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Rifiuti
28/05/2022

Il riutilizzo dei RAEE: computer e cellulari

Una prospettiva “nuova” per i RAEE. Dallo sviluppo di sistema basato su raccolta e recupero al riutilizzo. Partiamo da computer e cellulari. Ma non fermiamoci qui.

La direttiva RAEE nel nostro Paese è stata recepita con il Decreto Legislativo[1], caratterizzato a tutt’oggi da una faticosa entrata a regime, che ha tra le sue le sue finalità la prevenzione dei rifiuti da AEE, il loro reimpiego e la diminuzione dell’uso di sostanze pericolose. 

Il sistema di gestione dei “RAEE” è basato su raccolta differenziata, trattamento e recupero, con oneri economici posti a carico dei produttori e distributori delle apparecchiature nuove e competenze dei Comuni per la prima fase, quella dei centri di raccolta. La sua gestione è affidata ad un accordo tra Centro di coordinamento RAEE e Anci, attivo dal 1 gennaio 2008. Riduzione e prevenzione dei rifiuti non trovano grandi spazi nel dettato normativo[2] e gestionale.

L’attenzione del legislatore e quella degli operatori economici sono concentrate sulla completamento della definizione del quadro di gestione dei RAEE e sulla sua partenza applicativa.   Ritardi e miglioramenti sono attestati dalle cifre del recente Rapporto annuale 2009 del Centro di coordinamento RAEE. Le 139.000 t raccolte nel 2009 sono tre volte di più dell’anno precedente, ma siamo ancora ad una media nazionale di 3,21 kg/ab*a, sotto l’obiettivo di legge (minimo 4 kg/ab*a dal 31.12.2008); il dato risulta molto disomogeneamente distribuito sul territorio nazionale e soprattutto molto lontano dell’immesso al consumo (935.881 t, pari a 15,59 kg/ab*a).   Solo il 34% de Comuni dispone di un centro di raccolta e l’86,3% della popolazione italiana è coperta dalla rete dei centri di raccolta iscritti al Centro di coordinamento Raee, passati, in 12 mesi, da 2.785, nel 2008, agli attuali 3.044.

Per quanto riguarda la prevenzione il ritardo è anche maggiore; non esistono statistiche.

Manca inoltre nel nostro paese un’attenzione economica e culturale su tre terreni di azione sui quali pure esistono e si sviluppano buone pratiche, di grande interesse ma di diffusione ancora troppo limitata:

  • la progettazione per la lunga durata e per lo smontaggio / riutilizzo. Su questo punto il ritardo del nostro paese è particolarmente accentuato. Perciò saremmo felici di ricevere segnalazione da parte di aziende impegnate su questo fronte, con eco-progettazioni ed eco-realizzazioni di AEE non solo riciclabili, ma riutilizzabili, in toto o per componenti.  
  • la cultura della manutenzione (diffondendo i casi di enti locali e associazioni di categoria che hanno promosso intese per promuovere la manutenzione dei beni durevoli. Si può citare come esempio il caso delle Provincia di Bolzano, che ha creato Ex Novo, una banca dati online che raccoglie le imprese altoatesine che svolgono servizi di riparazione, articoli usati, noleggio e servizi di ricarica.
  • L’ottimizzazione della filiera del riutilizzo (v. le numerose e crescenti esperienze di recupero, ri-condizionamento e rimessa in funzione di computer, che interessano il terzo settore (http://www.binarioetico.org/), le scuole (v. Progetto Lazzaro a Brescia) ma ormai anche gli Enti Locali (vedi  Il progetto Tiriciclo con Linux del Comune di Ferrara) o il rafforzamento del circuito di recupero dei cellulari, partito dal terzo settore (vedi  Telefono casa delle coop sociali venete e lombarde) ma che ormai investe distribuzione (v. Despar in provincia di Bolzano) e gestori – vedi il caso Vodafone).

Perchè la gestione del comparto sia estesa a tutto il ciclo di vita degli AEE e non si occupi solo di recupero, riciclaggio e smaltimento dei RAEE bisogna che questi tre elementi passino da “prove” a pratiche gestionali mature.

Per farlo vanno investiti settori industriali, mondo della distribuzione, sistema (R)AEE, Comuni e aziende di gestione rifiuti, terzo settore e lavoro sociale.

Con loro serve progettare e gestire intese di filiera e definire strumenti (dalle intese volontarie alle incentivazioni e disincentivazioni economiche e amministrative) che:

  1. premino la progettazione eco-compatibile;
  2. spingano il settore industriale e artigiano a puntare sulla manutenzione delle AEE
  3. offrano un respiro industriale e un’organizzazione economica alle filiere del riutilizzo di una serie di AEE, e rendano convenienti la cultura della manutenzione e del riutilizzo.

Il programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, con la collaborazione del Centro di Coordinamento RAEE, dovrebbe chiamare gli operatori dei 5 raggruppamenti[3] e delle 10 categorie[4] di AEE a misurarsi con questa prospettiva. 

Ci farebbe molto piacere se a qualcuno di questi soggetti, leggendo questa nota, venisse in mente di contattarci per dirci se e come intendono muoversi in questa direzione



[1]              D.lgs 25 luglio 2005, n. 151 (“Attuazione delle direttive 2002/95/CE, 2002/96/CE e 2003/108/CE, relative alla riduzione dell’uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonché allo smaltimento dei rifiuti”) con i successivi sviluppi, modifiche e integrazioni.

[2]     Se non per il divieto di utilizzare una serie di sostanze pericolose nella produzione delle apparecchiature. Non prevede obiettivi quantificati di reimpiego delle apparecchi, mentre prevede targets di questo tipo per i componenti.

[3]     Refrigeranti, Grandi bianchi, TV e monitor, Piccoli elettrodomestici, Sorgenti luminose. 

[4]     1. Grandi elettrodomestici; 2. Piccoli elettrodomestici; 3. Apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni; 4. Apparecchiature di consumo; 5.Apparecchiature di illuminazione; 6. Strumenti elettrici ed elettronici (ad eccezione degli utensili industriali fissi di grandi dimensioni); 7. Giocattoli e apparecchiature per lo sport e per il tempo libero; 8. Dispositivi medici; 9. Strumenti di monitoraggio e di controllo; 10. Distributori automatici.

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