L’Emilia Romagna ha inserito un programma di prevenzione nel Piano regionale di gestione rifiuti. Qualche considerazione su cosa manca e su come avviare il passaggio da una “buona base” di programmazione alla realizzazione delle azioni.
Nel Piano regionale di gestione dei rifiuti (PRGR), adottato dalla GR il 3 febbraio 20142, il Programma per la prevenzione dei rifiuti è stato inserito al cap. 17, nella parte IV – dedicata a programmi e Linee Guida.
Quindi integra la prevenzione nella gestione rifiuti e si da un obiettivo ambiziosissimo “Il Programma di prevenzione cerca di perseguire una riduzione della produzione pro-capite di rifiuti urbani (rilevata al 2011 pari a 673 kg), compresa tra il 15 e il 20%, per fornire un contributo sostanziale al Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, il cui obiettivo complessivo è fissato tra il 20% e il 25%.”.
Il Programma Regionale di Prevenzione Rifiuti (di seguito: PRPR) dichiara di essere coerente col Programma Nazionale di Prevenzione Rifiuti (di seguito: PNPR) “nonostante l’articolazione dei documenti risulti differente (articolato secondo misure generali e per flussi principali di rifiuti, il documento ministeriale, secondo misure di fasi del ciclo di vita, il documento regionale).”.
Il PRPR si concentra sui RU, limitandosi individuare per i RS misure, strategie e linee di intervento di carattere più generale, sia pur in linea con l’approccio del PNPR.
Il PRPR ricerca diversi tipi di “integrazioni”:
1. “integrazione orizzontale”, con l’individuazione di un possibile collegamento con altri strumenti di politiche settoriali territoriali, che lo porta a proporsi di “interagire a livello regionale:
– con gli strumenti di pianificazione ambientale (Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi pubblici in Emilia-Romagna – P.GPP, Piano d’Azione Ambientale per un Futuro Sostenibile – PAA, Piano di Tutela delle Acque – PTA, Piano Energetico Regionale – PER) laddove questi affrontano aspetti che possono incidere sulla produzione e gestione dei rifiuti;
– con gli strumenti di pianificazione industriale ed economica (Programma Regionale per la ricerca industriale, l’innovazione e il trasferimento tecnologico – PRRIITT) dato che la produzione di rifiuti ha una relazione diretta con la modalità di produzione, di distribuzione e di vendita dei prodotti;
– con gli strumenti di pianificazione agricola (Piano di Sviluppo Rurale – PSR) poiché le produzioni locali e la filiera corta possono agire su sistemi di approvvigionamento di beni con una produzione contenuta di rifiuti. “.
2. “integrazione verticale”: con la definizione di una necessità di interfacciarsi con diversi livelli di governance, in particolare enti locali o altre istituzioni territoriali;
3. “integrazione lungo le fasi del ciclo di vita”: “ le azioni di prevenzione nella produzione dei rifiuti devono attraversare tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti, prima che questi diventino rifiuti, a partire dalla progettazione fino al consumo.”.
La costruzione del programma è passata attraverso una fase ricognitiva che ha preso in esame le iniziative già in essere sul piano regionale (alcune azioni sono riportate nell’allegato 3). Sono state individuate buone pratiche relative a:
1. La progettazione sostenibile degli imballaggi dei prodotti:
– Recupero, produzione e utilizzo di vaschette in R-PET
– Utilizzo di packaging sostenibile per il trasporto dei prodotti
2. Azioni di riduzione dei rifiuti attraverso il circuito della distribuzione
– Attività di vending ed eliminazione shopper plastica
3. Il consumo sostenibile sia dei cittadini che degli enti locali
– Gara pubblica sul servizio di raccolta e smaltimento di rifiuti sanitari a rischio infettivo
– Promozione del consumo sostenibile attraverso il coinvolgimento dei cittadini e delle attività commerciali
4. La riduzione dello spreco di beni
– Azione di recupero dell’invenduto
– Organizzazione di eventi sostenibili
5. Il prolungamento della vita utile degli oggetti e la riduzione del conferimento dei rifiuti
– Centri del Riuso
– La riparazione di biciclette
– L’applicazione di un sistema di tariffazione puntuale.
Il Programma individua le “Relazioni tra il sistema socio-economico e la produzione di rifiuti”, soffermandosi sugli stili di consumo delle famiglie e sulle caratteristiche della struttura produttiva regionale.
Dopo queste sezioni per così dire “introduttive” si passa alla strutturazione del Programma di Prevenzione, che porta ad “individuate una serie di misure per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei rifiuti prodotti a livello regionale, posti dal Piano (-15/-20%).”.
Si sono esaminate le diverse fasi del ciclo operativo dei prodotti/servizi prima che diventino un rifiuto (produzione, distribuzione, consumo, utilizzo, fine vita) e si sono pensate 8 misure di prevenzione identificate e suddivise per ognuna di queste fase del ciclo di vita (come riportato nella tabella)
Fase del Ciclo di Vita | Misure Collegate |
Produzione |
P.1 – Progettazione Sostenibile |
Distribuzione |
D.1 – Grande e Piccola Distribuzione |
Consumo |
C.1 – Green Public Procurement |
|
C.2 – Consumo Sostenibile |
Utilizzo |
U.1 – Spreco di Beni |
Fine Vita |
F.1 – Riuso |
F.2 – Riparazione |
|
F.3 – Conferimento |
Ogni misura selezionata è stata articolata in “azioni”, che rappresentano i diversi fronti su cui occorre intervenire ai diversi livelli amministrativi e portano al coinvolgimento di diverse tipologie di soggetti – istituzioni, mondo imprenditoriale, mondo della ricerca, cittadini e mondo associazionistico, terzo settore) .
Le possibili forme di attuazione delle azioni, comprendono diversi tipi di “strumenti” che rappresentano l’aspetto operativo, vale a dire i modi con cui si dà concretezza alle azioni programmate, e sono classificati in:
-
Forme di Partenariato – accordi con i principali stakeholder delle diverse filiere al fine di ridurre la produzione di rifiuti nelle diverse fasi del ciclo di vita dei prodotti o servizi.
-
Strumenti Economici – agevolazioni fiscali
e da finanziamenti (diretti o tramite bandi regionali). -
Strumenti di Informazione/Formazione – attività di promozione o diffusione di criteri o buone pratiche sulla prevenzione (manuali, linee guida, decaloghi, portali, applicazioni, ecc.).
-
Strumenti di Monitoraggio – sistemi di controllo sull’attuazione delle azioni e dimisurazione dei risultati.
Le 8 misure vengono articolate in 16 azioni, come nelle tabella che segue.
Alla sua lettura va fatta una premessa, necessaria a comprenderne il significato.
Accanto ad ogni misura si valuta il suo contributo in termini di rifiuti evitati nel periodo 2013-2020 (in percentuale rispetto al valore obiettivo del programma di prevenzione (che come si è visto è del 15-20% sui rifiuti prodotti nel 2011) e la tempistica dei suoi effetti (breve, medio e lungo termine)
Vi è anche una valutazione quali quantitativa dell’efficacia delle misure proposte, che è data dalla somma di tre parametri (ognuno dei quali può acquistare un valore da 1 a 5 :
– rilevanza , data dal “contributo della misura in termini di rifiuti evitati nel periodo 2013-2020 (in percentuale rispetto al valore obiettivo del programma di prevenzione”
– l’incidenza che “dà una misura della possibile concreta ricaduta sul territorio”;
– capacità di miglioramento “che quantifica il margine di miglioramento rispetto all’esistente” (cioè quanto c’è ancora da fare).
Misura |
Azione |
Contributo al valore obiettivo |
Previsione temporale |
Valutazione |
Misura P.1 – Progettazione Sostenibile |
1) PROMOZIONE ECODESIGN |
1,50% |
Lungo termine |
6 |
2) SUPPORTO ALLA RICERCA |
||||
3) MONITORAGGIO DELL’ECO-INNOVAZIONE IN EMILIA-ROMAGNA |
||||
Misura D.1 – Grande e Piccola Distribuzione |
4) PARTENARIATO CON LA GRANDE E PICCOLA DISTRIBUZIONE |
2,50% |
Medio termine |
13 |
5)RIDUZIONE DELLA OBSOLESCENZA DI APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE |
||||
Misura C.1 – Green Public Procurement |
6) REALIZZAZIONE DI BANDI E CAPITOLATI PER ACQUISTI VERDI |
0,50% |
Breve |
5
|
7) DIFFUSIONE DI BUONE PRATICHE NEGLI UFFICI E PERCORSO FORMATIVO/INFORMATIVO |
||||
Misura C.2 – Consumo Sostenibile |
8) SENSIBILIZZAZIONE DEI CONSUMATORI PRESSO I PUNTI VENDITA DELLA DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA |
4,00% |
Lungo termine |
11 |
9) SENSIBILIZZAZIONE DEI CITTADINI CONTRO LO SPRECO DI BENI |
||||
10) SENSIBILIZZAZIONE DEI CITTADINI ALLA RIPARAZIONE DI BENI |
||||
Misura U.1 – Spreco di Beni |
11) RIDUZIONE DEGLI SPRECHI NELLA RISTORAZIONE COLLETTIVA |
15,30% |
Medio termine |
13 |
12) RECUPERO DELL’ INVENDUTO NELLA GRANDE E PICCOLA DISTRIBUZIONE |
||||
13) ECOFESTE |
||||
Misura F.1 – Riuso |
14) PROMOZIONE DEI CENTRI DI RIUSO |
18,30% |
Breve |
13
|
Misura F.2 – Riparazione |
15) SUPPORTO ALLA RIPARAZIONE DI BENI |
7,40% |
Medio termine |
11
|
Misura F.3 – Conferimento |
16) PROMOZIONE DELLA TARIFFAZIONE PUNTUALE E DI OPPORTUNO SISTEMA DI RACCOLTA |
50,50% | Medio termine | 14 |
Prevenzione dei rifiuti speciali
Per quanto riguarda i RS, il PRPR “… concentra l’elaborazione di strategie di prevenzione ai seguenti settori:
1. Costruzioni, settore per il quale verrà considerata la specifica categoria dei rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione (CER 17**), quantitativamente il più rilevante dopo il CER 19**, vale a dire rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, impianti di trattamento delle acque reflue fuori sito, nonché dalla potabilizzazione dell’acqua e dalla sua preparazione.
2. Commercio, riparazione e altri servizi, settore per il quale verranno considerati prevalentemente i rifiuti da imballaggio.
3. Industria minerali non metalliferi, settore per il quale verranno presi in considerazione soprattutto gli scarti delle lavorazioni ceramiche.
A questi settori, rilevanti dal punto di vista quantitativo, si aggiungono il settore agricolo e quello agroindustriale, meno impattanti come quantità di rifiuti prodotti, ma con interessanti potenzialità collegate a due fattori:
– la valorizzazione dei materiali di scarto provenienti dall’industria agroalimentare, come materie prime seconde in altre filiere produttive o per la produzione di biocombustibili tramite bioraffinerie;
– la possibilità di sostituire la plastica usata in agricoltura con materiali biodegradabili in suolo (in conformità alla norma UNI 11462).
A questi settori saranno dedicati “ …specifici tavoli di lavoro, presso cui far convergere i principali soggetti interessati: oltre
alla Regione, imprese del settore, associazioni di categoria, Comuni e Province. Verrà di volta in volta valutata l’utilità di coinvolgere altri soggetti, come enti di ricerca o fornitori di tecnologie e servizi.” .
Il loro compito sarà studiare le condizioni che agevolano l’utilizzo dei sottoprodotti ovvero, come richiesto dalla normativa, la certezza del loro impiego e l’assenza di preventiva trasformazione della materia. In particolare i tavoli si concentreranno su:
- le opportunità di recupero/riutilizzo di materia proveniente dal proprio o da altri processi produttivi per ridurre il quantitativo di rifiuti prodotti, secondo un approccio di simbiosi industriale;
- le eventuali tecniche pulite per ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti generati;
- gli ostacoli all’introduzione di nuove tecniche (intesi come tecnologie e come modalità gestionali) e le forme di sostegno all’innovazione;
- le possibili soluzioni operative per promuovere la prevenzione dei rifiuti speciali.
La Regione si dice disposta a sostenere eventuali progetti pilota.
Un “… ulteriore tavolo di lavoro potrebbe quindi trattare tematiche come l’identificazione delle “materie prime seconde” o con la definizione di sottoprodotti. Al suddetto tavolo prenderebbero parte i maggiori portatori di interesse, come il mondo imprenditoriale, gli enti locali, nonché la Regione. Ulteriori obiettivi di questo tavolo potrebbero essere l’identificazione di eventuali forme d’intesa fra i soggetti interessati, il supporto allo scambio di “materie prime seconde” e sottoprodotti all’interno del territorio regionale (simbiosi industriale) al fine di agevolare la prevenzione di specifiche tipologie di rifiuto e la riduzione dello spreco.” …
In conclusione, il Programma punta ad una riduzione della produzione pro-capite di rifiuti in misura compresa tra il 15 e il 20% (tra i 100 e i 135 kg/abitante) come “valore obiettivo” al 2020.
E’ allora significativo riportare alcune delle conclusioni tratte dagli estensori del PRPR, ordinando le misure sulla base dei punteggi ottenuti con al “valutazione “ descritta in precedenza3 .-
“Appare evidente che la misura di maggiore importanza è il Conferimento, ed in particolare le azioni di promozione della tariffazione puntuale … . Risultano strategiche anche le misure che coinvolgono le attività commerciali e di distribuzione (“Grande e Piccola Distribuzione” e “Spreco di Beni”), nonché le azioni legate al prolungamento della vita utile dei prodotti attraverso iniziative di Riuso.
La Misura F.3 ed in particolare l’introduzione di sistemi di tariffazione puntuale può contribuire da sola per oltre il 50% al valore obiettivo, confermandosi come Misura prioritaria del presente Programma di prevenzione.
E’ importante segnalare che le Misure D.1, U.1 ed F.1, a parità di punteggio, forniscono un contributo diverso: le azioni di Riuso e Spreco di Beni consentono una buona prestazione in termini quantitativi, mentre le azioni sulla Grande e Piccola Distribuzione, se da un punto di vista meramente quantitativo non sembrano portare a risultati consistenti, dal punto di vista qualitativo appaiono strategiche vista la numerosità delle strutture di vendita e la preferenza che i cittadini gli attribuiscono per la propria spesa: le strutture di vendita possono quindi rappresentare un efficace mezzo per veicolare importanti messaggi ai consumatori.”
Viene segnalato che , dato che l’attuazione del Programma avverrà in sette anni, “attuare in primis le Misure risultate come prioritarie dalla valutazione quali-quantitativa potrebbe fornire maggiore garanzia per il raggiungimento degli obiettivi di Piano nei tempi previsti. Avviare subito un sostegno all’introduzione di sistemi di tariffazione puntuale rappresenta in quest’ottica una priorità, considerato anche che tale azione produrrà effetti dopo il primo biennio in ragione dei tempi tecnici necessari per Comuni e Gestori del servizio per il passaggio al nuovo sistema, che implica in molti casi un adeguamento dell’intero sistema di raccolta.
Considerazioni conclusive e di commento
Il Programma costituisce una buona base di lavoro e va valutato positivamente per una serie di motivi: integra la prevenzione nelle gestione dei rifiuti e indica soggetti da coinvolgere e strumenti da utilizzare. Vi sono peraltro alcuni problemi da affrontare perchè possa dispiegare le sue potenzialità-
Il primo è come rimediare ad una mancanza a due “buchi”; un piano che si propone ambiziosi piani di riduzione dei rifiuti non può non fare i conti con due elementi che fanno i (grandi) numeri delle riduzione.
Il primo è il problema dell’assimilazione.
E’ ormai riconosciuto che Emilia Romagna (e Toscana) sono i campioni della produzione di rifiuti in Italia a causa del combinato disposto tra sistema di raccolta (basato in prevalenza su una offerta di grandi volumi e una razionalizzazione del sistema di raccolta centrata su mezzi mono-operatore) e sistema allargato di assimilazione.
Il sistema di raccolta viene messo positivamente in discussione dalla misura “F3 Conferimento” che propone – entro i tempi necessari alla trasformazione – lo sviluppo di “opportuni sistemi di raccolta” che permettano la “promozione della tariffazione puntuale”.
E probabilmente necessario avviare, assieme ai tavoli che il PRPR prevede di avviare con i settori produttivi con i quali si discuteranno obiettivi e misure della azioni di prevenzione sui Rifiuti speciali (v. sopra), anche un tavolo sull’assimilazione che su iniziativa di Atersir, potrebbe verificare con gli stakeholders pubblici e privati interessati soluzioni diverse dalle attuali.
Si potrebbe partire da domande come ad es.: il passaggio verso forme di raccolta domiciliari rende necessarie e possibili almeno parziali de-assimilazioni? A ciò può far riscontro l’erogazione, da parte di Comune e gestori delle raccolte, di “servizi integrativi” per avviare azioni di prevenzione e riduzione, di avvio al recupero e allo smaltimento in regime di RS? E’ possibile un parziale riutilizzo per questi servizi di processi e mezzi per la raccolta “pensionati dal passaggio al porta a porta”?
Il secondo importante “buco” è quello del compostaggio domestico.
E’ in realtà un “buco” della programmazione nazionale dal momento che il PNPR non lo inserisce tra la misure che dedica ai “rifiuti biodegradabili” .
E’ però anche vero che questa esclusione ha suscitato vivaci e motivate proteste tra gli operatori.
Ad es.. nel workshop che abbiamo organizzato come Finestra sulla prevenzione dei rifiuti a Ravenna 20144, tutti gli intervenuti hanno sostenuto che il compostaggio domestico va a tutti gli effetti considerato prevenzione riduzione e non va assimilato alle raccolte differenziate per “gonfiare” i tassi di intercettazione..
E che non si possono raggiungere gli obiettivi di prevenzione se non si considera questa azione, che è quella che pesa di più dal punto di vista quantitativo.
La Regione Marche ha indicato il modo per “supplire” a questa mancanza, sfruttando una possibilità offerta dal PNPR stesso, che consente alle Regioni, di “includere nella loro Pianificazione ulteriori Misure diverse rispetto a quelle prospettate dal Programma, in coerenza con le specificità socio-economiche e ambientali del territorio.” Sulla base di questa possibilità la Regione Marche hanno i
nserito il compostaggio domestico nel PRPR considerandolo azione/misura di prevenzione prioritaria (ed essendo il suo territorio particolarmente adatto a questa pratica).
Inoltre l’intervento di Enzo Favoino e Massimo Centemero, svolto a nome di Scuola agraria del Parco di Monza e Consorzio Italiano Compostatori [7] ha sostenuto come alla luce della normativa comunitaria e della prassi classificatoria nazionale (rapporto Ispra) sia meglio “considerare il compostaggio domestico come attività di prevenzione/riduzione, come è sempre stato, in grado di dare una destinazione più “naturale” ed immediata ai materiali risultanti dalla manutenzione del proprio giardino”.
Dal workshop di Ravenna è emersa la necessità di chiedere al MinAmb di esprimersi in questo senso e di far chiarezza su questa questione, considerata fondamentale sia in termini di principio, che per consentire il raggiungimento degli obiettivi di riduzione fissati al Programma Nazionale di Prevenzione Rifiuti (PNPR).
Sarebbe quindi interessante se questa posizione fosse fatta propria e sostenuta dalla Regione Emilia Romagna in sede di Tavolo ministeriale per la gestione del PNPR.
Tanto più che in uno dei pochi esempi di programmazione sovra comunale della prevenzione dei rifiuti avviati sul suo territori (gli Indirizzi per il Programma Provinciale di Prevenzione dei rifiuti di Reggio Emila, approvati dall’assemblea locale dell’Atersir) il compostaggio domestico gioca un ruolo qualitativo e quantitativo centrale 5
Passiamo ad alcune considerazioni sulla gestione della azioni programmate.
Se la diffusione della tariffa e in particolare della tariffa puntuale viene considerato centrale può essere utile ricordare un’iniziativa promossa da Arpa Veneto nel 2001 – 2002. Venne creato un qualificato gruppo di lavoro che produsse Linee Guida regionali per il passaggio dall’allora Tarsu alla Tia e un Regolamento tipo per la sua gestione.
Questi strumenti vennero diffusi attraverso una serie di giornate formative tenute in tutte le Province.
Questo fu il volano che ha fatto del Veneto la Regione con la più alta diffusione del regime tariffario e con la più alta presenza della tariffa puntuale.
La definizione delle Linee Guida nella trasformazione del servizio e per il passaggio da TARI a TARIP, di una serie di strumenti che possano aiutare Comune e Gestori lungo il percorso, di un supporto formativo e assistenziale straordinario e ordinario.
Ecco un terreno di iniziativa che Atersir, ArpaER e Regione Emilia Romagna possono definire e proporre a sostegno del PRPR ai soggetti coinvolti nella misura (Comuni, Gestori, Regione).
E veniamo al problema di come trovare le risorse che consentano di tradurre il programma in iniziative capaci di raggiungere i suoi obiettivi. In altre parole: come si paga la prevenzione?
Per attuare il PRPR e per sviluppare e attuare Programmi di Prevenzione e livelli territoriali (di Ambito) possono essere ricavata da tre strumenti di eco fiscalità, che un indirizzo da parte di Regione e Atesir potrebbe contribuire a sviluppare, creando cespiti permanenti – il “tesoretto della prevenzione dei rifiuti”.
-
un utilizzo del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi introdotto con la legge finanziaria del 1996 – la 549/95 (meglio noto come eco tassa), per sostenere, come era negli intendimenti originari, prima di tutto politiche ed azioni di prevenzione e riduzione dei rifiuti;
-
la possibilità per l’autorità d’ambito di modulare le tariffe di accesso agli impianti di smaltimento in funzione della produzione pro capite di rifiuto residuo; con una extra costo da attribuire a quelle maggiori. In termini assoluti, ma anche relativi, aiutando così Comuni e ambiti che partono da valori pro capite alti, ma si pongono sulla strada del miglioramento;
-
l’introduzione nel Piano economico e Finanziario (PF) della Tariffa i Costi di Prevenzione Rifiuti (CPR).
La tariffa paga i costi di gestione del settore, non solo quelli di raccolta e trattamento. Anzi, la legge dice con chiarezza che la prevenzione è il punto di partenza e parte integrante della gestione dei rifiuti. Ogni utenza potrebbe pagare in tariffa una cifra di cui non si accorgerebbe quasi (ad es 1 €) per la prevenzione. Con il ricavato di questa addizionale è possibile definire i programma di prevenzione territoriali (Comunali o d’Ambito) e poi finanziarne le azioni (quelle che non si basano su intese volontarie non onerose con soggetti privati)6.
La diffusione territoriale del Programma.
Le indicazioni del PRPR costituiscono un prezioso indirizzo, che va in gran parte attuato a livello territoriale. Il livello comunale (per Comuni di notevoli dimensioni) e ancor meglio di Ambito sovra comunale è quello al quale si applicano gli strumenti economici, si coinvolgono gli stakeholders per definire le intese di carattere volontario, ci si riferisce direttamente a popolazione e operatori coinvolti sul piano locale.
Atersir. Regione e ArpaER potrebbero quindi dare una indicazione attuativa, per lo sviluppo della azioni messe a a punto dal piano: quella di definire programmi di prevenzione rifiuti “attuativi” in ogni contesto nel quale si pianifica la gestione dei rifiuti (sezioni territoriali Atersir).
Infine una notazione sula gestione del programma e sulla sua capacità di raggiungere gli obiettivi e portare i “numeri delle riduzione” a influire sulla pianificazione del sistema di raccolte e impiantistico.
Atersir, Regione e ArpaER possono definire e gestire una banca dati delle esperienze capace di offrirne una descrizioni “modellizzata”, che le renda cioè replicabili con gli opportuni adattamenti ai contesti e di definire un set di indicatori capaci di descrivere l’efficacia delle azioni in termini anche quantitativi (kg/ab/a di riduzione).
Di dire cioè non quale parte dell’obiettivo di riduzione assegnare ad una misura (come fa il Programma) ma quanto ogni azione di quella misura è in grado di ridurre per flusso (di rifiuto) e per contesto (di potenziale produzione di rifiuti).
1 Adottato con DGR n.103 del 3 febbraio 2014.
2http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/rifiuti/temi/piani-e-programmi/piani-e-programmi-1 Il PRGR è attualmente nelle fase di discussione delle osservazioni presentate dal pubblico e che verrà ripreso dal Governo che uscirà dalle nuove elezioni, dopo l’interruzione anticipata della legislatura
3 Misura (Valutazione Quali-Quantitativa)
F.3 – Conferimento (14)
D.1 – Grande e Piccola Distribuzione (13 )
U.1 – Spreco di Beni (13)
F.1 – Riuso (13)
C.2 – Consumo Sostenibile (11)
F.2
– Riparazione (11)
P.1 – Progettazione Sostenibile (6)
C.1 – Green Public Procurement (5)
5V. storage.provincia.re.it/file/Indirizzi_2__PPPR_Reggio_Emilia.pdf
6V. Mario Santi Gestione dei rifiuti: la prevenzione alla base del piano finanziario- in Ambiente&Sicurezza 21/22 del 26 novembre 2013. La proposta è all’attenzione del Comitato Scientifico del Programma Nazionale di Prevenzione Rifiuti.