In vista del convegno annuale sulla tariffa puntuale (fissato a Milano per il 1 ottobre 2015 – segnare la data) l’associazione PAYT Italia presenta due studi che dimostrano opportunità e convenienza del passaggio a tariffa puntuale
Innanzitutto partiamo con un “save the date” per una inziativa su cui torneremo dopo l’estate.
L’1 ottobre l’assoziazione Payt Italia[1], in collaborazione con CCIA di Milano[2], promuove a Milano il secondo convegno nazionale sulla tariffa puntuale (il primo si svolse a Roma nello sorso ottobre[3]).
Verranno presentate la “proposta di riforma” per fornire al legislatore gli elementi per consentire un passaggio generalizzato alla tariffa puntuale. Naturalmente con le dovute attenzioni alla diversità della gestione dei rifiuti e del prelievo che caratterizzano il nostro paese.
Verrà lanciato il progetto di un “open data”, un archvio di dati ed esperienze gestionali ed applicative che favoriscano e facilitino il passaggio a tariffa puntuale da parte di Comuni e gestori.
Le proposte sono il risultato del lavoro di approfondimento che Payt Italia svolge in modo sistematico e continuativo attraverso i gruppi di lavoro nei quali ha organizzato l’attività degli associati. In questo caso l’elaborazione è dei gruppi “Norme e regolementi” e “Misurazione e censimento esperienze”.
Toreneremo con informaziomi più dettagliate sull’evento quando ne verranno rese note sede e programma dei lavori.
Qui vogliamo segnalare l’uscita di due studi (recentemente pubblicati dalla rivista Ambiente&Sicurezza[4]) che dimostrano:
- da una parte l’iniquità che per le utenze comporta il pagamento delle tariffa parametrica, perchè essa è basata su indici che uniformano situazioni del tutto diverse di produzione dei rifiuti e di utilizzo del servizio
- all’altra come le applicazioni mature e consolidate della tariffa puntuale comportano un miglioramento delle ragioni economiche e ambientali dell’intero sistema di gestione dei rifiuti.
Rimandando ad una lettura più estesa dei due testi[5] riportiamo qualche contenuto degli studi presentati in uno SPECIALE RIFIUTI titolato “Il passaggio da tassa a tariffa tra ritardi e casi di studio”.
L’articolo “Il passaggio da tassa a tariffa tra ritardi e casi di studio[6]” presenta i risulati di un‘analisi svolta dall’Associazione PAYT Italia (costituita da operatori pubblici e privati impegnati sui temi della gestione del ciclo dei rifiuti in accordo con i criteri della eco-fiscalità) su oltre 10 anni di misurazione puntuale e su oltre 10 milioni di conferimenti monitorati.
Emerge con chiarezza la profonda ingiustizia nella ripartizione del carico tra le utenze sulla base dei coefficienti previsti dal DPR 158/99 e tutt’ora in uso[7].
Sono state scelte le due aree di utenza (domestica a non domestica) perché più adatte, dal punto di vista statistico, all’analisi effettuata (presenza di nucleo, mq, categorie come da D.P.R. n. 158/1999).
Si sono messi a confronto i valori determinati dagli indici ministeriali e quelli rilevati dalla misurazione effettiva.
Non sono stati eliminati gli anni relativi all’introduzione e, quindi, il quadro presentato è molto realistico e comprensivo degli errori che caratterizzano le fasi di avviamento.
Il grafico 1 mostra quanto è attualmente iniquo un sistema che si basa sulle medie nel fornire indicatori di produttività.
L’applicazione del sistema presuntivo (con i Kx ministeriali) dimostra che soltanto una piccola percentuale (meno del 4%) delle utenze pagherebbe la stessa tariffa del sistema a misurazione puntuale. Tutto il resto o paga di più (circa il 48%) o paga di meno (circa il 48%).
Questo significa che se per i comuni presi in esame nei quali vige la tariffa puntuale si determinassero oggi le tariffe utilizzando i soli coefficienti ministeriali, più dell’80% degli utenti pagherebbe un importo completamente diverso da quello che sta pagando ora, sia in aumento sia in diminuzione.
La “misurazione puntuale” porta quindi a una “tariffa puntuale” che fa pagare, non di più o di meno rispetto a prima, ma il giusto, nel rispetto del principio comunitario secondo il quale “chi inquina paga”.
Il grafico 2 mostra, invece – per le utenze domestiche – come l’andamento degli indici di produttività abbia un andamento che si discosta molto da quello desunto da situazioni su cui si misura soprattutto man mano che aumenta il nucleo.
L’articolo ricorda come sia importante ricordare che per avere una tariffazione puntuale serve a monte una misurazione puntuale, ma che si tratta di due fasi distinte. In sintesi:
• è essenziale rilevare, con qualche metodo, quanto un soggetto conferisce in termini di rifiuti prodotti;
• quanto dovrà pagare effettivamente si determinerà sulla base dell’articolazione tariffaria che
deriva da un piano finanziario correttamente strutturato;
• occorre, quindi, prestare attenzione a non annullare gli effetti positivi della misurazione puntuale
introducendo, con la ripartizione dei costi tra parte fissa e variabile e tra utenze domestiche e non domestiche, elementi distorsivi che renderebbero la tariffa non più coerente con quanto misurato e quindi (di nuovo) “ingiusta” e “iniqua”;
• è necessario elaborare un progetto che tenga conto della specifica territorialità, dei modelli di raccolta, delle tipologie di contenitori più adatte e di una sperimentazione che abbia degli obiettivi misurabili attraverso l’utilizzo di opportuni indicatori;
• il punto di partenza non deve essere la tecnologia, la scelta tra RFID ( a bassa o alta frequenza) o cartellino, tra prepagato o pagato in fattura, tra braccialetto o antenne sul camion; al contrario, questi sono gli strumenti che saranno automaticamente individuati sulla base del modello più adeguato che deriva dalla fase progettuale;
• si riorganizzino, quindi, i servizi analiticamente, in modo che si possa controllare e pesare economicamente (ad es. abbonamenti per alcuni servizi, servizi a chiamata, punti di raccolta con
identificazione del soggetto, porta a porta, ecc.). Si pensi a sistemi semplici ed economici;
• è necessario incominciare, anche partendo dalla misurazione di macro punti di produzione e dalla
definizione di macro centri di costo (quali ad es.: ospdeali e case di cura, grandi centri commerciali, scuole, mense, ristroantoi, alberghi, mercti; o : conodmini, case sparse ).
Gli autori giungono poi a proporre le Linee Guida da utilizzare per la misurazione/tariffazione puntuale, articolate essenzialmente su questi punti:
• la misurazione puntuale deve essere il presupposto per un effettiva tariffazione puntuale: le macro misurazioni devono diventare, dopo un periodo limitato, micro misurazioni;
• la misurazione puntuale deve essere versatile e applicabile con qualsiasi sistema di raccolta rifiuti:
sacchi, bidoncini, cass
onetti, container, ecc.;
• la norma deve permettere varie declinazioni di misurazione puntuale e consentire la sperimentazione di metodi e sistemi che tengano conto dell’esperienze e delle evoluzioni organizzative e tecnologiche;
• la misurazione puntuale può essere utilizzata anche per ricavare dei parametri utili per la tariffa
presuntiva: i dati delle misurazioni possono essere utilizzati per una ripartizione equa dei costi del servizio fra utenze domestiche e non domestiche e per definire dei coefficienti di produttività aggiornati e contestualizzati sul territorio per un periodo transitorio;
• la misurazione puntuale deve fornire indicatori che permettono di monitorare l’efficacia, la qualità e la precisione del servizio (ad es. peso specifico come rapporto tra il peso totale del giro di raccolta e il totale dei volumi rilevati);
• gli indicatori vanno chiaramente definiti e resi pubblici e devono costituire gli elementi con i quali
si possano controllare le performance e la precisione dei servizi e calibrare al meglio i circuiti e le
frequenze di raccolta e, in generale, i servizi resi ai cittadini.
• la tariffa puntuale deve coprire tutti i costi di gestione e gli investimenti e deve essere equa e rispettosa del principio comunitario “chi inquina paga”.
• la tariffa puntuale deve essere trasparente: devono essere chiari i costi che rientrano e quelli che non rientrano, come anche i parametri utilizzati per determinarla e le scelte effettuate dal
consiglio comunale in sede di determinazione delle tariffe;
• la tariffa puntuale deve incentivare al miglioramento: deve essere congegnata in modo che il
cittadino sia spinto al miglioramento dei propri comportamenti per conseguire un effettivo
risparmio, che deve essere conseguente ad un’effettiva riduzione dei costi;
• la tariffa puntuale deve essere ben comunicata e in qualche modo “partecipata”: occorre che i cittadini sappiano con anticipo del cambiamento e possano parteciparvi con responsabilità, impegno e sapendo che i loro suggerimenti saranno attentamente valutati.
In “Applicazione della tariffa puntuale: benefici economici e ambientali”[8] per valutare l’effetto sul sistema di gestione dei rifiuti di una “stabilizzazione” dell’applicazione puntuale della tariffa è stata condotta una ricerca allo scopo di analizzare l’andamento di una serie di variabili ambientali ed economiche chiave (trend delle raccolte differenziate; produzione di rifiuti urbani (RU) e rifiuti urbani residui (RUR); costi unitari di gestione del sistema) in alcuni bacini veneti e piemontesi, dove la tariffa puntuale è ormai un elemento consolidato e portante.
In questo modo, è stato evidenziato il ruolo di traino che una gestione pienamente eco fiscale della tariffa ha rispetto all’ottimizzazione della gestione dei rifiuti.
È stata condotta un’analisi sui dati relativi a tre consorzi veneti (PD sud, TV2 e TV3 – con 81 comuni e 609.070 abitanti) e uno piemontese (con 3 comuni e 76.112 abitanti).
Sono state prese in esame alcune variabili che potessero “scattare una fotografia” del cambiamento
provocato sul sistema di gestione dei rifiuti dal passaggio a tariffa puntuale, valutando come esso abbia influito su:
• andamento delle raccolte differenziate (RD);
• produzione di rifiuti urbani (RU)
• produzione di rifiuti urbani residui, destinati allo smaltimento (RUR)
• costi di gestione del sistema (espressi in €/ab/a).
Sono anche presi in considerazione alcuni dati su “modello di gestione” e “modello tariffario”.
Una prima valutazione va fatta sugli effetti delll’applicazione puntuale a regime sul sistema di gestione dei rifiuti.
Rimandando all’articolo per la descrizione degli effetti del cambiamento interni ai singoli bacini di gestione, qui si riiportano i dati relativi a quello dove l’effetto del cambiamento è più consolidato, con 13 anni di applicazione puntuale della tariffa
Il confronto fotografa con chiarezza come l’introduzione della tariffa puntuale sia un elemento di ottimizzazione del sistema.
Lo si nota da alcune evidenze:
• il generale contenimento (o mantenimento degli aumenti entro limiti accettabili) dei costi;
• il netto miglioramento delle variabili “ambientali”:
– incremento dei livelli di raccolta differenziata;
– diminuzione della produzione totale di rifiuti e in particolare ilcrollo dei rifiuti residui non riciclabili.
E’ stato possibile anche un confronto (grazie alle elaborazioni Ispra sui MUD) tra l’andamento delle variabili considerate nelle situazioni (venete e piemontesi) di applicazione matura della tariffa puntuale e situazioni territoriali nella quali la tariffa puntuale è meno diffusa (regionali e del nord Italia) o quasi per nulla diffusa (la situazione nazionale).
I grafici che seguono permettono di chiudere con alcune considerazioni
Anche mettendo a confronto situazioni diverse per soggetto gestore e per tempi di trasformazione, è possibile affermare che le situazioni dove la tariffa puntuale è ormai consolidata (con il contestuale domiciliarizazione del servizio di raccolta – spesso in la presenza di centri comunali di raccolta) registrano performance rilevanti e migliori delle situazioni ove la tariffa puntuale è meno (situazioni regionali e del nord Italia) o quasi per nulla diffusa (la situazione nazionale).
I ruolo di ottimizzazione del sistema di gestione dei rifiuti e di miglioramento delle sue performances ambientali ed economiche emerge con chiarezza.
Infatti nei bacini gestionali veneti e piemontesi di applicazioni consolidate dalle tariffa puntuale i costi sono inferiori, le raccolte differenziate registrano percentuali maggiori e la produzione di rifiuti e soprattutto di rifiuti residui (destinati allo smaltimento) è inferiore rispetto ai contesti dove la tariffa puntuale è meno o per nulla applicata.
[5] Pubblicati dal n.. 13 del 15 luglio 2015 di Ambiente&Sicurezza – aggiornamento giuridico, normativa tecnica e applicazioni (New businesss media editore) – nello SPECIALI RIFIUTI da pag. 13 a pag. 29.
[6] Curato da: Gaetano Drosi (presidente di Payt Italia – amm
inistratore unico Softline srl), Davide Pavan (Vicepresidente di Payt Italia – Direttore Consorzio Chierese per i servizi) e Carlo Ferré (direttivo Payt Italia – Presidente Consorzio dei Comuni dei Navigli.
[7] Per avere una correzione dei mq a ruolo che sia descrittiva rispettivamente della potenzialità e della produzione di rifiuti si utilizzano i coefficenti legati alla parte foissa e variabile della tariffa. Ripèsettivamente “Ka” per la parte fssa e “Kb” per la parte variabile per le utenze donestiche e “Kc” per la parte fissa e “Kd” per la parte variabile per le utenze nn domestiche.
[8] Curato da: Mario Santi (coordinatore del gruppo di lavoro monitoraggio censimento esperienze di PAYT Italia),Davide Pavan (direttore Consorzio Chierese per i Servizi e Vicepresidente di PAYT Italia), Stefano Tromboni (direttore Consorzio Padova sud) e Marco Fantin (Contarina S.p.A.).