superiore a 1.000 tep/anno. Si tratta di un profilo di alto livello, con competenze manageriali, tecniche, economico-finanziarie, legislative e di comunicazione che supporta i decisori aziendali nelle politiche e nelle azioni collegate all’energia. La figura dell’energy manager è fondamentale per supportare le imprese nell’attuare politiche di riduzione dei consumi energetici, e dunque dei costi, e nel tenere conto in modo efficiente dell’energia in tutte le fasi della produzione o della gestione degli edifici. In considerazione dei punti di vicinanza con la figura dell’energy manager, vengono inoltre analizzate informazioni sugli esperti in gestione dell’energia (EGE) certificabili ai sensi della norma UNI CEI 11339 e dei sistemi di gestione dell’energia (SGE) certificabili ai sensi sella norma ISO 50001.
Il rapporto è disponibile qui
Fonte: FIRE-Italia comunicato stampa qui