I comuni virtuosi sono solo quelli che contengono la loro produzione dì rifiuto residuo. L’associazione in Consorzi e la tariffa puntuale sono i motori del cambiamento
Un bravo a Legambiente.
Tutti ricordiamo i tempi in cui criticavamo lo storico concorso, il primo a evidenziare – quasi un quarto di secolo fa1– l’importanza della raccolta differenziata per una gestione virtuosa dei rifiuti. Si diceva che non bastava raccogliere in modo differenziato, per non derivare alti livelli di RD da raccolte che “creavano il rifiuto” da differenziare.
Fischieranno le orecchie a quei Comuni che andavano a caccia del “verde” fino a portarne nella raccolta e nei costi pubblici centinaia di kg/ab/a, che possono essere facilmente e più economicamente auto trattati con il compostaggio domestico o con quello di comunità).
Poi alcune edizioni fa accanto alla valutazione delle percentuali di RD Comuni ricicloni introdusse il concetto di Comune Rifiuti free, premiando anche quei Comuni che avessero una produzione pro capite di rifiuti residuo (RUR) non superiore a 75 kg/ab/a.
Da quest’anno questa strada è stata imboccata in modo più deciso: si ammettono cioè al premio considerandoli virtuosi solo i Comuni a contenuta produzione di RUR2, come ricorda il comunicato stampa3.
In tutto sono 3 milioni 276 mila i cittadini Rifiuti Free, per 486 comuni premiati.
Come si può vedere in tabella, i Comuni virtuosi non sono più del 6% a livello nazionale.
Si ha una buona concentrazione nel Nord est (dal 20 – 30 % dei comuni rifiuti free).
Percentuali inferiori alla media nazionale nel resto del Nord (le si avvicina solo la Lombardia; male Emilia Romagna e Liguria, ancor peggio Piemonte e Valle d’Aosta.
Il centro poco sotto media nazionale in Toscana e Umbria, ancor peggio Lazio, Marche ed Abruzzo.
Al sud presenze molto limitate, concentratate in Campania, Calabria, Sardegna – peggio il resto.
Distribuzione Comuni Rifiuti Free
Comune | Totale Comuni | Comuni Rifiuti Free | % dei Comuni Rifiuti Free sul totale |
Abruzzo | 305 | 5 | 1,6% |
Basilicata | 131 | 2 | 1,5% |
Calabria | 409 | 10 | 2,4% |
Campania | 550 | 21 | 3,8% |
Emilia – Romagna | 340 | 5 | 1,5% |
Friuli – Venezia Giulia | 216 | 60 | 27,8% |
Lazio | 378 | 9 | 2,4% |
Liguria | 235 | 3 | 1,3% |
Lombardia | 1530 | 90 | 5,9% |
Marche | 236 | 5 | 2,1% |
Molise | 136 | 4 | 2,9% |
Piemonte | 1206 | 11 | 0,9% |
Puglia | 258 | 0 | 0,0% |
Sardegna | 377 | 10 | 2,7% |
Sicilia | 390 | 1 | 0,3% |
Toscana | 287 | 16 | 5,6% |
Trentino – Alto Adige | 326 | 61 | 18,7% |
Umbria | 92 | 4 | 4,3% |
Valle d’Aosta | 74 | 0 | 0,0% |
Veneto | 579 | 169 | 29,2% |
Totale | 8055 | 486 | 6,0% |
Fonte: Legambiente
Quest’anno si fa registrare un aumento della taglia media dei Comuni coinvolti, con ben quattro capoluoghi di provincia (Pordenone, Treviso, Belluno e Trento).
I VINCITORI
REGIONE | COMUNI SOPRA I 10.000 ABITANTI | COMUNI SOTTO I 10.000 ABITANTI | CAPOLUOGO |
ABRUZZO | ORSOGNA (CH) | ||
BASILICATA | CASTELSARACENO (PZ) | ||
CALABRIA | CASOLE BRUZIO (CS) | ||
CAMPANIA | BARONISSI (SA) | CUCCARO VETERE (SA) | |
EMILIA ROMAGNA | NOVI DI MODENA (MO) | MEDOLLA (MO) | |
FRIULI VENEZIA GIULIA | FONTANAFREDDA (PN) | SAN VITO DI FAGAGNA (UD) | PORDENONE |
LAZIO | SANT’AMBROGIO SUL GARIGLIANO (FR) | ||
LIGURIA | GIUSTENICE (SV) | ||
LOMBARDIA | CARUGATE (MI) | SAN GIOVANNI DEL DOSSO (MN) | |
MARCHE | CASTORANO (AP) | ||
MOLISE | MONTAGANO (CB) | ||
PIEMONTE | COSSATO (BI) | PECETTO DI VALENZA (AL) | |
PUGLIA | |||
SARDEGNA | TORTOLI’ (OG) | OROSEI (NU) | |
SICILIA | SAN MICHELE DI GANZARIA (CT) | ||
TOSCANA | MONSUMMANO TERME (PT) | CAPRAIA E LIMITE (FI) | |
TRENTINO ALTO ADIGE | PERGINE VALSUGANA (TN) | ALTAVALLE (TN) | TRENTO |
UMBRIA | ATTIGLIANO (TR) | ||
VALLE D’AOSTA | |||
VENETO | RIESE PIO X (TV) | CASTELCUCCO (TV) | BELLUNO |
Fonte: Legambiente
Per lo sviluppo della riduzione dei RUR, punto fondante della gestione circolare dei beni rifiuti, appaiono decisivi due elementi.
I numeri confermano che uniti è meglio: l’83% dei Comuni a bassa produzione di rifiuto indifferenziato, infatti, fa parte di un consorzio o di una comunità montana.
Nelle classifiche dedicate ai Consorzi sopra i 100mila abitanti continua il testa a testa tra i due colossi trevigiani, il Consiglio di Bacino Priula e il Consiglio di Bacino Sinistra Piave, che servono rispettivamente 554mila abitanti e 310mila abitanti, praticamente i cittadini di una metropoli italiana, con numeri decisamente interessanti (50 kg/a/ab di indifferenziato residuo per il primo e 53 kg/a/ab per il secondo).
Tutta trentina invece la prima parte della classifica dei consorzi al di sotto dei 100mila abitanti con AMNU, ASIA e Fiemme Servizi che insieme arrivano a servire circa 120mila utenze con un contenimento della produzione di rifiuto indifferenziato al di sotto dei 50 Kg/a/ab.
Inoltre il dato sostanziale che spinge in questa direzione è costituito dall’introduzione di un sistema di tariffazione basato sulla quantità di rifiuto prodotto: sono infatti ben 247 i comuni che hanno optato per la tariffa puntuale e 95 per quella normalizzata, a testimoniare che le politiche di riduzione ottengono migliori risultati quando associate a sistemi incentivanti.
Dopo l’approvazione del Decreto sulla misurazione e sulla tariffa puntuale, con le possibili iniziative che verranno messe in campo dall’associazione Payt Italia, delle qual abbiamo parlato nelle precedente Finestra sulla prevenzione dei rifiuti 4 c’è forse da attendersi una ulteriore spinta in questa direzione .
In definitiva faccio mio le considerazioni conclusive sintetiche di Legambiente che considera “L’obiettivo ‘Italia Rifiuti Free’ raggiungibile con l’obbligo di tariffazione puntuale, nuovi impianti di riciclo, aumento dei costi di discarica e stop ai nuovi inceneritori.”