Passi interessanti che potrebbero fare scuola: riduzioni e incentivazioni per il recupero delle eccedenze alimentari e per incoraggiare il riutilizzo dei beni.
La Finestra sulla prevenzione dei rifiuti si è spesso soffermata sul ruolo eco fiscale della tariffa rifiuti, non solo provvista per coprire i costi del settore ma strumento per renderne più virtuosa la gestione.
Rimando ad una recente trattazione, raccomandandone la lettura a chi volesse avere un più organico quadro in cui iscrivere quanto si propone in questa nota1.
Nella Finestra del 6 marzo 2018 si parla di come inserire i fondi per finanziare la prevenzione nel Piano Finanziario – e di come recuperare risorse per la prevenzione dall’eco tassa, di come la tariffa puntuale abbia un ruolo intrinsecamente in grado di contenere i rifiuti e infine dell’uso delle riduzioni tariffarie per ridurre i rifiuti.
Ed è su quest’ultimo punto che torniamo oggi.
In premessa va notato che le riduzioni di cui parla hanno due caratteristiche interessanti:
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possono anticipare il passaggio a tariffa puntuale (alla quale comunque possono essere adattate) e riguardano perciò da subito la platea dell’intero paese e di tutti i tipi di applicazione tariffaria;
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mirano entrambe a incentivare la circolarità dell’economia, favorendo un riutilizzo di beni altrimenti destinati a uscire dal ciclo di utilità e perciò a divenire “rifiuti”.
Possibili riduzioni tariffarie legate ai mercatini dell’usato
Mercatino S.r.l., importante realtà italiana nel settore del riuso, ha promosso (in collaborazione con Ecoinnovazione) un’indagine scientifica con la metodologia LCA (“Life Cycle Assessment “), volta a dimostrare i benefici che l’impatto ambientale “positivo” del riuso ha sull’ambiente e, a cascata, sull’economia, locale e nazionale.
Lo studio (di cui ha dato notizia La nuova ecologia2) ha preso in considerazione un paniere di circa 7 milioni di oggetti movimentati nell’ultimo anno da Mercatino, rilevando gli impatti positivi di questo tipo di riutilizzo (che ha contribuito alla riduzione di 45.000 tonnellate di gas serra e 30.000 kg di particolato solo nell’ultimo anno).
Parliamo di oggetti che arrivano dai cittadini e sono redistribuiti nello stesso territorio con una ricaduta economica positiva stimata attorno ai 40 mln di euro rimborsati ai venditori (dato medio nazionale annuo).
L’articolo evidenzia come si tratti di “… un flusso, perfettamente circolare, sociale, territoriale e trasparente, che ha permesso di recuperare negli ultimi 6 anni in Italia 55.328.883 oggetti, l’equivalente di 11.402.561 metri cubi, paragonabili a 1.266 grattacieli di 15 piani, ovvero 142.532 camion che coprono una lunghezza di 2.280 km, praticamente la distanza tra Palermo e Bruxelles.”.
Su questa base Mercatino srl e Legambiente propongono ai Comuni di sottoscrivere “Protocolli d’Intesa”, per offrire riduzioni sulla tariffa a chi alimenta questo circuito positivo, capace di far risparmiare sui costi di gestione dei rifiuti.
I Comuni interessati potranno ricevere – si legge – “… i risultati generati dal software che determina il risparmio ottenuto dal mancato conferimento in discarica di grandi volumi di oggetti da parte dei cittadini. Conseguentemente, sarà possibile ricavare la quantificazione espressa in kg e in CO2 risparmiate e applicare poi al cittadino una riduzione sulla TARI a totale discrezione dell’Amministrazione comunale, che potrà attivare anche altre forme di incentivazione personali e di interesse sociale”.
Sembra che siano stati già firmati i primi due “Protocolli d’Intesa” con i Comuni di Trapani ed Erice, e si parla di altri che a seguire intenderanno avviare la sperimentazione scientifica LCA nei propri territori. In prima linea ci sono anche le città di Torino e Cava de’ Tirreni.
La notizia ha grande importanza per chi – come la Finestra sulla prevenzione dei rifiuti – da sempre sostiene che incentivazioni e disincentivazioni economiche sono lo strumento decisivo per promuovere politiche di prevenzione e riduzione dei rifiuti e di mantenimento dei beni nel ciclo di utilità.
L’articolo su La Nuova ecologia non svela a chi e su che base i protocolli prevedono di assegnare le riduzioni tariffarie; vi è solo un cenno alla “piena discrezionalità” della Amministrazione comunale.
Sarebbe invece stato interessante poter entrare nel merito delle tecnicalità.
È necessario poter valutare due elementi fondamentali:
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qual è la platea dei soggetti che le riduzioni tariffarie possono incoraggiare e sviluppare azioni di riutilizzo: i gestori dei mercati dell’usato? i conferitori del materiale mantenuto nel ciclo di utilità e sottratto al rifiuto? I soggetti di volontariato o terzo settore (non è la stessa cosa) che rendono possibile lo sviluppo delle pratiche del riutilizzo? Il tema è aperto (anche perchè non tutti questi soggetti sono iscritti ai ruoli TARI(P). Il modo con il quale Regione Lombardia ha affrontato la distribuzione delle premialità tra i soggetti che rendono possibile il recupero delle eccedenze alimentari può aiutare ad affrontarlo. Si veda più avanti …
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capire su che base vengono attribuite le riduzioni. Infatti l’elemento decisivo per renderle efficaci è la possibilità di tracciare l’apporto di ogni soggetto dà al contenimento degli impatti e alla conseguente riduzione dei costi di gestione e premiarlo su questa base e non con contributi “generici” che slegano il premio dall’azione puntuale messa in atto dai soggetti.
Possibili riduzioni tariffarie legate alla devoluzione delle eccedenze alimentari
Che è quello che è stato fatto nella gestione dell’altro caso che (ri)presento qui, dopo averlo descritto nella Finestra sulla prevenzione dei rifiuti del 6 marzo 2018. Si tratta delle incentivazioni tariffarie della devoluzione (degli alimenti, e non solo) introdotte dalla Regione Lombardia premiando puntualmente tutti gli attori che la consentono, cioè in primo luogo i donatori (la GDO), ma anche i Comuni e le Onlus3.
L’idea è semplice: si crea un fondo devoluzione (Fd), lo si inserisce nel Piano Finanziario della tariffa (PeF), tra i costi del settore – valorizzando a partire dai mancati costi di smaltimento
Il Fd va tra i Costi di Prevenzione Rifiuti, collocabili tra i Costi di Gestione ed è distribuito in modo da premiare tre tipologie di soggetti:
a) GDO (UND) sulla base delle quantità devolute – Fd1;
b) Enti no Profit che rendono possibile il riutilizzo del devoluto – Fd2;
c) (ma anche) «tutte le utenze» per quota del risparmio generato a vantaggio di tutti.
Si parte dalla necessità di “tracciare la devoluzione”. Occorre acquisire – con il minor “lavoro” possibile da parte della attività commerciali, industriali, professionali e produttive che devolvono beni – le quantità devolute totali (espresse in kg), utilizzando gli attuali documenti di trasporto (DDT) emessi dalle imprese cedenti che vanno ricondotti a questo schema
A partire da questi dati di input, il fondo viene creato, alimentato e distribuito (dalla Regione) secondo le modalità raffigurate nella figura che segue.
Per rendere operativo questo percorso si sono identificati i passi applicativi.
I Comuni devono:
1- Modificare regolamento comunale TARI/TARIP per prevedere agevolazioni a favore UND e Enti no profit che realizzano devoluzione, tracciandola quantitativamente con l’approvazione del PeF e del bilancio preventivo;
2- Iscrivere nel Piano Finanziario il 35% dei costi di smaltimento evitati grazie alla devoluzione, per consentire le riduzioni a UND e Enti no Profit
3- Ricevere e verificare i DDT dei quantitativi devoluti da GDO, certificati da Enti no profit e effettivamente destinati a finalità sociali
Ma è necessario anche altri supporti, con la regia delle Regione:
- la definizione di Linee guida regionali sanitarie per recupero delle eccedenze
- la scelta di una procedura per tracciare quantitativi devoluti ed utilizzati a fini sociali (potrebbe trattarsi di app o software gestionale, di trasmissione/attestazione dati quantitativi tra UND-Enti no Profit-Comune)
- una sperimentazione delle funzionalità del sistema in alcune aree territoriali regionali;
- portare a livello nazionale le proposte di gestione della tariffa per incentivare la devoluzione che – se pure possono essere gestite da una Regione, hanno certo più peso e più incidenza applicativa se generalizzate in tutto il paese.
Era anche stata prodotta una stime degli effetti di questa manovra tariffaria4.
Qualche considerazione conclusiva
Credo che tutti coloro che lavorano sulla gestione dei rifiuti con un’ottica circolare hanno l’interesse a pescare tra le possibilità offerte dagli strumenti “economici”: gestione della tariffa, ecotassa e prezzi di accesso agli impianti di trattamento5.
Un’attenzione particolare può essere dedicata alle forme di riduzione – che i Regolamenti Comunale sulla Tariffa possono implementare anche prima (e in modo non alternativo) dell’introduzione della tariffa puntuale, che resta lo strumento principe per perseguire la riduzione dei RU e in particolare dei RUR.
Non si tratta solo delle incentivazione/riduzioni legate alle pratiche del riutilizzo e alla lotta allo spreco alimentare (di si è parlato qui), ma anche di quelle legate al compostaggio (domestico e di comunità) e a tutte le fattispecie previste dalla recente evoluzione normativa in tema di riduzioni tariffarie.
Lo sforzo da fare per tutte le possibilità è quello di capire in che modo è possibile legare le riduzioni a comportamenti individuali accertabili e misurabili, che prevengono o riducono i rifiuti e gli impatti sull’ambiente e quali sono i soggetti da incoraggiare con riduzioni o altre forme di sostegno economico che passano attraverso la tariffa.
Un altro elemento decisivo richiede una collaborazione tra ente che pianifica gestione rifiuti e controlla costi dello smaltimento (e degli altri trattamenti?) – le Regioni e gli ATO – e gestore della tariffa – Comuni e ATO.
Si tratta di legare le premialità per i soggetti che consentono le azioni di prevenzione e riduzione dei rifiuti (in termini di riduzioni tariffarie) direttamente al risparmio che il gestore ha sui costi di smaltimento (e/o in generale di trattamento) “non sostenuti”, grazie a quelle azioni.
Ho solo voluto porre il problema e cominciare a costruire un “indice”.
Mi piacerebbe che se queste note verranno lette da qualche soggetto istituzionale (Comuni e Regioni, …) e/o associativo (Payt Italia, Anci, …) emergesse l’esigenza e la disponibilità per una riflessione collettiva e un approfondimento di queste tematiche.
La Finestra sulla prevenzione dei rifiuti è sempre disponibile a coordinarli e gestirli insieme ai soggetti che si facessero avanti …

Le cifre a disposizione degli attori della filiera non sono alte, ma sanciscono, due dati importanti:
- è possibile che la gestione dei rifiuti premi con un piccolo contributo economico che ne allevia le spese quelle struttura volontarie che – con il prezioso contributo al welfare urbano – contribuiscono non solo a contenere il disagio alimentare, ma anche a ridurre i rifiuti
- la tariffa (anche TARI) non è solo la modalità che provvede a raccogliere le risorse per la gestione dei rifiuti ma può e deve essere uno strumento eco-fiscale che si fa carico della prevenzione dei rifiuti e orienta i comportamenti dei conferitori – n questo caso incentivando la devoluzione delle eccedenze alimentari).