Il Green Book è la monografia di riferimento del settore rifiuti urbani in Italia. L’edizione 2023 propone la consueta panoramica di contesto che spazia dagli aspetti normativi a quelli tariffari, fino agli investimenti del settore, e comprende un esame aggiornato della documentazione dei bandi di gara.
Un focus specifico è dedicato alla circolarità delle risorse con approfondimenti su temi attuali come quello delle materie prime critiche e su specifiche.
Alcuni punti chiave del greenbook 2023
I quadri normativo e regolamentare europei in materia di rifiuti sono in costante evoluzione. Nell’ultimo anno sono stati sviluppati vari percorsi legislativi per la definizione o la revisione di importanti regolamenti che riguardano imballaggi e rifiuti di imballaggio, batterie e rifiuti di batterie e le esportazioni dei rifiuti in altri Stati. Nel nostro Paese l’evoluzione del quadro normativo ha portato alla definizione della Strategia nazionale per l’economia circolare, del Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti e dei Criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti urbani. Altri importanti traguardi sono stati l’accelerazione della normativa relativa allo sviluppo del biometano e la manutenzione ordinaria della normativa tecnica in materia di gestione dei rifiuti.
In Italia, dopo la pandemia, aumenta la produzione di rifiuti urbani che, nel 2021, ha raggiunto i 502 kg per abitante, con una variazione del +3% rispetto al 2020. Una crescita comunque più contenuta rispetto agli indicatori socioeconomici come PIL (+6,7%) e consumi delle famiglie (+5,3%). Cresce anche la raccolta differenziata, che nel 2021 si attesta al 64% della produzione nazionale, mentre il quantitativo pro capite è pari a 272 kg. L’analisi dei dati evidenzia la necessità di imprimere un’accelerazione al miglioramento del sistema di gestione dei rifiuti urbani, soprattutto al Centro Sud, nell’ottica di conseguire il raggiungimento degli obiettivi comunitari. La percentuale di preparazione per riutilizzo e riciclaggio è ferma a circa il 48% dal 2019, mentre nel 2021 lo smaltimento in discarica interessa ancora il 19% dei rifiuti urbani. È necessario migliorare la qualità della raccolta differenziata e investire su nuovi impianti.
A livello nazionale la tipologia di affidamento della gestione è principalmente pubblica (40%), mentre al Sud sono preponderanti gli affidamenti a gestori privati (48%).
Nel 2021, il fatturato del settore (considerando un campione di 534 aziende) ha raggiunto circa 13,5 miliardi di euro, pari a circa lo 0,8% del PIL nazionale, occupando più di 97mila addetti diretti che costituiscono lo 0,4% del totale degli occupati in Italia e circa l’1,7% degli occupati del settore industriale.
Il Sud Italia continua a presentare un significativo deficit impiantistico che non consente la corretta chiusura del ciclo dei rifiuti e contribuisce al differenziale di spesa per il servizio di igiene urbana. A causa del maggiore costo sostenuto per il trasporto dei rifiuti verso impianti fuori Regione, infatti, il Sud registra la Tari più alta del Paese, con 368 euro nel 2022, staccando Centro (335 euro) e Nord (276 euro). Con il 60% destinato alle regioni del Sud, il PNRR potrebbe offrire una spinta a colmare il service divide che caratterizza il Paese.
La frazione organica costituisce circa il 40% dei rifiuti urbani prodotti e la corretta gestione è necessaria per raggiungere gli obiettivi comunitari e per tutelare l’ambiente. Negli ultimi anni si è assistito a un incremento delle quantità trattate in tutte le aree del Paese, con il trattamento integrato anaerobico/aerobico e il compostaggio come tipologie di trattamento prevalenti. A livello nazionale complessivamente sono circa 1,3 milioni le tonnellate trattate in impianti di Regioni diverse da quelle di produzione, e questa quantità rappresenta circa il 18% dell’organico da RD.
L’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili comporterà un incremento di questa frazione, in parte proveniente dall’industria del fast fashion, che dovrà essere adeguatamente gestita. Ad oggi il 72% dei Comuni italiani raccoglie separatamente i tessili per una quantità raccolta complessiva di circa 154mila tonnellate (dati del 2021). Sono necessari investimenti in nuove tecnologie di selezione e riciclaggio, per garantire il raggiungimento degli obiettivi di circolarità. L’introduzione di un modello di EPR in questa filiera potrebbe contribuire a generare benefici ambientali, sociali ed economici su scala europea, con un risparmio di 4,0 – 4,3 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, la creazione di oltre 15mila nuovi posti di lavoro e un giro d’affari compreso tra 1,5 e 2,2 miliardi di euro.
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GreenBook in versione completa e in forma sintetica disponibili al seguente link
Fonte: Fondazione Utilitas