Isfort ha pubblicato nei giorni scorsi il suo 20° rapporto sulla mobilità degli italiani. In basi ai dati emerge che la mobilità è un fenomeno eminentemente locale, di corto raggio, la maggior parte dei flussi di traffico attivati non si dispiega sulle reti lunghe, bensì su scale dimensionali circoscritte, per coprire distanze corte o addirittura ridottissime, con impieghi di tempo relativamente contenuti. : il 75-80% delle percorrenze si esaurisce nel bordo dei 10 km.

Gli italiani sono sempre più anziani e si muovono di meno, per farlo non rinunciano alla loro vecchia auto. L’auto elettrica costa cara e non decolla ma il Paese intanto raddoppia i punti di ricarica che sono più di quelli dei carburanti tradizionali.

Le ragioni di mobilità legate alle attività individuali primarie (lavoro e studio) giustificano circa il 35% della domanda, percentuale che sale al 45% se si guarda alle distanze percorse.

La disarticolazione delle motivazioni di mobilità sembra essere uno dei (pochi) processi di trasformazione profonda del modello di mobilità degli italiani negli ultimi due decenni. Infatti, il peso degli spostamenti per lavoro e studio è sceso dalla punta del 43,9% nel 2004 al 35,8% nel 2022, ma soprattutto la quota connessa di passeggeri*km si è ridotta dal 63,8% registrato nel 2005 al 46,9% del 2002.

La mobilità ciclistica (e micromobilità) guadagna poco meno di un punto tra il 2019 e il 2022, ma i primi dati del 2023 registrano una curvatura negativa non marginale (3,8% contro il 4,7% del primo semestre 2022);

Lo share della moto segue l’andamento di quello della bicicletta: un balzo in avanti nel 2021 e nel 2022 fino a raggiungere il 4,1% (contro il 2,6% del 2019) e poi un tendenziale ripiegamento nel primo semestre 2023 (3,9% contro il 4,7% dello stesso periodo 2022);

L’automobile ha proseguito nell’ultimo anno il trend di crescita, partendo peraltro da una posizione di mercato dominante, e arriva a soddisfare i due terzi di tutti gli spostamenti nel 2022, quasi 4 punti in punti in più rispetto al 2019; e anche nel primo semestre del 2023 si registra un incremento di share rispetto al primo semestre del 2022;

Ii trasporto collettivo infine continua il percorso di graduale recupero dopo il crollo subito nel 2020 (dimezzamento della quota modale), ma il 7,4% raggiunto nel 2022, o anche il 7,6% del primo semestre del 2023, sono ancora molto lontani dai livelli pre-Covid (10,8% nel 2019).

Per la prima volta, nel 2022 il numero di autovetture che circolano sulle strade supera i 40 milioni, con un incremento del +1% rispetto al 2021 e del +19% negli ultimi 20 anni. Cresce il tasso di motorizzazione, passando dalle 58,8 auto del 2002 alle 68,1 del 2022. È un dato di 10 punti superiore a Francia e Germania e di 15 punti superiore alla Spagna. La vecchia auto (nel 60% dei casi ha più di 10 anni, mentre in Germania o Francia intorno al 40%) è sempre il principale mezzo di trasporto degli italiani.

Il trasporto pubblico continua ad essere snobbato dagli italiani: dopo il crollo del 2020 (quota modale dal 10,8% al 5,4% e perdita di oltre il 60% dei passeggeri), il tpl cerca di recuperare ma il 7,4% del 2022 o anche il 7,6% del primo semestre del 2023 sono ancora molto lontani dai livelli pre-Covid (10,8% nel 2019). A questo vanno sommati la carenza di servizi e di infrastrutture dedicate, soprattutto le reti ferroviarie nelle aree urbane, mancanza di politiche ad hoc e di fondi insufficienti o mai arrivati. 

Isfort, per la prima volta, dedica una parte dell’osservatorio alle previsioni sulla mobilità fino al 2030. I dati evidenziano un ulteriore calo intorno al 3% dei volumi di spostamenti in generale in confronto al dato pre-Covid. Anche su questo andamento inciderà l’inverno demografico del Paese con una perdita di quote importanti come quella rappresentata appunto dalla domanda di trasporto degli studenti. Le variazioni più profonde si rifletteranno a livello regionale con valori negativi di oltre 10 punti soprattutto nelle regioni del sud e isole rispetto alla media italiana: punte negative in Basilicata (-18,6%) e Molise (-16,2%), a cui si aggiungono le performance molto negative di Campania (-14,8%) e Puglia (-14,5%).

Un dato positivo si registra solo per l’Emilia-Romagna (+2,1). Questi valori aumenteranno considerevolmente se si considerano i soli studenti delle scuole superiori per i quali il decremento medio percentuale raggiungerà il -8,5% con punte del -20% di alcune regioni come la Basilicata.

Il rapporto è disponibile al seguente link.

Una sintesi del rapporto nel comunicato stampa ISTAT al seguente link

Fonte: ISFORT