Ancora in Italia i più alti consumi pro capite di acqua minerale. Abbiamo un’acqua mediamente buona ma insistiamo a “bere plastica”. Le alternative.
Qualche sera fa, a cena con amici: cibi di buona qualità e ben presentati.
Un locale che andrebbe giudicato più che positivamente (anche per il rapporto qualità prezzo ragionevole).
Una serata molto piacevole, solo parzialmente disturbata dall’aver dovuto all’inizio insistere (non poco) per poter ottenere, accanto alle bevande comunque ordinate, una caraffa di acqua di rubinetto.
Già. In Italia abbiamo ancora pubblici esercizi che non favoriscono il processo di sensibilizzazione ambientale che ha nella eliminazione della plastica monouso e in generale non essenziale uno dei suoi cardini. E che anche la normativa comunitaria cerca di incentivare1.
Per lucrare pochi spiccioli dalla vendita dell’acqua in bottiglia si alimenta il pregiudizio della sua superiorità alimentare rispetto a quella di erogazione pubblica.
Eppure l’Europarlamento ha approvato in via definitiva la direttiva che vieta dal 2021 alcuni articoli in plastica monouso come piatti, posate, cannucce e bastoncini per palloncini.
Non solo, ma dal 2029 dovrà essere raccolto dagli Stati membri il 90% delle bottiglie di plastica. Il termine è un po’ … lontano; ma la tendenza è tracciata. Le bottiglie poi dovranno contenere almeno il 25% di materiale riciclato entro il 2025 e il 30% entro il 2030.
La direttiva segna una rotta importante, anche se lascia l’amaro in bocca per aver segnalato la gravità del problema senza coglierne appieno urgenza e sfumature sistemiche, come ha sottolineato fatto Silvia Ricci, responsabile campagne dell’Associazione Comuni Virtuosi2.
Intanto il nostro paese continua a detenere il non invidiabile primato del consumo di acque minerali in bottiglia, come ci ricorda un articolo per Il fatto alimentare di Roberto La Pira3
L’articolo ci ricorda che L’Italia, con i suoi 13,5 miliardi di litri, pari a 224 litri a testa (a cui si sommano 1,5 miliardi di litri esportati è il primo paese al mondo per quanto riguarda il consumo di acqua minerale in bottiglia. Togliendo quelle di vetro, si stima siano 11 miliardi di pezzi – che salgono a 15 se si sommano le bottiglie in plastica delle bibite zuccherate e quelle delle bevande (birre e latte).
Per l’acqua minerale, l’Istat stima una spesa per famiglia pari a 145 €/anno.
Siamo i primi consumatori di acqua minerale NONOSTANTE la qualità dell’acqua pubblica fornite dalla rete idrica nazionale sia (con rare eccezioni) assai buona.
Provate ad organizzare delle “prove d’assaggio” che mettano a confronto alcune acque minerali on l’acqua pubblica e chiedete l’ordine di gradimento e vederete che spesso l’acqua di rubinetto vince e che comunque non vengono notate grandi differenza tra le acque proposte.
La Pira cita poi un test condotto da Legambiente con l’Università di Milano Bicocca che fa capire come le proprietà dell’acqua pubblica siano assimilabili a quelle della minerale,. Ne deriverebbe che la composizione chimica dell’acqua della rete idrica di Genova, Venezia, Milano e Palermo è confrontabile rispettivamente con quella dell’Acqua Panna, Rocchetta, Acqua Nepi e Acqua Claudia.
Da questo punto i vista è da notare quanto sarebbe opportuno che questa mistificazione , questo “imbroglio ambientale”, venisse svelato e denunciato nel nostro paese.
Nell’articolo si sostiene infatti che basterebbe evitare di consumare acqua minerale quando non è necessario, per ridurre del 10-20% la produzione e il consumo di plastica alimentare.
Un regalo all’ambiente che sarebbe anche un bel vantaggio economico per le famiglie. La loro spesa media è di 143 €/a, il che vuol dire che in realtà per molte è assai superiore dato che non mancano quelle (come la mia) che per l’acquisto di acqua minerale non spendono nulla.
Le aziende dell’acqua minerale sostengono campagne pubblicitarie aggressiva, che invadono TV, radio ed altri media.
I loro spot vantano caratteristiche salutistiche dell’acqua in bottiglia (scarsa presenza di sodio, alta percentuale di calcio, pochi sali minerali…) del tutto insignificanti se si considera il bilancio nutrizionale giornaliero.
Ci sono poi i casi limite, come Uliveto e Rocchetta che hanno collezionato in pochi anni cinque censure per messaggi pubblicitari ingannevoli (“acque della salute” è illusorio e ingannevole)
Al lato opposto sembra proprio che i gestori degli acquedotti non si preoccupino di spiegare ai cittadini quanto sia pura e di qualità l’acqua che scorre nei rubinetti.
E buona parte degli italiani ha convinzioni errate e distorte (ad esempio: l’acqua pubblica è di qualità inferiore a quella minerale; i sassolini di calcare nel filtri rompigetto dei rubinetti dimostrano che bere l’acqua fa venire i calcoli ai reni, e vi dicendo.
Questa è la situazione sul versante degli operatori pubblici, con qualche lodevole eccezione, come quella di molte università che hanno deciso di distribuire gratuitamente borracce agli studenti, perché la usino al posto delle bottigliette dei distributori.
Ma il problema è proprio questo: dare un segnale allo spreco esagerato e inutile di plastica.
Siamo d’estate, si beve di più si va in vacanza.
Che si vada al mare o in montagna, in una città d’arte o in collina, dovunque saremo avremo più sete e più tempo per rilassarci, ma anche per pensare.
Allora potremmo dedicare un pensiero a cosa fare o chiedere riguardo all’acqua, per avere la possibilità di contenere gli impatti del nostro atteggiamento.
In cima a tutto suggerirei di frequentare solo locali di “pubblico esercizio” (dai ristornati ai bar, dalle tavole calde alle paninoteche e via dicendo) che forniscano ai clienti acqua della rete pubblica gratuita (al più inserita nel “coperto”; non solo “pane e coperto”., ma “acqua pane e coperto” …).
La proposta potrebbe essere di porre questa condizione come indispensabile per potere ottenere la qualifica a livello nazionale (e naturalmente, nelle more dell’iter parlamentare. Provvedere in termini di segnalazione certificazione di carattere volontario).
Si è “pubblico esercizio” se (oltre alla somministrazione di cibo e bevande) fornisce un prolungamento fuori casa del servizio che paghiamo con le bollette idriche. Per gli stranieri (e i non residenti) la quota assolta o con la tassa di soggiorno e o con il contributo che portano alle economie locali.
Altrimenti si è “esercizi privati, dove paghi tutto”. E questo può influire nella nostra scelta.
Ancora di recente ero fuori a cena , sempre con amici. Questa volta però come prima cosa ci è stata posta sul tavolo una caraffa d’acqua, in anticipo addirittura sulle ordinazioni. buona predisposizione. Ne è seguita una cena fatta di cibi di gusto e ben preparati e in un ambiente piacevole, che ci ha pienamente soddisfatti. E in me è rimasto un ricordo complessivo del locale assai migliore di quello citato all’inizio.
Insisto che l’obbligo per i pubblici esercizi di servire gratuitamente acqua pubblica e di valorizzarne le qualità alimentare è uno di quei provvedimenti (a costo sostanzialmente zero) che qualsiasi Governo con una sensibilità ambientale anche minima potrebbe e dovrebbe prendere al più presto.
E anche più in generale va messo in evidenza il costo trascurabile della misure che possono essere messe in atto per “sfatare” un tabù e invertire la tendenza all’aumento del consumo di acqua minerale, fino a cercare di ridurlo.
Ad esempio l’istituzione per l’acqua venduta al supermercato del vuoto a rendere con una cauzione di almeno 20 centesimi diminuirebbe i consumi e ridurrebbe gli spazi di scaffale dedicati, oggi necessariamente ampi. Gli stessi supermercati potrebbero così dedicarli a vendite più interessanti e remunerative.
Vantaggio questo che potrebbe essere moltiplicato dalla scelta, che suonerebbe rivoluzionaria, ma che sarebbe realizzabile con investimenti contenuti, di sostituire la distribuzione in bottiglia a perdere con una distribuzione alla spina da silos utilizzando contenitori riutilizzabili, che il cliente potrebbe da casa (o potrebbe anche acquistare in negozio, per poi riutilizzarli successivamente).
Da realizzare ci sarebbe in questo caso un passaggio logistico con la case produttrici delle acque minerali per consentire la loro distribuzione sfusa anziché in bottiglia (trasporto in botti ed immissioni in silos evidentemente favorirebbero quelle a km 0)
Inoltre i supermercati potrebbero giocarsi bene sul piano dell’immagine la valenza ambientale di questa scelta.
In generale la distribuzione dell’acqua pubblica, se del caso rinfrescata e addizionata di anidride carbonica, da parte delle aziende acquedottistiche, è una forma di riduzione dei rifiuti (no bottiglia a perdere di acqua minerale) e di pubblicità positiva per le qualità alimentari del servizio fornito.
Può assumere le forme delle casette stradali dell’acqua, di fontanelle da installare in scuole, università e aziende, di boccioni da installare in ufficio,
I ristoranti e i pubblici esercizi vanno – come si è detto – tenuti a servire di default acqua di rubinetto o microfiltrata (con la necessaria attenzione alla manutenzione dei filtri) e nelle mense e collettività, così come nei centri commerciali, va assicurata la presenza di distributori o fontanelle con accesso gratuito di acqua refrigerata con o senza bollicine
Infine devo dire che a mio avviso l’elemento decisivo per la fidelizzazione all’uso dell’acqua pubblica è la “dotazione personale” di una borraccia.
La foto rappresenta il modello il modello messo a punto della “mamme anti inceneritore” che h potuto acquistare ad un convegno dell’associazione Rifiuti zero.
Acquistando un oggetto così semplice ci si può affezionare a quello che è e a quello che rappresenta.
E’ molto comodo da portare in borsa, ma anche da tenere sul tavolo da lavoro per dissetarsi quando se ne ha voglia o bisogno.
Rappresenta un gesto che ognun* di noi può fare, senza alcuno sforzo ma che ci ricorda quanto grande è la nostra possibilità di cambiare la cosa a partire dalle nostre azioni.
Perché se ognuno porta un mattone e si riesce coordinare forze intenzioni si possono costruire “edifici si sostenibilità” ….
1V. la recente Finestra sulla prevenzione dei rifiuti – https://www.labelab.it/dfgh987/limpatto-delle-plastica-per-mare-e-per-terra-e-le-sue-immissioni-di-co2-segnali-positivi-dallevoluzione-della-normativa-ma-e-necessario-muoversi-presto-per-non-compromettere-il-fut/
2http://www.italiachecambia.org/2019/01/direttiva-ue-plastica-monouso-stati-vadano-oltre-plastic-free/
3https://ilfattoalimentare.it/acqua-minerale-plastica-bottiglie.html