Da Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, arrivano 5 proposte concrete per contribuire a risolvere le problematiche legate ai PFAS nel campo del settore idrico e di quello ambientale. Eliminazione e sostituzione funzionale dei PFAS in tutti i prodotti nei quali non siano indispensabili, applicazione del principio “chi inquina paga”, identificazione di potenziali alternative, sviluppo di nuove tecnologie e finanziamento di percorsi di transizione per l’industria e i gestori. Sono queste le poroposte di base.
Eeliminazione e sostituzione funzionale dei PFAS in tutti i prodotti nei quali non siano indispensabili: definire un orizzonte a medio-lungo termine per il divieto di produzione e commercializzazione fornirà un quadro normativo di stimolo anche all’industria per investimenti in soluzioni alternative.

Con la consapevolezza che i maggiori costi operativi e infrastrutturali non possono gravare integralmente sulle tariffe del servizio idrico integrato, è necessario prevedere l’applicazione del principio “chi inquina paga” nell’ambito di un contesto armonizzato a livello europeo, che porterebbe equità nella protezione della salute e dell’ambiente e al contempo incentiverebbe la ricerca a soluzioni alternative e più sostenibili. –

La terza proposta si concentra sulla ricerca di prodotti alternativi ai PFAS, valutando l’idoneità delle alternative in termini di prestazioni, di sostenibilità per la salute umana e per l’ambiente nonché la relativa disponibilità sul mercato. L’abbattimento dei PFAS richiede infatti lo sviluppo di nuove tecnologie nei sistemi di trattamento, i cui costi attualmente non sono industrialmente sostenibili, intensificando e finanziando le attività di ricerca.

Alla luce di tutte queste complessità, occorre sostenere anche finanziariamente i gestori dei settori idrico e ambientale insieme a percorsi di transizione per l’industria.
A seguito della Direttiva europea sui PFAS del 2020 che entrerà in vigore nel gennaio del 2026 – spiega Paolo Romano, vicepresidente di Utilitalia – i gestori del servizio idrico nelle aree interessate hanno monitorato la loro presenza nelle acque che distribuiscono e avviato investimenti importanti, un controllo continuo con le migliori tecnologie disponibili per la loro misura e hanno preso i provvedimenti caso per caso più opportuni per la tutela dei cittadini. Ora, con questo documento di posizionamento, la Federazione ha voluto fare un ulteriore passo in avanti per contribuire alla soluzione di un problema che non può ricadere esclusivamente sugli operatori dei servizi idrici e ambientali. Dal lato loro, le imprese dei servizi pubblici continueranno a mettere in campo tutte le conoscenze a propria disposizione per ridurre ogni rischio a carico dei cittadini.

Fonte: utilitalia

In Veneto la Corte D’assise di Vicenza ha condannato 11 dei 15 manager dell’ex fabbrica Miteni di Trissino (Vicenza) per l’inquinamento da composti perfluoroalchilici, che ha toccato le provincie di Vicenza, Padova e Verona e 350mila cittadini. Decine i milioni di euro di risarcimento danni. La Corte ha stabilito anche i risarcimenti per oltre 300 parti civili, fra privati ed enti pubblici: al solo Ministero dell’Ambiente è stato riconosciuto un risarcimento di 58 milioni di euro, alla Regione Veneto 6,5 milioni, all’agenzia per l’ambiente Arpav 800mila euro mentre per le singole persone, in particolare anche le “Mamme”, i risarcimenti vanno dai 15 ai 20mila euro. Così come sono stati ristorati comuni, società idriche e Provincia di Vicenza.

Fonte: ANSA