Riceviamo e pubblichiamo alcune note di Antonio Castagna sulla recente Legge n.10/2017 della Provincia Autonoma di Trento.
Legge 10 2017  Provincia di Trento  – commento  di Antonio Castagna

La newsletter di Rifiutilab n. 404 del 3 ottobre 2017 segnalava la pubblicazione della Legge n. 10/2017 emanata dalla Provincia Autonoma di Trento finalizzata a:
“Riduzione degli sprechi, recupero e distribuzione delle eccedenze alimentari e non”.
La legge infatti riguarda sia i prodotti alimentari che farmaceutici. Si inserisce nel solco delle ultime direttive europee e della legislazione italiana contro lo spreco. L’articolazione della legge lascia però un po’ perplessi. Ridurre gli sprechi, infatti, può riguardare diverse fasi della filiera: produzione, confezionamento, distribuzione, acquisto; diversi contesti: pasti collettivi, abitazioni; diversi approcci: ottimizzazione nell’uso delle risorse e/o distribuzione degli avanzi; può coinvolgere diverse discipline: economia, agronomia, ingegneria gestionale, antropologia, sociologia, psicologia sociale.
Nell’articolato della legge, però, si parla esclusivamente delle modalità di distribuzione degli avanzi, che fa pensare al tipico approccio della pezza sul buco.
Anche la parte relativa ai destinatari delle azioni fa riferimento soprattutto al consumatore finale, senza che però emerga un orientamento teorico tale da far pensare alla legge come frutto di un’attenta analisi ed elaborazione. L’articolo 1 della legge parla genericamente di educazione al consumo responsabile, orientamento alla salute, educazione all’acquisto. Il riferimento al sostegno al miglioramento dei processi di produzione e distribuzione è ancora più generico.
La parte relativa agli strumenti di intervento, articolo 3 della legge, fa pensare a un’attenzione esclusiva alla ridistribuzione di avanzi da parte degli enti di volontariato. Tale percezione è confermata nell’articolo 10, dove al comma 2, lettera a) è scritto: “il programma può prevedere anche criteri e modalità per assicurare, nell’ambito delle procedure d’appalto di forniture o di servizi di ristorazione collettiva pubblica, punteggi aggiuntivi alle offerte che prevedono: l’impiego nella preparazione dei pasti di quantitativi superiori alle misure minime stabilite dal programma ai sensi del comma 2”.
In sintesi, la legge trentina sembra semplicemente voler fissare la situazione attuale, in cui alcune cooperative sociali svolgono il benemerito compito di redistribuzione degli avanzi, mentre non sembra emergere uno sguardo sul futuro che andrebbe costruito partendo da teorie ben fondate e su ipotesi di intervento capaci di agire sui processi più che sui sintomi.
Ora, è importante che anche le amministrazioni regionali (e le due province autonome di Trento e Bolzano) locali si dotino di strumenti normativi, è il segno di un’attenzione crescente al tema dello spreco di risorse e cibo in particolare. Ed è anche un segno di attenzione verso il cittadino, le sue tasche e la sua salute, come dichiarato già nell’articolo 1. Tuttavia è auspicabile che il “Tavolo per il coordinamento delle politiche di riduzione degli sprechi e di distribuzione delle eccedenze” che la stessa legge istituisce (art. 4), riesca ad orientare l’azione anche verso la ricerca, magari prendendo spunto da azioni in corso anche in altri territori e attenuando nella pratica le scelte che destano le maggiori perplessità.