L’AEA, insieme alla Rete europea di informazione e osservazione ambientale (Eionet) e al Centro tematico europeo per la biodiversità e gli ecosistemi (ETC-BE), ha recentemente progettato e condotto uno studio pilota per testare un processo di campionamento e analisi della RAM nelle acque superficiali (Schwermer et al., 2025). In assenza di protocolli comuni, questa collaborazione si è concentrata sull’armonizzazione di metodi, indicatori, analisi dei campioni e comunicazione dei dati. Questi sforzi contribuiscono allo sviluppo di un sistema integrato per la sorveglianza dell’AMR in un contesto One Health.

La RAM (Resistenza Anti Microbica) è una delle principali minacce per la salute pubblica a livello globale, riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2023). Il carico sanitario derivante dalle infezioni da RAM è paragonabile a quello di malattie gravi come l’HIV e la malaria, ed è potenzialmente molto più elevato. La RAM provoca infezioni sempre più difficili da trattare, con conseguenti prolungamento della malattia, costi medici più elevati e aumento della mortalità. Le previsioni indicano fino a 1,9 milioni di decessi attribuibili alla RAM e 8,2 milioni di decessi associati a livello globale entro il 2050 (Nagavi et al., 2024). Oltre 35.000 persone muoiono ogni anno a causa di infezioni resistenti agli antibiotici nell’UE, in Islanda e in Norvegia, un numero in aumento negli ultimi anni (ECDC, 2025b).
Le principali cause della resistenza antimicrobica sono la prescrizione eccessiva e l’uso improprio di antibiotici in ambito sanitario e veterinario. Nel tempo, i microrganismi sviluppano resistenza ai composti antimicrobici. Anche gli scarichi provenienti da ospedali e impianti di trattamento delle acque reflue urbane possono diffondere nell’ambiente batteri resistenti agli antibiotici e/o geni di resistenza agli antibiotici.
Gli ambienti naturali possono fungere da serbatoi per microrganismi resistenti e favorire lo sviluppo e la selezione di geni di resistenza agli antibiotici. Il trasferimento di questi geni tra microrganismi è un processo naturale, sebbene possa essere favorito da attività antropiche e fattori come l’inquinamento e la temperatura.
Le prove suggeriscono che i residui antimicrobici nell’ambiente, così come i processi naturali, possono favorire lo sviluppo e la diffusione della resistenza, mettendo a rischio la salute umana e animale .
L’UE ha adottato misure significative per affrontare la resistenza antimicrobica. Tra queste, la Raccomandazione del Consiglio sull’intensificazione delle azioni dell’UE per combattere la resistenza antimicrobica nell’ambito di un approccio “One Health” (CE, 2023), che amplia il Piano d’azione “One Health” dell’UE (CE, 2017) . Questo piano contiene oltre 70 azioni in materia di salute umana, animale e ambientale e sottolinea la necessità di una sorveglianza e di un monitoraggio rigorosi. Il monitoraggio della resistenza antimicrobica nell’ambiente è necessario per comprendere il potenziale ruolo dell’ambiente nel favorire e trasmettere la resistenza a persone e animali.
Il riconoscimento della necessità di monitorare la RAM nell’ambiente è un’evoluzione relativamente recente. Tuttavia, esistono meccanismi consolidati per affrontare i rischi posti dalla RAM nei settori alimentare, della salute umana e animale. Adottare un approccio One Health significa che il potenziale contributo dell’ambiente dovrebbe essere integrato alla sorveglianza esistente.
Il monitoraggio ambientale:
- può aiutare a identificare i focolai di RAM;
- valutare la diffusione della RAM e i vettori di trasmissione;
- fornire informazioni sulle tendenze e sui geni emergenti;
- monitorare l’efficacia di interventi come la gestione dei rifiuti;
- rafforzare la nostra comprensione dei rischi correlati RAM.
Le revisioni della Direttiva sulle acque reflue urbane e le proposte di revisione della Direttiva Quadro Acque impongono rapidi progressi verso un monitoraggio armonizzato della RAM ambientale. Uno studio pilota di Eionet sul monitoraggio della RAM nelle acque superficiali ha individuato diversi punti da perfezionare per la raccolta di dati affidabili e comparabili (Schwermer et al., 2025).
Dopo aver definito un approccio armonizzato a livello europeo per il monitoraggio e la segnalazione della RAM nelle acque superficiali, il gruppo di lavoro Eionet ha condotto uno studio pilota per testare e perfezionare le metodologie, raccogliere dati e identificare le criticità. Lo studio si è concentrato sui fiumi a valle degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane (UWWTP), nonché sugli affluenti e gli effluenti degli UWWTP.
Risultati chiave dello studio pilota condotto dal gruppo di lavoro Eionet sulla resistenza antimicrobica nelle acque superficiali
Lo studio ha prodotto risultati importatnti relativi all’istituzione di un sistema di monitoraggio armonizzato per la resistenza antimicrobica:
- Chiarezza e accordo sullo scopo del monitoraggio. I potenziali obiettivi di monitoraggio negli studi sulla resistenza antimicrobica ambientale includono la sorveglianza ambientale, l’efficacia del processo di trattamento e la sorveglianza della salute pubblica o animale.
- Variabilità nelle capacità e nelle risorse nazionali. Tra i paesi partecipanti è stata evidenzaiata una notevole variabilità nelle capacità e nelle risorse di monitoraggio della RAM evidenziando la necessità di metodologie e protocolli armonizzati. Il livello di esperienza con la qPCR e le tecniche di coltura variava significativamente tra i membri del gruppo di lavoro. La mancanza di finanziamenti nazionali dedicati al monitoraggio della resistenza antimicrobica nell’ambiente ha limitato la portata e la portata delle attività nello studio pilota. Considerazioni e dibattiti metodologici. La standardizzazione di metodi e protocolli si è rivelata impegnativa. La selezione degli indicatori di resistenza antimicrobica rilevanti per gli obiettivi di monitoraggio ha richiesto un’ampia discussione, con dibattiti sulla rilevanza di alcuni marcatori clinici in contesti ambientali e sulla fattibilità dell’analisi in un arco di tempo ristretto. L’armonizzazione dei metodi di campionamento, delle tecniche analitiche, dell’uso di standard e controlli e delle procedure di reporting dei dati è stata essenziale per garantire l’affidabilità e la comparabilità dei risultati.
La selezione degli indicatori si è concentrata su geni comunemente presenti e facilmente rilevabili, insieme a quelli meno abbondanti ma clinicamente rilevanti. Il processo di selezione degli indicatori batterici ha preso in considerazione indicatori di contaminazione fecale, significatività clinica, disponibilità di protocolli standardizzati e possibile compatibilità con altri approcci di monitoraggio.
Fonte: Agenzia Europea Ambiente

