Lo scorso dicembre ISPRA ha presentato il rapporto Inventario nazionale delle strutture di deposito di rifiuti estrattivi, chiuse o abbandonate, di tipo A. Rapporto di aggiornamento 2022 come richiesto dall’art. 20 del D.Lgs. 117/08, in recepimento della direttiva 2006/21/CE e secondo le modalità indicate dal DM 16 aprile 2013. Nel documento vengono presentati i nuovi riscontri pervenuti all’ISPRA nel 2021/2022 dalle Amministrazioni competenti. In mancanza di riscontri, si riportano le informazioni già raccolte nei precedenti aggiornamenti, a partire dall’inventario provvisorio realizzato da ISPRA nel 2012.

Cumuli e bacini di decantazione di rifiuti estrattivi possono rappresentare enormi rischi per l’uomo e l’ambiente come testimoniano le catastrofi del passato e, purtroppo, del presente. Tra le prime si ricorda il disastro di Aberfan , quello di Stava ma anche quello più recente di Bento Rodriguez , di Brumadinho , per arrivare ai giorni nostri con il disastro di Myanmar ed il recentissimo di Jagersfontein.

Tra gli elementi che accomunano questi disastri risalta l’incuria dell’uomo verso le strutture di deposito contenenti “rifiuti estrattivi”, sia in fase di scelta dei terreni di posa che nel successivo monitoraggio durante e post esercizio. Allo scopo di individuare tali potenziali sorgenti di pericolo per gestirle al meglio, l’Unione Europea ha emanato la direttiva 2006/21/CE Gestione dei rifiuti delle industrie estrattive disponendo, per ciascuno Stato membro, la realizzazione dell’inventario delle sorgenti di pericolo, ricadenti sul proprio territorio, entro il 1° maggio 2012, ed il periodico aggiornamento.

L’Italia ha recepito la norma europea con il D.Lgs. 30 maggio 2008 n.117 che stabilisce, come finalità, le misure, le procedure e le azioni necessarie per prevenire o per ridurre il più possibile eventuali effetti negativi per l’ambiente, nonché eventuali rischi per la salute umana, conseguenti alla gestione dei rifiuti prodotti dalle industrie estrattive (art. 1). Il D.Lgs. 117/08 ha dato seguito, quindi, anche al recepimento della realizzazione dell’Inventario delle strutture di deposito dei rifiuti chiuse, incluse le strutture abbandonate (art. 20), disponendo, in particolar modo:

• il trasferimento ad ISPRA (già APAT), da parte di ciascuna Autorità competente, dell’informativa su tali strutture comprese nel territorio di competenza, secondo le modalità da stabilirsi con decreto ministeriale;

• la realizzazione dell’inventario nazionale, a cura di ISPRA, entro il 1° maggio 2012. In attesa delle modalità per la realizzazione dell’inventario nazionale di cui all’articolo 20 del D.lg. 117/08, fornite solo nel 2013 dal decreto ministeriale (DM 16 aprile 2013), ISPRA (già APAT) ha provveduto alla redazione, e relativa pubblicazione nel 2012, dell’inventario “provvisorio” delle strutture di deposito di tipo A, sulla base di dati ed elaborazioni effettuate su tutto il territorio nazionale dallo stesso Istituto, come illustrato nel documento I siti minerari italiani (1870-2006). Censimento dei siti minerari abbandonati. Aprile 2008.

Con la successiva emanazione del DM 16 aprile 2013, l’Istituto ha potuto raccogliere tutte le informazioni di aggiornamento relative alle strutture già censite e/o da censire, presso le Autorità competenti (Regioni/Province autonome), secondo le modalità indicate dal citato decreto, con particolare attenzione alla valutazione del Rischio statico-strutturale ed ecologico sanitario, come richiesto dall’art. 3, comma 3 (L’autorità competente valuta quali dei siti estrattivi presenti sul territorio di competenza sono effettivamente o potenzialmente pericolosi tenendo in considerazione sia il rischio statico-strutturale che il rischio ecologico sanitario).

Per ciascuna struttura di deposito censita nell’inventario nazionale, quindi, vengono riportate, dove disponibili, le informazioni sulle valutazioni di Rischio ecologico sanitario e statico-strutturale.

Il Rapporto è disponibile qui.

Fonte: ISPRA