Nel corso di Ecomondo Utilitalia ha presentato lo studio ‘I rifiuti speciali e la competitività del sistema delle imprese’, realizzato da Ref ricerche in collaborazione con la Fondazione Utilitatis
Secondo lo studio l’aumento dei costi di smaltimento dei rifiuti per l’industria manifatturiera del Paese è stato di 1,3 miliardi di euro all’anno, pari a un incremento medio di oltre il 40% negli ultimi due anni.
Alla base di questi aumenti le difficoltà nello smaltimento dei rifiuti e l’ampiamento dei tempi di ritiro da parte degli smaltitori; ciò è dovuto alla carenza impiantistica, che a fronte di una domanda crescente vede un’offerta sempre più limitata che per essere soddisfatta deve ricorrere anche ad impianti esteri. A livello nazionale il bilancio nel 2017 chiude in passivo per circa 2,1 milioni di tonnellate, dato coerente con la somma delle quantità di rifiuti esportate (circa 1,3 milioni di tonnellate, al netto dell’import) e di quelle stoccate e destinate a smaltimento (circa 700mila tonnellate). Si sottolinea, poi, come Lazio e Campania presentino un deficit complessivo di smaltimento di 2,7 milioni di tonnellate, mentre la Lombardia ha capacità per accogliere rifiuti provenienti da altre Regioni per oltre 1,3 milioni di tonnellate all’anno. Tra le cause che mettono in evidenza la fragilità del sistema di gestione, lo studio ne mette in evidenza alcune in particolare: il forte aumento della produzione di rifiuti speciali nel triennio 2016-2018; la chiusura del mercato cinese alle importazioni di rifiuti (plastica riciclabile, residui tessili e carta di qualità inferiore) nel gennaio del 2018; la sentenza del Consiglio di Stato del febbraio del 2018 che ha bloccato l’End of Waste, fermando l’intera filiera dell’economia circolare; lo stop ai fanghi di depurazione in agricoltura e anche l’incremento della raccolta differenziata, in particolare nel Mezzogiorno, che ha aumentato notevolmente la necessità di smaltimento degli scarti provenienti dal riciclo.
A pagare per questi squilibri, senza una presa in carico da parte delle istituzioni – spiega lo studio – è soprattutto la competitività dell’intero sistema delle imprese, con aggravi di costo che finiranno per ripercuotersi sui prezzi dei prodotti acquistati dalle famiglie e sull’occupazione, e in ultimo nella delocalizzazione delle attività maggiormente esposte.
Fonte: adnkronos (articolo completo qui)