Dipende da noi, non è colpa della pubblicità e della distribuzione commerciale; ma ci dobbiamo pensare per tempo e bisogna saper scegliere
L’idea mi è venuta considerando quanto allucinante sia culturalmente, oltre che dal nostro punto di vista (di preventori dei rifiuti) la saga del Black Friday.
Un altro dei segni del degrado culturale che siamo soliti importare dagli States – non ci bastasse Hallowen a soppiantare i San martin veneziani1, le Befane con l’impattante Pan e vin” veneto”2, le fiaccolate molisane3 e abruzzesi 4 e tutte le feste popolari che animano nel ricordo della storia a della tradizioni momenti particolari dell’anno che in tutto il paese animano alcune notti “speciali” .
Anche se- come giustamente segnalano gli ambientalisti – di grande impatto ambientale5.
Lo stesso Natale può rientrare in questo alveo culturale di una tradizione antica, valoriale, che nasce dal legame con la terra e col lavoro, se non viene fatto prevalere l’aspetto “moderno” legato al consumo per il consumo come motore dell’economia.
Logica, quest’ultima, che ha conseguenze rovinose su tre piani.
Il primo è quello ambiente,
Per farmi capire, mi limito a citare, linkandole senza approfondire, alcune delle principali critiche alla “logica” del Black Friday6.
Il Black Friday, letteralmente ‘venerdì nero’, è un’iniziativa commerciale nata negli Stati Uniti e sempre più diffusa anche in Italia.
Cade il giorno successivo al Giorno del Ringraziamento (Thanksgiving Day) e segna l’inizio del periodo di acquisti pre-natalizio. Si assiste ad una sorta di pressione al consumo nell’illusione di approfittare di offerte e sconti.
Un venerdì ‘nero’ che è rapidamente diventato black weekend, black week e che presto arriveremo a chiamare black month.
Tutto in nome di un consumismo sfrenato, che ha conseguenze importanti sull’ambiente e sulla nostra salute, che Green peace ci ricorda, chiedendo uno stop in nome dell’impatto ambientale7.
Si sostiene infatti che “Il Black Friday è diventato uno dei giorni simbolo del consumismo più smodato e, complici le offerte a basso costo, acquistiamo senza pensare, noncuranti dei possibili impatti ambientali e sociali che questo spreco di risorse può generare“.
Naturalmente la rete segnala anche le alternative eco-consapevoli al Black Friday
Una risposta che sfida le abitudini consumistiche del Black Friday è il Giving Tuesday.
Si tratta di un movimento globale che si propone di celebrare una Giornata mondiale della Donazione il 28 novembre. Il tentativo è quello di contrastare la modalità consumistica e poco consapevole con cui è stata importata la tendenza al ‘venerdì nero’. Nel corso di questo giovedì solidale fioccano iniziative in tutto il mondo per donare denaro, alimenti o tempo attraverso il volontariato.
Un’altra possibilità modalità per contrastare la tendenza al consumismo generalizzato è offerta dal Green Friday. Nata nel 2015 come campagna ecologica a livello mondiale, ha come obiettivo spronare ad un consumo più consapevole e meno impulsivo. Punta, infatti, alla sensibilizzazione ad alternative al modello classico di consumo basate sull’idea del riuso e della riparazione degli oggetti.
Il Buy Nothing Day, invece, è una strategia di lotta anticonsumistica apertamente in contrasto con l’induzione all’acquisto operata dalle iniziative commerciali. La giornata del non acquisto consiste in uno sciopero della spesa che mira a denunciare l’attuale sistema di produzione proponendo forme di consumo alternative e più sostenibili.
Per chi non vuole proprio perdere l’occasione di sconti e offerte, si può approfittare del Black Friday in modo consapevole. Ciò significa riuscire a pianificare gli acquisti non lasciandosi cogliere dall’impulso del momento. Comprare solo ciò che occorre, magari stilando una lista delle necessità, e preparare un preventivo di spesa sono opzioni utili per evitare di spendere più del dovuto.
Il secondo aspetto negativo della corsa al consumo è quello del lavoro8.
Da questo punto di vista è di grande significato che quest’anno il Black Friday sia coinciso in Italia con un primo sciopero dei lavoratori di Amazon Italia.
L’e-commerce (attraverso cui passa un volume sempre maggiore di acquisiti) è uno dei casi più evidenti della natura precaria, dura e priva di ogni certezza di futuro del “nuovo lavoro” del terzo millennio; tanto che più che di sciopero sin potrebbe parlare di “ribellione alla schiavitù”.
Il terzo è quello culturale.
Forse è il caso che, in vista del Natale, tutti, credenti e non, ci fermiamo e ci pensiamo su.
Quasi senza accorgerci, stiamo abbandonando quei valori che possiamo chiamare d’uso, perchè legati alla soddisfazione che viene dall’utilità di un bene e dalla ricchezza che accompagna una relazione.
Li stiamo sostituendo (dapprima forse inconsciamente, poi con una abulia di valori che – con l’indifferenza – è il tratto distintivo più negativo della cultura della modernità) con valori sempre più “di scambio”, dove l’importante è avere e consumare -da soli, anche se lo si fa in gruppo– più che essere e vivere -con altri, con i quali avere “relazioni”.
Da queste considerazioni sulla “cultura” è necessario partire se vogliamo darci un “pensiero positivo”, che valga per il Natale” (e per le feste di fine d’anno e Befana).
È possibile festeggiare in modo tale da sviluppare serenità interiore e relazioni con gli altri e facendo i conti con l’ambiente.
Ad una condizione: non farsi prendere dall’inerzia (consumistica) e saperci chiedere cosa ci fa bene: il più o il meglio? La passività individualista che prende quello che le danno o l’interrogarsi (magari con altri) su cosa veramente si vuole?
Consiglio a tutte e tutti, non credente e credenti di prendere idee e ispirazioni da “Laudato si” (e se non avete voglia di leggerla per intero, utilizzare il sunto commentato che la Finestra sula prevenzione dei rifiuti le ha dedicato9).
Ma tenga a mente che Francesco ci dà degli spunti, ma ci dice soprattutto di “andare e fare …”
E allora trasformiamo le idee in azioni. Faccio un paio di esempi.
Non andare in negozi che aprono a Natale, Santo Stefano, Capodanno, Befana e altre “festa comandate”.
È così difficile prenderci per tempo, come si è sempre fatto, con gli acquisiti – specie alimentari (anche per evitare la sconclusionata bulimia dell’’ultimo minuto”)?
Ci può aiutare pensare che quella che ci appare come comodità (“trovare sempre tutto”) passa per la negazione dei momenti di festa e riposo per lavoratrici e lavoratori che – è proprio il caso di usare questa espressione – “ci servono”.
E non passano in famiglia neanche le feste più importanti?
Prendiamo poi la questione dell’”albero di Natale”.
Costa troppo non prenderne a perdere?
Si può avere quello “finto”, sintetico, da riusare ogni anno, mettendo la fantasia nel variare gli addobbi.
O si può prendere una “rama”, magari raccolta tra quelle che si trovano nei boschi già naturalmente divelte. Portarla a casa e pulirla consente anche qui di lavorare da scenografi e costumisti valutando dove e come metterla e come svestirla, con magnifici effetti (anche usandone più d’una, purchè tutte raccolte già divelte).
Si possono inventare altre soluzioni.
L’importante è capire che prendere ogni anno un albero nuovo, per quanto cura si metta nel prepararlo, vuol dire in modo chiarissimo a chi viene a visitarci: io penso solo a me dell’ambiente non mi importa nulla, ma proprio nulla. Quindi sai chi frequenti …
Non mi dilungo in esempi. Spero che come siete già e sempre più sarete seppelliti da pubblicità cartacea e su rete che vi invitano ad acquistare saprete trovare – se ne avrete voglia – anche consigli di comportamenti positivi o etici (sempre dalla rete e nei contesti sociali e relazionali).
Perchè, per parafrasare in positivo Shel Shapiro e i Rokes – “… bisogna saper scegliere …”.