Il Rapporto 2019 SNPA sul consumo di suolo in Italia stato presentato a Roma lo scorso 17 settembre. Il Rapporto, insieme alla cartografia e alle banche dati di indicatori allegati elaborati da ISPRA, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo e permette di valutare l’impatto del consumo di suolo sul paesaggio e sui servizi ecosistemici.
Il quadro che emerge dal rapporto è quello di un paese dove nel corso del 2018 sono stati cementificati altri 51 chilometri quadrati di superficie, (14 ettari al giorno, 2 metri quadrati ogni secondo), rispetto agli scorsi anni la velocità di consumo sembra essersi stabilizzata ma è ancora molto lontana dagli obiettivi europei che prevedono l’azzeramento del consumo di suolo netto ovvero il bilancio tra consumo di suolo e l’aumento di superfici naturali attraverso interventi di demolizione, deimpermeabilizzazione e rinaturalizzazione.
Il consumo maggiore avviene all’interno delle aree urbane dove quasi la metà della perdita di suolo nazionale dell’ultimo anno, il 15% in quelle centrali e semicentrali, il 32% nelle fasce periferiche e meno dense. La cementificazione avanza senza sosta soprattutto nelle aree già molto compromesse: il valore è 10 volte maggiore rispetto alle zone meno consumate.
Tra gli altri dati significativi del rapporto:
ogni abitante italiano ha in “carico” oltre 380 m2 di superfici occupate da cemento, asfalto o altri materiali artificiali, un valore che cresce di quasi 2 metri quadrati ogni anno, con la popolazione che, al contrario, diminuisce sempre di più. È come se, nell’ultimo anno, avessimo costruito 456 m2 per ogni abitante in meno.
A livello regionale il Veneto è la regione con gli incrementi maggiori +923 ettari, seguita da Lombardia +633 ettari, Puglia +425 ettari, Emilia-Romagna +381 ettari e Sicilia +302 ettari. Rapportato alla popolazione residente, il valore più alto si riscontra in Basilicata (+2,80 m2/ab), Abruzzo (+2,15 m2/ab), Friuli-Venezia Giulia (+1,96 m2/ab) e Veneto (+1,88 m2/ab).
Tra le città quella in cui si consuma più suolo è Roma, con un incremento di superficie artificiale di quasi 75 ettari, seguito da Verona (33 ettari), L’Aquila (29), Olbia (25), Foggia (23), Alessandria (21), Venezia (19) e Bari (18), tra i comuni con popolazione maggiore di 50.000 abitanti. Tra i comuni più piccoli, si distingue Nogarole Rocca, in provincia di Verona, che ha sfiorato i 45 ettari di incremento.
Il problema del consumo di suolo, non necessariamente abusivo, non è limitato alle aree urbane ma cresce anche nelle aree protette (+108 ettari nell’ultimo anno), nelle aree vincolate per la tutela paesaggistica (+1074 ettari), in quelle a pericolosità idraulica media (+673 ettari) e da frana (+350 ettari) e nelle zone a pericolosità sismica (+1803 ettari).
Il consumo di suolo in città ha un forte legame anche con l’aumento delle temperature: dalla maggiore presenza di superfici artificiali a scapito del verde urbano, infatti, deriva anche un aumento dell’intensità del fenomeno delle isole di calore. La differenza di temperatura estiva delle aree urbane rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 2°C nelle città più grandi.
ISPRA e SNPA, all’interno del progetto europeo SOlL4LIFE, stanno lavorando con le Regioni alla realizzazione di Osservatori Regionali sul consumo di suolo, ai quali spetterà il compito di supportare, con il monitoraggio del SNPA sul consumo di suolo, le attività di pianificazione sostenibile del territorio.
“I dati del Rapporto presentato oggi”, ha dichiarato il Presidente ISPRA e SNPA Stefano Laporta “confermano l’urgenza di definire al più presto un assetto normativo nazionale sul consumo di suolo, ormai non più differibile”.
Il Rapporto è disponibile qui , nella stessa pagina sono disponibili il comunicato stampa, il video della presentazione, metadati, cartografie.

Fonte: ISPRA