* Si ringraziano Giorgio Ghiringhelli e la struttura di Ars ambiente srl per i materiali forniti e la collaborazione nella stesura di questa nota.
Dal Programma Regionale di Prevenzione Rifiuti (PARR) allo sviluppo delle pratiche che la realizzano: dopo la rete territoriale conto lo spreco alimentare vengono sostenuti i centri del riuso.
Dopo aver varato un Programma Regionale di Gestione dei Rifiuti con all’interno Programma di prevenzione della produzione di rifiuti urbani [1], la Regione Lombardia ha iniziato a sostenere alcune azioni di prevenzione che possono avere esiti importanti sulla riduzione dei rifiuti e in particolare dei rifiuti residui (RUR) e dei rifiuti ingombranti.
Ho già commentato il progetto di “Reti territoriali contro o spreco alimentare”, lanciato a giugno 2017 con un importante convegno[2].
Ora mi soffermo su un’esperienza che sta nascendo da un’altra iniziativa regionale, un bando per l’assegnazione di contributi a enti pubblici per la realizzazione di “centri del riutilizzo”[3], con il quale la Regione ha stanziato mezzo milione di euro nel 2017 e un milione di euro nel 2016..
Il bando è redatto, secondo i principi della L.R. 26/2003, ai fini del raggiungimento degli obiettivi di riduzione della produzione dei rifiuti ed alla ottimizzazione delle operazioni di riutilizzo.
La prevenzione è infatti posta in cima alla gerarchia europea relativa alla gestione dei rifiuti introdotta dalla direttiva 2008/98/CE e recepita a livello nazionale all’art. 179 del D.lgs 152/06.
Al bando hanno partecipato numerose amministrazioni pubbliche e recentemente è stata pubbblicata la graduatoria dei progetti finanziati.
Il progetto del centro del Riutilizzo (CdR) di Busto Arsizio è stato presentato dal Comune, in collaborazione con AGESP Spa e il supporto di ARS ambiente, per completare i servizi offerti ai cittadini.
Per oltre un anno è stata studiata la possibilità di realizzare il Centro, valutando le aree e gli edifici a disposizione dell’amministrazione e studiando la rete di Usatoteche[4] e associazioni che sul territorio cittadino si occupano di beni usati, coinvolgendo cioè la rete di volontariato e terzo settore che da vent’anni rimette in circolo l’usato.
Si è così individuata la necessità di realizzare un Centro del Riutilizzo pubblico adiacente al Centro Multiraccolta per intercettare i beni ancora in buono stato che i cittadini vorrebbero smaltire.
L’attivazione di un Centro del Riutilizzo persegue finalità di alto valore ambientale, sociale e culturale:
- riduzione dei rifiuti da avviare a smaltimento o recupero;
- valorizzazione dei beni, prolungandone il ciclo di vita oltre le necessità del primo utilizzatore, superando la cultura dell’usa e getta;
- valorizzazione dei beni anche a fini di solidarietà verso le fasce di popolazione più deboli;
- sensibilizzazione ambientale rivolta all’intera popolazione e in particolare ai giovani.
La Regione chiariti interventi e spese ammissibili, aveva previsto nel bando criteri oggettivi e misurabili che hanno consentito e la selezione dei progetti presentati arrivando ad una graduatoria per l’assegnazione dei fondi[5].
Il progetto di Busto Arsizio è stato inserito tra quelli che potranno accedere ad un contributo regionale (il 2° assoluto per qualità del progetto), che ne coprirà il 70% delle spese di investimento. Un elemento importante e simbolico è che il primo elemento riutilizzato sarà proprio la struttura che ospiterà il centro per il riutilizzo. Verrà infatti data una seconda vita utile ad una struttura realizzata in occasione di Expo 2005, ovvero l’”Expohub”, la tensostruttura realizzata in quell’occasione e da allora inutilizzata sarà infatti la copertura della piazzola del centro del riuso
Il progetto nasce dalla volontà di valorizzare i beni e i materiali che possono avere una seconda vita, al fine di ridurre le quantità di rifiuti prodotti sul territorio, di attivare una iniziativa di sensibilizzazione ambientale e di dare una risposta alle richieste che provengono dalla collettività.
In particolare, nella fase gestionale dei centri, si intende individuare uno spazio e organizzare un servizio in grado di poter mettere a disposizione beni e/o materiali non più necessari all’originario utilizzatore, ma ancora idonei all’uso da parte di altri utenti.
Sono azioni che tendono a favorire la riduzione della quantità di rifiuti prodotti intervenendo con azioni di prevenzione e si inseriscono perciò a monte del ciclo di produzione dei rifiuti.
L’azione di riutilizzo del bene avviene prima che il bene sia classificato rifiuto e quindi sia assoggettato al regime legislativo dei rifiuti.
In questo modo il bene rimane un oggetto ancora utile e non diventa un rifiuto.
L’ammissione al bando è stato accolta con grande soddisfazione a Busto, e la stampa locale ne ha sottolineato la valenze[6].
E’ certamente positivo il giudizio sul fatto che una Regione (nello specifico la Lombardia) metta dei fondi per avviare, un servizio e assieme un’”impresa” che non potrebbe essere più “circolare” dello sviluppo del riutilizzo di beni sottratti al destino di rifiuto.
Ho voluto invece chiedere a Giorgio Ghiringhelli, che per Ars ambiente ha curato la progettazione del Centro, se ritiene che l’esperienza possa diffondersi e quali siano le condizioni economiche e sociali si possa passare da aiuto pubblico nella fase di start up ad un consolidamento dell’esperienza nella fase di gestione. Eccole sue risposte.
Il Bando regionale è stato per noi una precondizione fondamentale per permettere lo sviluppo di questa iniziativa a Busto Arsizio: grazie ad esso infatti è possibile accedere a risorse pubbliche per finanziare la struttura fisica e le dotazioni minime necessarie perché si svolgano le attività. Fondamentale perché queste iniziative si sviluppino è anche che esse si inseriscano in modo più possibile coordinato nella rete di riuso già presente nei territori interessati affinché completino l’offerta ai cittadini e favoriscano il recupero di quei beni “intermedi” tra gli oggetti di sicuro valore anche da usati (destinati alla vendita on line e alle usatoteche private) e i beni destinati alle isole ecologiche comunali perché percepiti dai cittadini come di scarsa utilità residua. Il futuro sarà quello di organizzare anche servizi di riparazione in modo da sottrarre allo smaltimento anche i beni in buono stato ma non più funzionanti.
Ho chiesto infine se (e a che condizioni) CdR sarà poi in grado di “camminare con le sue gambe”.
Il nostro progetto– ha risposto Ghiringhelli – è nato, ha seguito le indicazioni del Bando regionale e proprio per questo prevede che il Centro dei Riutilizzo sia in grado di autofinanziarsi almeno per la gestione corrente; ciò è possibile classificando e organizzando i beni attribuendogli un valore economico e favorendo una “catena dei riuso” che permetta a tutti gli attori coinvolti di partecipare sia alle fasi di consegna che a quelle di prelievo. Un elemento chiave del progetto è quindi quello della comunicazione e informazione ai cittadini, con un sistema web per valorizzare i beni raccolti.
[1] http://www.labelab.it/dfgh987/il-programma-di-prevenzione-nel-piano-regionale-gestione-rifiuti-della-lombardia/
[2] http://www.labelab.it/dfgh987/il-lancio-delle-reti-territoriali-virtuose-contro-lo-spreco-alimentare-promosse-da-regione-lombardia-i-risultati-un-progetto-ben-radicato-e-un-possibile-punto-di-partenza/
[3] Approvato con DECRETO N. 8014 Del 04/07/2017 – Identificativo Atto n. 311 Direzione generale ambiente, energia e sviluppo sostenibile, in attuazione del P.R.G.R. approvato con D.g.r. n. 1990 del 20/06/2014
[4] http://www.usatoteca.it/
[5] La valutazione delle domande è avvenuta sulla base dei seguenti criteri: Livello di progettazione Percentuale di finanziamento richiesta Compartecipazione economica dei privati, definita in fase progettuale Compartecipazione tecnica di privati Utilizzo intercomunale del centro Presenza di accordi con ONLUS o Associazioni di Promozione Sociale per la gestione del centro o dei beni raccolti Persone assunte per la gestione del centro, con particolare attenzione agli inserimenti lavorativi di persone svantaggiate ai sensi della legge 381/91 Azioni previste dal progetto di gestione del centro per garantire l’effettivo successivo utilizzo dei beni Popolazione del Comune o dei Comuni serviti dal centro Inserimento centro nel contesto urbano Caratteristiche estetiche del centro Segnaletica e cartellonistica che ne favoriscano la fruizione Superficie del centro Caratteristiche costruttive del centro e idoneità rispetto alla conservazione dei beni ritirati Ubicazione centro rispetto al centro di raccolta rifiuti Numero di categorie di beni accettabili dal centro.
[6] V. articoli allegati: 20171219-rifiutologo