Tra azioni di grande impatto comunicativo, iniziative “circolari” del mondo economico , riflessioni globali ed evoluzione normativa in corso.
Siamo all’inizio del 2019,
Tra poco, a fine febbraio, partirà l’originale viaggio “10 rivers 1 ocean”1, con il quale Alex Bellini risalirà la corrente di plastica di 10 fiumi asiatici e africani tra i più inquinati del mondo2.
Quelli che convogliano negli oceani l’80% delle plastica responsabile delle “isole“ che si sono formate e, grazie alla correnti, vanno sempre più incrementandosi negli oceani (e nei mari)3.
Bellini impiegherà tre anni per attraversare i fiumi su una zattera costruita con la plastica recuperata di volta in volta dalle acque.
L’idea è di non guardare al risultato (un’ isola di plastica in mezzo all’oceano non è di nessuno, e nessuno se ne assume la responsabilità), ma di porre l’attenzione all’origine, ai fiumi. Dove si può intervenire.
Se per introdurre alle “buone nuove”per uscire dall’impatto della plastica ho scelto questa forma di iniziativa comunicativa, proseguo segnalando i segnali che il mondo industriale e produttivo comincia a dare in questa direzione.
L’Italia è leader nella produzione di bio plastiche4, tanto che si è appena formato Biorepack, il consorzio che associa i loro produttori5 e che conta di inserirsi all’interno del sistema Conai come nuovo consorzio di filiera per la gestione a fine vita degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile. Si punta alla loro trasformazione , con specifico trattamento industriale, in compost o biogas. Un progetto concreto di economia circolare aperto a tutti gli operatori della filiera, compresi gli utilizzatori e i compostatori. Esso trova un canale di riciclo per imballaggi che non vanno assolutamente confusi con quelli di plastica e che pone ancora una volta l’Italia all’avanguardia in Europa nel campo del riciclo biologico della frazione organica dei rifiuti urbani e dei materiali compostabili assimilati.
Ii produttori italiani hanno anche incominciato a muoversi per il superamento delle micro plastiche, principali responsabili dell’inquinamento degli oceani.
Ad es. Novamont ha avviato in collaborazione con ROELMI HPC (leader italiano nella produzione ingredienti attivi e funzionali sostenibili con pluriennale esperienza) una linea di ingredienti prontamente biodegradabili per applicazioni cosmetiche: CELUS-BI®, un nuovo standard di innovazione per il settore. Ne è nata una linea di prodotti cosmetici in grado di eliminare l’inquinamento da microplastiche, dal momento che si utilizzano materie prime rinnovabili. Si è arrivati alla produzione con ingredienti prontamente biodegradabili e con prestazioni comparabili a quelle delle microplastiche tradizionali6.
Mi pare utile a questo punto segnalare un recente rapporto UNEP7 sulla situazione mondiale della plastica, che indaga la produzione di leggi e divieti8.
Ne emerge un quadro in cui in termini assoluti il più grande produttore al mondo di rifiuti plastici da imballaggio,è la Cina, ma considerando la produzione pro-capite il primato passa a Stati Uniti, seguiti da Giappone e Unione Europea.
I prodotti che mettono maggiormente e rischio l’equilibrio degli oceani sono sacchetti di plastica, articoli monouso e microsfere.
I sacchetti risultano molto regolamentati (in 127 dei 192 paesi censiti), ma con notevoli diversità da Paese a Paese (divieti di produzione e distribuzione o tassazioni ai diversi livelli). La forma più comune di restrizione riguarda la distribuzione a titolo gratuito.
Per le microsfere9, esistono restrizioni solo in 8 Paesi su 192 valutati (ovvero il 4%, tra cui il Canada, la Francia, l’Italia e gli Stati Uniti d’America).
Per quanto riguarda i prodotti monouso in plastica, la regolazione è discontinua : E’ presente solo in 27 paesi, che stabiliscono qualche divieto su produzione, distribuzione, uso o vendita e importazione, che però non si applicano a tutti i prodotti plastici usa e getta. Queste norme sono presente più .in quei paesi costieri il cui turismo è legato allo stato degli ecosistemi marini. In ogni caso il più critico denominatore comune è rappresentato dalla mancanza di disposizioni precise per l’applicazione della legge: spesso non sono chiare le sanzioni e procedimenti a cui sarebbero soggetti i contravventori.
L’Unep perciò sostiene che il “massiccio slancio” nella lotta globale contro la plastica monouso “deve ora essere accompa gnato da politiche e azioni che portino nella giusta direzione”.
Tutto questo spiega perché l’Unione Europea stia muovendosi con decisione verso il blocco della plastica monouso10.
Dopo un lungo negoziato, è stato raggiunto l’accordo tra le istituzione dell’Unione europea;oltre al bando ci saranno anche obiettivi di riduzione.
L’accordo prevede restrizioni alla vendita e all’uso di oggetti monouso in plastica.
Dal 2021 saranno vietati posate e piatti, cannucce, contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso (come le scatole di fast food), oltre ai bastoncini di cotone per i prodotti dell’igiene tipo cotton fioc.
Altri prodotti avranno obiettivi di riduzione.
Per le bottiglie in Pet per bevande, per esempio, viene fissato un obiettivo vincolante di almeno il 25% di plastica riciclata dal 2025 in poi, calcolato come media per lo Stato membro.
Nel 2030 tutte le bottiglie di plastica dovranno rispettare un obiettivo di almeno il 30% di contenuto riciclato.11
Il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, considerato il padre della direttiva, ha dichiarato che “gli europei sono consapevoli del fatto che parliamo di un problema enorme e l’Ue ha dimostrato coraggio nell’affrontarlo. E che è anche importante sottolineare che, con le soluzioni concordate si sta aprendo la strada a un nuovo modello di economia circolare.
Per quanto le Ong ambientaliste Break Free From Plastics e Rethink Plastics (cui aderiscono anche Client Earth, Eeb, Greenpeace e Friends of the Earth), ritengano “troppo vaghe” le indicazioni su alcuni degli obiettivi, pure esse stesse considerano le nuove restrizioni “un precedente importante”, purché i Paesi agiscano davvero.
Per il WWF, il voto del Parlamento europeo per la messa al bando della plastica monouso “è un primo e importantissimo passo per cercare di arginare gli effetti di un materiale che è diventato il killer dei mari: l’usa e getta di plastica rappresenta oltre il 50% del marine litter (si arriva al 70% se si includono anche gli attrezzi da pesca)”.
L’Italia sembra intenzionata ad anticipare la direttiva comunitaria.
Il Ministro per l’ambiente Costa ha dichiarato che avrebbe depositato un ddl governativo “che io avrei voluto chiamare “salva mare””, finalizzato a mettere al bando le plastiche usa e getta. Egli ritiene che il ddl Salva Mare favorirà anche “un precorso importante con i pescatori che sono una grande risorsa in un Paese per due terzi bagnato dall’acqua. affinché possano prendere i rifiuti che normalmente trovano nelle loro reti in ragione addirittura del 50% del pescato, e poterli condurre presso i porti e disporli nelle isole ecologiche che stiamo attrezzando”.
Le intenzioni di Costa erano di liberare il Ministero dalla plastica (a partire dal monouso) il 4 ottobre e di lanciare la sfida “Plastic free challenge”, invitando gli altri ministeri e le istituzioni, nazionali e locali, ad aderire.
Il Ministro si è detto soddisfatto del fatto che #plasticfree sia stato adottato da molte realtà differenti che hanno a cuore l’ambiente e il proprio territorio, dalla Camera dei Deputati al Senato della repubblica, dall’università di Foggia alla Regione Lazio, dal Comune di Imperia all’isola di Lampedusa, solo per citarne alcuni.
Ed è il momento – sostiene – di trovare soluzioni per invertire il senso di marcia per il bene di tutti noi. Per questo la plastica usa e getta deve essere abolita dall’uso quotidiano.
Per ora, nel maxi emendamento alla manovra governativa di fine anno si sono viste misure per la promozione della raccolta differenziata e del riciclo plastiche monouso12. Vengono inoltre invitati i produttori ad adottare, su base volontaria e in via sperimentale fino al 31 dicembre 2023, una serie di iniziative per la riduzione dei prodotti in plastica monouso.
Allora, aspettiamo. Speriamo non si tratti di quei cambiamenti che il Governo di ha abituato a ventilare, più che a praticare …
2 Si tratta di 10 fiumi e attraversano la Cina, l’India e l’Africa, tra i più inquinati al mondo: Gange, Nilo, Hai He, Yangtze, Fiume Giallo, Mekong, Pearl, Indus, Amur e Niger.
3https://it.wikipedia.org/wiki/Pacific_Trash_Vortex o http://www.saperescienza.it/rubriche/geologia/l-isola-di-plastica-18-07-2014/200-l-isola-di-plastica-18-07-2014 , Anche la Finestra sulla prevenzione dei rifiuti se ne è occupata in passato – https://www.labelab.it/dfgh987/tendenze-catastrofiche-cresce-lallarme-nel-pacifico-per-lisola-dei-rifiuti/ . Si veda anche al mostra, tutt’ora visitabile, che il Museo A come ambiente di Torino dedica a “Out to sea: the plastic garbadge project”- http://www.ehabitat.it/2018/09/20/out-to-sea-the-plastic-garbage-project-al-maca-torino-la-mostra-sui-rifiuti-plastica-mare/
4Come ho sottolineato anche in una Finestra sulla prevenzione dei rifiuti del giugno 2018 – vedi https://www.labelab.it/dfgh987/successi-del-made-in-italy-la-raccolta-dellumido-italiana-fa-scuola-a-new-york/
5http://www.e-gazette.it/sezione/imballaggi/biorepack-consorzio-riciclo-imballaggi-bioplastica-attende-via-libera-minambiente . Nasce dall’associazione di sei tra i principali produttori e trasformatori di bioplastiche (Ceplast, Ecozema-Fabbrica Pinze Schio, Ibi plast, Industria Plastica Toscana, Novamont e Polycart)
11V. anche http://www.e-gazette.it/sezione/imballaggi/parlamento-europeo-stop-consumo-plastica-monouso-entro-2021
12https://www.lifegate.it/persone/news/manovra-2019-ambiente . Si introducono incentivi per la riduzione e la corretta gestione dei rifiuti, soprattutto con riferimento a quelli di plastica. Viene infatti previsto un credito d’imposta del 36 per cento delle spese sostenute dalle imprese per l’acquisto di prodotti riciclati ottenuti da materiali provenienti dalla raccolta differenziata degli imballaggi in plastica. Così come per l’acquisto di imballaggi biodegradabili e compostabili o derivati dalla raccolta differenziata della carta e dell’alluminio, per un massimo di un milione di euro annui per gli anni 2020 e 2021..