I benefici di riscaldare le serre con le potature degli ulivi: se ne è parlato alla Fiera del Levante durante il convegno Efficientamento e riscaldamento a biomasse per le serre promosso da CIA Agricoltori Italiani Puglia e da AIEL, l’associazione delle imprese della filiera legno-energia. Il riscaldamento rappresenta oltre il 40% dei costi di esercizio di una serra e in una regione a vocazione rurale come la Puglia, la produzione di calore da biomasse agricole per il riscaldamento delle serre può fare la differenza, aumentando l’efficienza energetica degli impianti e la competitività delle imprese del settore.
Uno studio di AzzeroCO2 ipotizzava, ad esempio, un’azienda in fascia climatica D, su una superficie di 2 ettari con serre rivestite in film plastico e con temperatura interna pari a 16 °C. Per riscaldare la serra sarebbero necessari 5.400 MWh/anno, pari a circa 529.000 l/anno di gasolio o 1.700 t/anno di cippato.
Si valutava che, passando da una caldaia tradizionale ad una a biomassa, si ridurrebbe il costo di approvvigionamento del combustibile da circa 450.000 a 150.000 euro, consentendo un ritorno dell’investimento iniziale, pur tenendo in considerazione un contenuto aumento dei costi di manutenzione, in circa 3-5 anni. A questi benefici si aggiungerebbero gli incentivi come i certificati bianchi e il conto termico.
In Puglia la disponibilità di potature è pari a 500.000 tonnellate di sostanza secca. I costi di raccolta e lavorazione delle potature variano fra 35 e 55 €/t. La qualità del cippato derivante dalle potature di ulivo è superiore a quella derivante dal potature di vite e noccioleto: un contenuto di cenere pari a circa il 2,5% consente di usare le potature in caldaie di medie e grandi dimensioni.
L’utilizzo del cippato di potature da filiera corta è la soluzione per lo sviluppo del territorio e per consentire alle aziende agricole di integrare il proprio reddito.
Fonte: QualEnergia
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