Giovedì 16 febbraio è stato presentato nel corso di un omonimo workshop il rapporto Fuel poverty ed efficienza energetica a cura di Federesco, dell’Associazione italiana condizionamento dell’aria, riscaldamento e refrigerazione – AiCARR – e diverse associazioni di consumatori. L’obiettivo del workshop è stata quella di definire una strategia contro la povertà energetica, proporre un asse trasversale di cooperazione a vari livelli territoriali tra i ministeri interessati e individuare alcune misure tra cui: la definizione di opportuni indicatori socio-economici; l’identificazione degli interventi da realizzare; la costituzione di un apposito fondo sociale per la riqualificazione energetica.
Secondo il rapporto in Italia, nel 2015, si è stimato che le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta fossero pari a 1 milione e 582 mila con i singoli individui attestati a 4 milioni e 598 mila (il numero più alto dal 2005 a oggi): le condizioni socio-economiche attuali portano a ritenere che la quota della popolazione esposta al rischio di povertà ed esclusione sociale sia in forte crescita. A questa forma di disagio, si aggiunge una nuova forma di povertà, dalla quale è necessario tutelare i cittadini consumatori di energia: la fuel poverty, ovvero la difficoltà delle famiglie nei Paesi economicamente avanzati ad accedere ai servizi essenziali di energia e gas a causa degli elevati costi degli stessi. Dal punto di vista meramente numerico, sono considerate nello stato di fuel poverty tutte le famiglie che spendono più del 10% del proprio reddito in energia e per riscaldare l’abitazione a una temperatura adeguata.
Il numero dei consumatori vulnerabili è pertanto ampio, perché comprende – oltre a chi non ha un reddito sufficiente – anche anziani, disabili, famiglie con bambini piccoli, malati che usano apparecchi elettromedicali e anche tutte le persone che, pur non ricadendo nelle categorie succitate, hanno abitazioni inefficienti dal punto di vista energetico (spesso si tratta di chi vive in case in affitto, i cui proprietari non hanno interesse a fare lavori di ristrutturazione, o di chi vive in case isolate).
Tuttavia, quantificare un fenomeno così complesso necessita di un portafoglio di indicatori definiti più articolato che la semplice ratio del 10% indicata prima: infatti, a seconda della quantificazione del fabbisogno energetico richiesto e della tipologia di reddito da considerare, il numero delle famiglie in condizioni di precarietà energetica varia sensibilmente, senza poi dimenticare quelle famiglie che non superano la soglia indicata solo perché decidono di risparmiare e di tagliare volontariamente le spese per il riscaldamento e l’illuminazione.
Secondo quanto riportato nel Rapporto, il primo passo è da intraprendere pertanto nella direzione di un approccio di sistema in termini di efficienza energetica su scala nazionale, in analogia all’esperienza già attiva nel Regno Unito e in Francia.
Il secondo passo è il supporto e il sostegno a livello nazionale ad utilizzare appieno i fondi strutturali e il fondo di coesione al fine di stimolare gli investimenti nelle misure di miglioramento dell’efficienza energetica, anche attraverso l’erogazione di incentivi volti a promuoverla.
il Rapporto individua le strategie più utili nella lotta alla fuel poverty, attraverso:

  • la promozione di strumenti di finanziamento adeguati con la creazione di un Fondo dedicato all’efficienza energetica;
  • l’accesso a un’energia che abbia prezzi accessibili e sia affidabile, sostenibile e moderna per tutti, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile;
  • la costituzione di un Organismo unico che, agendo quale provider di commodity energetiche, sia deputato alla trattazione dell’insieme di aspetti inerenti le politiche mirate a contrastare il fenomeno;
  • l’ampliamento del perimetro dei bonus, nell’aumento del loro valore e nella revisione degli importi dell’indicatore ISEE;
  • la “portabilità” del sistema delle detrazioni fiscali per consentire agli aventi diritto di trasferire il credito fiscale derivante dalle detrazioni ad un istituto bancario o al fornitore degli interventi di efficienza energetica;
  • la creazione di processi deliberativi che promuovano e facilitino la partecipazione direttaØ delle persone esposte al rischio di povertà e di esclusione sociale;
  • lo sviluppo di jobs e skills (nuove professionalità) in grado di garantire nuovi posti di lavoro;
  • la promozione e la partecipazione degli attori interessati (Enti Locali, Pubbliche Amministrazioni, …);
  • la creazione di nuove strutture aventi come obiettivo la normalizzazione delle informazioni, delle politiche e delle iniziative al fine di rendere olistico il contributo di ogni singolo ente preposto nelle diverse amministrazioni coinvolte nella lotta alla fuel poverty;
  • l’utilizzo della tecnologia per un’analisi più puntale e attuale delle condizioni di disagio: senza dubbio la pervasività dell’ICT nella vita quotidiana di ognuno di noi, che si viva in città o in contesto rurale, obbliga a vedere le nuove tecnologie (banda larga e big data) come strumenti necessari, sebbene non sufficienti, al contrasto alla povertà energetica.

Fonte: federesco
Il testo del rapporto è disponibile al seguente link