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Rifiuti
29/03/2023

Approvata definitivamente la legge antispreco. Ora l'Italia ha lo strumento per perseguire la sostenibilità sociale e ambientale e rendere circolare il ciclo del cibo.

La legge c’è (con molti pregi a qualche pecca). Spetta ai soggetti potenzialmente coinvolti renderla uno strumento efficace per ridurre i rifiuti e sostenere il welfare locale

Certo il Parlamento non ha brillato per sensibilità ambientale, se il Senato ha impiegato qualche mese a recepire il testo licenziato a marzo dalla Camera1.

Ma alla fine il lungo cammino intrapreso da anni da una pluralità di soggetti (dalle Onlus che lavorano sul disagio alimentare, a GDO e distribuzione alimentare, agli operatori della ristorazione, ai tecnici dei settore – primi tra tutti i componenti del Comitato Tecnico Scientifico del Programma Nazionale di Prevenzione Rifiuti) ha dato i suoi frutti.

I media non hanno mancato di sottolinearlo2.

Finalmente abbiamo una legge che potrà facilitare e ottimizzare il cammino per trasformare gli scarti edibili da rifiuto destinato al trattamento in cibo per chi non ne ha (e che potenzialmente allarga di molto la platea delle donazioni)3.

I contenuti della legge

La legge “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi” è composta di 18 articoli e tre Capi.

Il primo Capo è dedicato a “Finalità e definizioni”

L’art.1 spiega che la finalità è “ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici e di altri prodotti ”.

A tal fine la legge promuove “recupero e donazione ai fini di solidarietà sociale” di eccedenze alimentari, da destinare in via prioritaria all’alimentazione umana (ma anche secondariamente a quella animale) e di prodotti farmaceutici e altri prodotti, allargando così la platea di ciò che anzichè essere buttato potrà essere donato a fini sociali.

Si riconosce che in questo modo si contribuisce al raggiungimento degli obiettivi generali stabiliti dal Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti (PNPR). Questa legge potrebbe essere l’elemento che da gambe al PINPAS (Programma Nazionale di Prevenzione degli sprechi alimentari)4, che del PNPR è il primo (e sinora purtroppo unico) “programma attuativo”.

L’art.2 definisce i soggetti e i requisiti che rendono possibili i progetti, di modo che siano chiari ruoli, responsabilità e condizioni del recupero e delle donazioni: vengono descritti gli “operatori del settore alimentare” (che donano le eccedenze) e i “soggetti donatari” (che le recuperano e coinvogliano agli indigenti); definiti i concetti di “eccedenze alimentari”, “spreco alimentare” e “donazione”; fissati “termine minimo di conservazione” e “data di scadenza”.

Il Capo II entra nel merito delle misure che la legge mette in campo per la gestione della lotta allo spreco, essendo dedicato alle “Misure di semplificazione per la cessione gratuita degli alimenti a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi alimentari ”.

Gli articoli da 3 a 5 spiegano cos’è la cessione gratuita delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale e ne definiscono modalità di cessione, requisiti e conservazione.

La “Cessione gratuita delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale” è l’atto per cui gli operatori del settore alimentare possono cedere gratuitamente le eccedenze alimentari a soggetti donatari (i quali possono ritirarle direttamente o incaricandone altro soggetto donatario5), che le destinano in forma gratuita prioritariamente a favore di persone indigenti.

Le eccedenze non idonee al consumo umano possono essere destinate al sostegno vitale di animali e all’autocompostaggio o a compostaggio di comunità con metodo aerobico.

Possono essere ceduti anche alimenti che presentano irregolarità di etichettatura, purchè non relative a data di scadenza o a sostanze o prodotti che provocano allergie e intolleranze.

Si possono cedere ai soggetti donatari anche eccedenze di prodotti agricoli in campo o prodotti di allevamento idonei al consumo umano ed animale.

Gli operatori del settore alimentare sono responsabili del mantenimento dei requisiti igienico-sanitari dei prodotti alimentari fino al momento della cessione. A partire da qui il donatario è considerato come “consumatore finale” e la responsabilità passa a suo carico.

Viene istituito (art. 8) un Tavolo di coordinamento composto da rappresentanti dei 6 Ministeri interessati (politiche agricole, alimentari e forestali; lavoro e politiche sociali; economia e finanze; salute; ambiente; sviluppo economico) e da rappresentanti degli attori in gioco:

  • della distribuzione, della trasformazione, anche artigianale, e dell’industria agroalimentare,;

  • della somministrazione al pubblico di alimenti e bevande (ed in specifico della ristorazione collettiva);

  • della associazioni agricole:

  • di Regioni e Province autonome

  • dei Comuni;

  • dei mercati agroalimentari all’ingrosso;

  • della cooperazione agricola

Il Tavolo propone come gestire il Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti e delle erogazioni liberali di derrate alimentari, di beni e servizi, nonché per progetti innovativi finalizzati alla limitazione degli sprechi.

Ma farà anche proposte sulle iniziative di comunicazione e sensibilizzazione sulla donazione e per la promozione e la conoscenza degli strumenti, anche di natura fiscale e per la definizione di incentivi per i soggetti coinvolti nella donazione, nel recupero e nella distribuzione di derrate alimentari e nella donazione di denaro, beni e servizi.

Provvederà inoltre a monitorare la attività e a promuovere progetti innovativi e studi finalizzati alla limitazione degli sprechi alimentari e all’impiego delle eccedenze alimentari, con particolare riferimento alla loro destinazione agli indigenti

Formulerà poi proposte per favorire la messa in rete e l’aggregazione delle iniziative promosse da soggetti pubblici e privati che distribuiscono derrate alimentari agli indigenti su base territoriale

Le attività del Tavolo sono rese pubbliche nel sito internet del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e costituiscono oggetto di una relazione annuale alle Camere.

Si passa poi (art. 9) a “Promozione, formazione e misure preventive in materia di riduzione degli sprechi”

Vengo previsti spazi radio, TV e multimediali sul servizio pubblico.

Si promuovono campagne per sensibilizzare opinione pubblica e imprese sulle conseguenze negative degli sprechi alimentari, con particolare attenzione ai temi del diritto al cibo, dell’impatto sull’ambiente e sul consumo di risorse naturali e alle possibili misure per il contrasto degli sprechi medesimi.

E per incentivare la prevenzione della produzione di rifiuti alimentari, anche con specifico riguardo a pratiche virtuose nelle attività della ristorazione che consentano ai clienti l’asporto dei propri avanzi di cibo.

Vengono promossi percorsi mirati all’educazione ad una sana alimentazione e a una produzione alimentare eco sostenibile, nonché alla sensibilizzazione contro lo spreco degli alimenti e sugli squilibri
esistenti a livello nazionale e internazionale nell’accesso al cibo.

Devono essere predisposte (a cura del Ministero della salute – art. 10) linee di indirizzo rivolte agli enti gestori di mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, sociali e di comunità, al fine di prevenire e ridurre lo spreco connesso alla somministrazione degli alimenti.

L’art. 11 prevede il Rifinanziamento del fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti e istituzione di un fondo nazionale per progetti innovativi finalizzati alla limitazione degli sprechi e all’impiego delle eccedenze.

Il primo riceverà 2 milioni di euro per l’anno 2016.

Il secondo è dotato di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018, ed è destinato a finanziare progetti nel campo della shelf life dei prodotti alimentari e del confezionamento dei medesimi, finalizzati alla limitazione degli sprechi e all’impiego delle eccedenze, con particolare riferimento ai beni alimentari e alla loro destinazione agli indigenti, nonché alla promozione della produzione di imballaggi riutilizzabili o facilmente riciclabili, e al finanziamento di progetti di servizio civile nazionale.

Vi sono fondi ( art. 12) anche per finanziare la “riduzione dei rifiuti alimentari”.

Vengono stanziati 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018 per promuovere l’utilizzo, da parte degli operatori nel settore della ristorazione, di contenitori riutilizzabili idonei a consentire ai clienti l’asporto degli avanzi di cibo.

Il terzo capo è dedicato a “Ulteriori misure per favorire la cessione gratuita di prodotti alimentari, farmaceutici e di altri prodotti a fini di solidarietà sociale”.

C’è l’equiparazione degli “enti donatari” (che ricevono e distribuiscono le eccedenze alimentari) ai consumatori finali, ai fini del corretto stato di conservazione, trasporto, deposito e utilizzo degli alimenti ricevuti e distribuiti (art. 13).

Si regolano la Distribuzione di articoli e accessori di abbigliamento usati a fini di solidarietà sociale (art.14), e quella dei medicinali (art.15).

L’art. 16 è dedicato alla comunicazioni legate alle donazioni e ai loro risvolti fiscali.

Per poter rientrare tra le operazioni “esenti iva” le donazioni devono essere provate con modalità telematiche, avviando entro la fine del mese cui si riferiscono le cessioni gratuite una comunicazione da parte del cedente agli uffici dell’amministrazione finanziaria o ai comandi del Corpo della guardia di finanza competenti, con l’indicazione della data, dell’ora e del luogo di inizio del trasporto, della destinazione finale dei beni nonché dell’ammontare complessivo, calcolato sulla base dell’ultimo prezzo di vendita, dei beni gratuitamente ceduti, ivi incluse le derrate alimentari.

La comunicazione può non essere inviata qualora il valore dei beni non sia superiore a 15.000 euro per ogni singola cessione effettuata nel corso del mese cui si riferisce la comunicazione. Per le cessioni di beni alimentari facilmente deperibili si è esonerati dall’obbligo di comunicazione

Per consentire invece la deducibilità fiscale delle donazioni 6 è comunque necessario che per ogni singola cessione sia predisposto un documento di trasporto progressivamente numerato ovvero un documento equipollente, contenente l’indicazione della data, degli estremi identificativi del cedente, del cessionario e dell’eventuale incaricato del trasporto, nonché della qualità, della quantità o del peso dei beni ceduti.

L’articolo tiene anche aperta la possibilità per il Ministero dell’Economia e delle Finanze, sentito il Tavolo permanente di coordinamento, di individuare altri prodotti destinati a fini di solidarietà sociale senza scopo di lucro, allargando la platea delle donazioni.

L’art. 17 consente ai Comuni di applicare nei confronti dei soggetti economici donatori7 un coefficiente di riduzione della tariffa proporzionale alla quantità, debitamente certificata, dei beni e dei prodotti ritirati dalla vendita e oggetto di donazione

Qualche parola di commento

A legge definitivamente approvata, riprendo e articolo alcune considerazioni fatte quando essa passò alla Camera, per ribadire l’importanza “storica” del provvedimento ma anche per segnalarne qualche pecca e per proporre elementi che possano arricchire il quadro nella fase delle gestione operativa.

C’è “come sempre, in Italia” la questione del rinvio a Decreti attuativi, che anche in questo caso subordina la piena operatività del provvedimento a “tempi non prevedibili” su molte questioni dirimenti8.

La legge è stata approvata sull’onda di alcuni eventi (penso ad Expo 2015 “nutrire il pianeta” e soprattutto all’azione combinata dell’enciclica “Laudato si” e alla proclamazione dell’anno santo dedicato alla Misericordia da parte di papa Francesco) che hanno posto con grande forze al centro dell’attenzione i temi dello spreco cui contrapporre il recupero, per il superamento del divario alimentare.

In questo positivo clima di responsabilità collettiva può far presa l’appello che il legislatore rivolge all’economia – tutti i soggetti della filiera della produzione distribuzione e consumo del cibo (dai produttori ai trasformatori, dalla distribuzione ai servizi di ristorazione collettiva. pubblica a privata, fino al singolo consumatore), al volontariato (le organizzazione caritatevoli che cercano di assicurare un pasto agli indigenti) e al settore dei rifiuti per una lotta comune e sinergica allo “spreco alimentare”.

A mio avviso per avere dei risultati all’altezza delle aspettative è necessario che la lotta allo spreco alimentare diventi elemento centrale nella cultura e nell’azione di tutti i soggetti citati.

Per supermercati e negozi di alimentari minimizzare le eccedenze e organizzarsi per donarle deve rientrare nella mission aziendale; i ristoranti devono proporre con il menù offerto anche soluzioni semplici e accattivanti per invitare i clienti a portare a casa ciò che non consumano nel locale; produttori agricoli e allevatori nel pianificare produzione e distribuzione dei loro prodotti devono sempre prevedere la destinazione solidale di quanto eventualmente non collocato sul mercato.

Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti questo tema è già al centro del PNPR (che come si è visto gli ha dedicato un programma attuativo – il PINPAS).

Ma è il livello regionale quello più vocato per fare interagire i soggetti che possono dare vita a “programmi territoriali” contro lo spreco alimentare.

Segnalo alcuni strumenti che potrebbero caratterizzarli.

Innanzitutto un’analisi dello stato attuale della devoluzione e del recupero delle eccedenze alimentari, che sappia valutare il ruolo dei soggetti: i donatori delle eccedenze alimentari (tra gli “operatori del settore alimentare”: produttori e distributori, ristorazione collettiva) e soggetti che le coinvogliano all’uso presso gli indigenti ( tra i “donatari”: le onlus).

Vanno valutate modalità e caratteristiche qualitative e quantitative dello scambio tra questi due tipi di soggetti, magari cercando di valutare costi e benefici che l’operazione esita per ognuno di loro e per il sistema nel suo complesso.

Poi vanno valutati gli strumenti che possono monitorare in continuo,
favorire e rafforzare i processi di devoluzione
, in particolare: uso della tariffa e internalizzazione della lotta allo spreco alimentare nei servizi di igiene urbana.

Intanto, come tracciare le iniziative anti spreco?

Mi sembra utile lavorare a rafforzare operativamente la gestione dei Documenti di Trasporto (DDT) di cui all’art. 169 .

In questo modo:

– si possono monitorare gli impatti della devoluzione e si possono ricavare indicatori utili alla progettazione della prevenzione e della gestione dei rifiuti;

– sulla base delle quantità di rifiuti ridotti si possono assicurare premialità sul piano tariffario:

a) anche in TARI più che ricavare indici di riduzione si possono personalizzare la riduzioni sulla base dei costi di trattamento e smaltimento che le donazioni consentono di evitare: una quota di essi può essere restituita in modo puntuale all’utenza che ha generato il risparmio;

b) in caso di TARIP il risparmio è automatico.

La concezione eco fiscale della tariffa (gestita non solo come prelievo per far fronte ai costi dei servizi ma anche come strumento economico per condizionare la gestione dei rifiuti) fa anche pensare alla possibilità che il “risparmio” su trattamento e smaltimento possa essere”collocato” in un fondo da distribuire non solo alle utenze che donano ma anche alle Onlus che raccolgono le donazioni e le indirizzano ad utilizzo “sociale” (perchè anch’esse sono parte del sistema virtuoso di gestione dei rifiuti10).

Purtroppo la legge, nel passaggio da Camera al Senato, ha “perso per strada” un punto importante, quello che favoriva l’internalizzazione della lotta allo spreco alimentare nei servizi di igiene ambientale. Sarebbe importante “rimediare” a questa eliminazione

Le Regioni possono muoversi in questo senso, magari definendo “Linee Guida per la definizione di un Programma regionale di lotta allo spreco alimentare”11, sia per articolare le manovre tariffarie nel senso proposto sopra che per introdurre la presenza del tema dello spreco alimentare all’interno dei capitolati d’appalto (o dei contratti di servizio) per l’assegnazione del servizio di igiene urbana.

La capacità di garantire il recupero delle devoluzione va estesa a tutti gli affidamenti pubblici, quindi oltre che agli appalti anche ai contratti di servizio con società pubbliche (le ex “municipalizzate”).

E, se si vuol puntare strutturalmente al recupero degli sprechi – il recupero delle eccedenze non va posto come elemento di preferibilità nella scelta dell’affidatario, ma come condizione di ammissione alla gara per il servizi di raccolta e come elemento caratterizzante il contratto di servizio.

La legge introduce la possibilità di favorire le Family bag, per rendere possibile portare a casa quanto avanzato nel pasto consumato fuori, creando un fondo pubblico a sostegno di chi fornisce la borsa. Bene, ma si sarebbe potuto rendere automatico il risparmio per gli operatori con manovre locali sulla tariffa rifiuti, senza intaccare la finanza pubblica generale.

Perchè questa legge possa portare risultati appare centrale la gestione del Tavolo nazionale di coordinamento nazionale previsto all’art. 8.

Esso deve essere messo in grado di esercitare la sue attività di monitoraggio e di gestire una Banca dati delle buone pratiche.

A partire da qui il Tavolo potrà far fronte ai suoi compiti.

Dalla gestione del fondo alla formulazione di proposte di comunicazione sensibilizzazione.

Alla definizione di strumenti incentivanti “per i soggetti coinvolti nella donazione, nel recupero e nella distribuzione di derrate alimentari e nella donazione di denaro, beni e servizi” (Ndr. Si badi bene: il riferimento non è ai soli donatori, ma a tutta la filiera che rende possibile la donazione e l’utilizzo dei beni donati)”.

Dai progetti innovativi alla messa in rete delle iniziative.

La condizione a monte per cui ciò sia possibile è che la devoluzione venga tracciata e che tutte le esperienze di donazione vengano monitorate nei loro effetti quali quantitativi: quanti rifiuti si evitano e come le donazioni arricchiscono le diete (la salute, il vestiario, ecc.) degli assistiti dagli enti che le ricevono.

A ciò credo che dovrebbe a mio avviso aggiungersi (anche se istituzionalmente non prevista in modo esplicito) l’opportunità di coordinare e sviluppare una rete dei Programmi anti spreco all’interno dei diversi Piano Regionali di Prevenzione Rifiuti.

Ora comunque l’importante è partire e partire bene.

L’idea e l’abitudine della lotta alla spreco deve radicarsi sempre di più nella nostra cultura e nelle nostre abitudini, personali e collettive.

L’appello è quindi a tutti i soggetti economici e solidaristici che ne possono essere protagonisti attivi perchè capiscano che fare della lotta allo spreco (in questo caso) alimentare un dato fondante della loro organizzazione è un investimento sul futuro.

A tutti i soggetti della filiera o che possono “starvi attorno”.

Faccio un esempio: l’Italia è il paese di arte e ambiente – e assieme di produzioni primarie e offerta enogastronomica d’eccellenza.

Allora come non pensare che una delle vocazioni del nostro paese è mettere insieme percorsi che valorizzino sul territorio turismo ed economia primaria locale?

Prendiamo da una parte mare monti borghi e città d’arte, dall’altra produzione agricole, zootecniche ed ittiche locali e svilupperemo la rete delle “eccellenze d’Italia”, basate sul “genius loci” .

E alla fine mettiamoci il recupero degli eccessi alimentari, trasformandoli da scarti a cibo per chi non ne ha ….

Devono essere le istituzioni pubbliche a far da volano a queste iniziative.

A partire da Tavoli di coordinamento regionale (quando non locali) che creino e diffondano la cultura antispreco e ne facciano emergere gli elementi vincenti sul piano ambientale sociale ed economico

E che provvedano a correggere (se non vorrà farlo il Tavolo nazionale, a cui per primo va rivolto l’invito) quegli elementi di criticità rimasti nel passaggio delle legge tra Camera e Senato.

Infine una considerazione personale sull’aver voluto puntare, a differenza della legge francese, su un meccanismo solo volontario di incentivazione della devoluzione, senza definire lo specifico “reato di spreco alimentare”.

E’ giusto puntare su adesioni di carattere volontarie, ma considerare lo “spreco alimentare” un reato mi sembrava importante non solo per le sue conseguenze penali o amministrative, ma soprattutto per il suo significato culturale.

Affermare il principio che evitare lo spreco non è solo opportuno, ma a tutti gli effetti doveroso sarebbe stato un modo per responsabilizzare cittadini e soprattutto attività economiche ad evitarlo, nei loro comportamenti gestionali quotidiani (devoluzione eccedenze da parte commercianti, doggy bag nei ristoranti, ecc.).

Comunque il tema è importante e la Finestra sulla prevenzione dei rifiuti lo terrà al centro della sua attenzione …


  1. v. Finestra sulle prevenzione dei rifiuti del 22.03.21016 http://www.rifiutilab.it/dettaglio_doc.asp?id=
    4868&menuindex
    =↩

  2. A titolo esemplificativo http://www.repubblica.it/economia/2016/08/03/news/leggi_anti_sprechi-145152439/.↩

  3. http://www.nonprofitonline.it/detail.asp?c=1&p=0&id=4032↩

  4. http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio_immagini/Galletti/Comunicati/PINPAS%2010%20MISURE%20PRIORITARIE%205%20GIUGNO%202014.pdf↩

  5. E’ la diffusa situazione nella quale una grande Onlus ritira quantitativi che poi distribuisce anche attraverso una rete di soggetti più piccoli e diffusi sul territorio (a es. parrocchie)↩

  6. Una deducibilità molto interessante, dal momento che l’articolo 13 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460 prevede che le imprese possono donare fino a 4 milioni o 2% reddito imponibile dichiarato. V. http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/97460dl.htm↩

  7. Ne viene e anche precisata la platea: utenze non domestiche relative ad attività commerciali, industriali, professionali e produttive in genere , che producono o distribuiscono beni alimentari, e che a titolo gratuito cedono, direttamente o indirettamente, tali beni alimentari agli indigenti e alle persone in maggiori condizioni di bisogno ovvero per l’alimentazione animale.↩

  8. In troppe materie ambientalmente strategiche gli operatori sono in attesa da troppo tempo in Italia. Si può fare solo un appello dal legislatore di secondo livello perchè, almeno per una volta non deluda le attese, che sono in questo caso tanto sentite e condivise .↩

  9. … per ogni singola cessione sia predisposto un documento di trasporto … contenente l’indicazione della data, degli estremi identificativi del cedente, del cessionario e dell’eventuale incaricato del trasporto, nonché della qualità, della quantità o del peso dei beni ceduti.↩

  10. Torno a sottolineare che la legge antispreco parla di incentivazioni per “per i soggetti coinvolti nella donazione, nel recupero e nella distribuzione di derrate alimentari e nella donazione di denaro, beni e servizi, non dei soli donatori”.↩

  11. da adottare per la propria Regione, ma da proporre poi in conferenza Stato Regioni per una estensione all’intero paese, anche per problemi di evitare qualsiasi accusa di distorsione della concorrenza

    ↩

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