Le sostanze per-fluoro-alchiliche (PFAS) sono composti formati da una catena di atomi di carbonio (in genere da 4 a 8 atomi) a cui sono legati principalmente atomi di fluoro e da un gruppo funzionale idrofilo. Si tratta di sostanze altamente persistenti e diffuse in tutti i comparti ambientali con una presenza particolarmente rilevante nel comparto idrico. Ad oggi non esiste, né nella normativa europea né nella normativa nazionale, un limite per questa categoria di sostanze per le acque potabili, se escludiamo quanto previsto dalla Regione Veneto,
La giunta regionale del Veneto, in attesa che si pronuncino l’organizzazione mondiale di sanità (OMS) e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), ha emanato disposizioni (DGRV n. 1590 del 3/10/2017 e DGRV n. 1591 del 3/10/2017) per regolamentare la presenza – nelle acque destinate al consumo – delle due sostanze più pericolose: PFOS+PFOA non potranno superare i 90 ng/L (nanogrammi per litro), di cui PFOS non superiore a 30 ng/L, mentre per gli altri PFAS è stato previsto un limite cumulativo di 300 ng/L.
Attualmente, in Italia, esistono solo “obiettivi di performance” per le acque potabili indicati nel 2014 dall’Istituto Superiore di Sanità, che consentono l’erogazione di acqua con un livello complessivo di PFAS di 1030 ng/L (500 di PFOA, 30 di PFOS, 500 di “altri PFAS”).
Un articolo di ARPA Toscana propone una sintesi con riferimenti delle linee guida e della normativa italiana ed europea e riassume quanto fatto negli ultimi anni dall’ente in materia di ricerca e di controlli su questo tema.
L’articolo è disponibile al seguente link
Fonte: ARPAT Toscana