Le città sono tra le aree del pianeta che maggiormente sono vulnerabili ai cambiamenti climatici. Nubifragi e inondazioni, così come pesanti ondate di calore e lunghi periodi di siccità, sono alcuni fenomeni  che, uniti alla massiccia cementificazioni che ha reso il loro suolo impermeabile ne sono le cause. Le città sono sempre più soggette ad allagamenti con conseguenti danni, parallelamente data la maggiore frequenza di lunghi periodi di siccità, l’assenza di risorse idriche diventa una problematica forte e di difficile gestione.
Per questo motivo una parte della ricerca in materia di architettura ed urbanistica si concentra su come allontanare l’acqua piovana in maniera sicura e sostenibile nonché immagazzinarla per poterla riutilizzare nei momenti in cui se ne ha maggior bisogno. Cercando soluzioni che possano anche alleviare il sistema fognario, rendendolo meno vulnerabile, e ridurre al contempo l’inquinamento idrico ed atmosferico dei nostri territori.
Rinnovabili.it propone in un articolo una breve sintesi delle tipologie e delle tecniche di questi interventi, diffusi o su piccola-scala, quali i green-roofs, i rain gardens e le cisterne di raccolta delle acque, o in grado di raccogliere volumi d’acqua maggiori come le più recenti water squares o piazze d’acqua. In particolare l’analisi si concentra su questi ultimi spazi: apparentemente piazze normali in cui si fa attenzione al verde per mitigare i picchi di calore, ma in grado di trasformarsi in laghetti al primo acquazzone.
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Fonte: Rinnovabili.it