Possibilità e pratiche per ridurre i rifiuti dallo svezzamento in su: senza fatica e con grande vantaggio per l’ambiente (e per le nostre tasche …)
Quante volte, per motivare un atteggiamento sostenibile verso l’ambiente, si dice che lo dobbiamo ai nostri figli (per non lasciar loro un mondo più degradato di come l’abbiamo trovato noi)?
Sono pratiche che non comportano sforzi particolari e che in molti casi oltre al minor impatto ambientale portano con sé vantaggi di altro tipo, quali una maggiore salubrità per i figli, lo sviluppo della socialità, un notevole risparmio economico.
Il passaggio dal pannolino a perdere a quello lavabile può sembrare un ritorno all’antico ma utilizza tipi di pannolini, metodi e materiali “moderni”, è molto meno scomodo di quanto si sia portati a credere, è molto più salutare per i bambini[1], consente di risparmiare enormi quantità di rifiuti (tra l’altro diminuendo la quota di RUB in discarica[2]) e comporta un grosso risparmio per le famiglie ([3]).
Esperienze di lancio dell’uso dei pannolini lavabili in luogo di quelli usa e getta sono sempre più diffuse e incontrano un sempre maggior successo.
Andiamo da singoli Comuni a Comunità montane a Province, come Varese col progetto “Ecobebè” o Torino con “Nella culla + salute – rifiuti” Promozione di pannolini lavabili per bambini.
La palma della gestione più sostenibile di pipì e popò dei propri figli spetto forse ai genitori del Consorzio TV3, grazie al progetto “Il TV TRE per la famiglia: idee che contano”. Il progetto prevede tre forme di intervento: un bonus per lo smaltimento di pannoloni e pannolini, la fornitura di pannolini lavabili e la fornitura della seggiolina-vasino. Ci sono anche i consigli dei genitori che praticano “l’Attachment Parenting”, fino al “crescere senza pannolino” (http://www.evassist.it/sitenew/node/13
Molti altri bisogni possono essere soddisfatti utilizzando beni provenienti dalla filiera produttiva e distributiva del riutilizzo piuttosto che da quella del nuovo. Sono infatti moltissimi i beni che, per la rapidità dei processi di crescita, diventano inutilizzabili dal singolo bimbo ben prima di perdere la loro funzionalità e utilizzabilità. Ecco allora aprirsi le vaste frontiere dello scambio e del mercato dell’usato.
Una iniziativa paradigmatica che intercetta e redistribuisce beni sottraendoli ad un destino di rifiuti è “Una corrazzina per due” (http://www.associazioneletizia.com/carrx2.html ), attraverso la quale una associazione di volontariato di Ravenna raccoglie accessori per bambini (giocattoli, vestiti, biberon, lettini, passeggini, carrozzine ecc.. 0/10 anni) e li redistribuisce ad associazioni che si occupano di cittadini a bassa capacità di spesa (poveri, emigrati, cittadini nativi)
Per i vestiti si va dalle piccole esperienze di chi , come la coop sociale Macramè di Venezia, offre “laboratori di rigenerazione” (il Gianburrasca – http://www.coopmacramevenezia.it/giamburrasca.html ) a chi offre la più vasta gamma dell’usato, come il network di Baby Bazar (http://www.babybazar.it/), che mette insieme una trentina di negozi con un sistema innovativo: tutti possono portare in vendita le cose che i bimbi non utilizzano più e ricavare, alla vendita, il 50% del prezzo. Un modo moderno ed intelligente per dire basta al consumismo esasperato e al caro prezzi delle attrezzature, dei giocattoli e dell’abbigliamento firmato per i bimbi.
Infine è possibile stare del tutto all’interno della gratuità, investendo invece in sviluppo delle relazioni. I “baratti” possono essere legati al Passaparola o avvenire in occasioni organizzate (la primaverile Festa del baratto di Mestre ha ormai una consolidata tradizione pluriennale – http://www.baratto.org/prog09bis.html), o anche in forme più organizzate e informatizzate come nel caso di ZeroRelativo (http://www.zerorelativo.it/) la community italiana di scambio, riuso e baratto on line.
Insomma i genitori sostenibili possono fare star bene i loro figli, sviluppare le loro socialità, risparmiare e far bene all’ambiente.
Uniche pre-condizione richieste: consapevolezza e capacità di resi
stere alle sirene del consumismo.
[1] Dalla diminuzione di eritemi e irritazioni fortemente aumentati con i pannolini di plastica, alla prevenzione del rischio di infertilità maschile legata all’aumento di temperatura da essi causati.
[2] Come richiesto dalla Direttiva europea sulle discariche e dal suo recepimento nel nostro paese – Dlgs 36/03). Lo sportello EcoIdea di Ferrara ha stimato in più di una tonnellata il contributo per bambino dei pannolini alla produzione dei RU; nel 2006 si trattava di 613.000 tonnellate, che costituivano ben l’1,9% del totale.
[3] Secondo Fiemme Servizi spa il risparmio è di circa il 70% nei due anni d’uso medio.