Coop Erica ha deciso di diventare un’”azienda a rifiuti zero”. Cerchiamo di capire che cosa vuol dire e se questo esempio può trovare imitatori.
La foto che vedete è di Emanuela Rosio, Direttore della cooperativa Erica , mentre viene premiata a Ecomondo 2011 dalla Susdef (Fondazione per lo sviluppo Sostenibile, presieduta dall’ex Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi) come una delle dieci aziende italiane più “sostenibili” dal punto di vista ambientale nel settore dei rifiuti.
La cooperativa, che nel nostro paese è una delle top factories per quanto riguarda la comunicazione ambientale in campo di raccolta differenziata e prevenzione dei rifiuti (v. il sito http://www.cooperica.it/), intende convertirsi totalmente alla filosofia “rifiuti zero”.
Per farlo nel corso della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti EWWR (www.ewwr.eu; www.menorifiuti.org), il Consiglio di Amministrazione ha adottato una specifica delibera (scarica l’allegato in PDF) che impegna l’azienda in tutte le sue componenti ad arrivare a non produrre rifiuti non riciclabili entro il 2020.
Questo anche per dare ufficialità a un percorso virtuoso per la riduzione dei propri rifiuti già intrapreso da tempo e che ha contribuito anche all’ottenimento della certificazione ISO 14001.
Per raggiungere questo obiettivo sono stati individuati criteri e azioni, quali:
- la progressiva eliminazione dei beni “usa e getta”;
- l’acquisto di beni in materiale riciclato;
- l’acquisto di beni con il minimo imballaggio:
- il compostaggio in loco dei rifiuti organici della cucina aziendale;
- la stampa fronte e retro degli elaborati e dei documenti e il riutilizzo della carta per particolari necessità stampata da un solo lato;
- l’attenta determinazione delle quantità di materiale informativo per le campagne di comunicazione per contenere i resti di magazzino.
A partire dal periodo della EWWR (19-27 novembre 2011) tutta la struttura aziendale è stata impegnata in una sorta di “prova generale”.
La delibera del CdAmm è stata portata a conoscenza di tutti i soci lavoratori, dei dipendenti, ma anche dei collaboratori. indicando anche le attività concrete da intraprendere.
Molto importante è aver voluto coinvolgere i soggetti con cui la cooperativa collabora nella scelta “ZeroWaste”, per poter creare un processo metodico, monitorabile e replicabile attraverso il quale altre aziende possano intraprendere lo stesso percorso.
Serve in primo luogo un’analisi attenta e quotidiana dei flussi di materiali, dalla fase di acquisto alla fase dello smaltimento finale, andando ad individuare i punti critici e fissando degli obiettivi concreti a medio e lungo termine.
Il monitoraggio è di fondamentale importanza, come l’individuazione degli indicatori significativi da tenere costantemente sotto controllo.
Al termine della settimana di sperimentazione è stata condotta un’analisi dei dati sulla riduzione: in quella settimana sono stati prodotti, in un’azienda di circa 25 persone, 1,1 kg di rifiuti residui (composti approssimativamente per il 30% del peso da organico, il 15% da imballaggi in plastica, il 10% da materiali poli accoppiati, il 25% da imballaggi in carta, il 15% da alluminio, e il 5% da materiali misti non recuperabili quali ad es: biro usate, carte oleate sporche, …).
La riduzione di rifiuti indifferenziati ottenuta in una settimana grazie a queste pratiche è stata stimata pari a 1,6 kg.
Sommando il rifiuti realmente prodotti a quelli prevenuti abbiamo quindi una incidenza di questi ultimi pari al 60% del rifiuto potenziale (definito a partire della situazione prima dell’intervento).
Non è il caso di enfatizzare dati di monitoraggio che devono essere confermati e stabilizzati nel tempo.
Ma è interessante capire che una società di consulenza (già presumibilmente molto avanti con le pratiche di gestione e autogestione dei rifiuti) può ancora ridurre,con interventi mirati, il proprio rifiuto residuo del 60% e stabilizzarsi su una produzione minima, pari a poco più di 2 kg ad addetto l’anno.
Le pratiche previste dalla delibera del CdAmm continuano ad essere messe in atto da tutti i dipendenti e collaboratori della Erica Soc.Coop.
Concludo questa nota auspicando che la Cooperativa Erica possa non solo diventare la prima azienda italiana a Rifiuti Zero, ma riesca anche a invogliare altre aziende a muoversi in questo senso.
Mi propongo comunque di tornare sull’argomento, dedicando uno dei prossimi numeri della Finestra sulla prevenzione dei rifiuti ai Comuni che si muovono operativamente in questa direzione e seguendo l’evoluzione dell’esperimento di Erica e degli eventuali frutti della sua disseminazione.