Possono essere due occasioni per muoversi nella direzione che vede prevenzione e riduzione dei rifiuti non come problema ma come occasione per una “gestione attiva” della crisi, con iniziative anche economiche in funzione anti-declino.
Il Rapporto Rifiuti dell’Ispra ha recentemente attestato il proseguimento della tendenza al calo della produzione di rifiuti nel nostro paese negli ultimi anni.
Nel 2013 l’Italia ha prodotto quasi 400 mila tonnellate in meno rispetto al 2012 (-1,3%), -2,9 milioni di tonnellate rispetto al 2010 (-8,9%), tornando ad un valore inferiore anche a quello del 2002.
Che il calo dipenda dalla crisi economica è vero, e confermato anche a livello comunitario1.
La coerenza tra andamento della produzione di RU e dell’economia può essere letta confrontando tra loro alcuni indicatori. Questa comparazione induce però a riflettere.
Nell’ultimo anno che possiamo esaminare (2013 su 2013) il Pil è calato dell’1,9%,le spese delle famiglie del 2,5%, la produzione dei rifiuti urbani dell’1,3%.
E’ quindi evidente che le famiglie si impoveriscono e che cala la loro capacità di spesa, ma il calo più contenuto dei rifiuti dimostra che la riduzione della loro tendenza allo spreco (che pure si avverte) è minore.
Questo malgrado l’Europa parli di disaccoppiamento dell’uso di risorse e delle produzione dei rifiuti dalle dinamiche economiche (v. VII programma europeo azione ambientale 7PAA2) e che questo sia una degli obiettivi dichiarati del PNPR3.
Vorrei ribadire in premessa che non ritengo la dissociazione della crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti una misura sufficiente.
Questo perché la crisi di disponibilità della risorse materiche ed energetiche ci impone di puntare alla riduzione assoluta dei rifiuti, in quanto ”sequestratori di risorse”, a prescindere dalla crescita economica (e come condizione per mantenerne la possibilità fisica).
E’ inoltre utile indagare quanto alcune iniziative di prevenzione dei rifiuti possano giocare un ruolo anche economico e imprenditoriale che vorrei definire “contro il declino”. Lo si può fare valutando i contenuti di recupero dello spreco e di sviluppo di occasioni di lavoro legati ad alcune azioni quali:
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preparazione per il riutilizzo e riutilizzo:
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processi di efficientamento della produzione necessari alla progettazione e realizzazione di beni e imballaggi a utilizzo contenuto di energia e materia;
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(ri)progettazione di beni capace di limitare (in tendenza azzerare) il loro contenuto di rifiuti in genere – e in particolare di quelli che non siano riutilizzabili o riciclabili;
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creazione di un mercato di acquisti verdi legato a queste priorità
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ripensamento delle catene distributive per minimizzare e riutilizzare gli imballaggi e minimizzare gli spostamenti dei beni
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sviluppo di mercati a km 0 e di gruppi di acquisto solidali (e non soltanto nella produzione, ma anche nei servizi).
Questi elementi sono presenti in molte esperienze di prevenzione4. La proposta è che da oggi si ponga, nella valutarle, una più accentuata attenzione ai loro contenuti economici e imprenditoriali, a partire da una domanda di fondo: può la prevenzione dei rifiuti aiutare l’economia e in particolare creare nuovi posti di lavoro?
Con questo auspicio (in premessa), introduco due notizie che possono dare spazio allo sviluppo di azioni di prevenzione e riduzione dei rifiuti legati all’economia sostenibile.
La prospettiva lanciata da Valentina Cipriano nel suo intervento al workshop da noi organizzato a maggio a Ravenna 20145 è stata ripresa e sviluppata: Legambiente e Federambiente organizzano la seconda edizione del PREMIO NAZIONALE sulla PREVENZIONE DEI RIFIUTI.
C’è tempo per iscriversi fino al 24 ottobre e sono ammesse esperienza che abbiano le caratteristiche contenute del bando (maggiori particolari in nota6).
L’iniziativa è da sostenere, e potrebbe alimentare la banca dati sulla Prevenzione7 che da qualche anno Federambiente lascia un po’ sguarnita.
In questa prospettiva sarebbe stato meglio insistere maggiormente sul tema del monitoraggio: nella scheda ci si limita ad indicare un campo per la “Descrizione, se prevista, dell’attività di monitoraggio (indicatori, metodologia di misurazione e calcolo dei risultati ecc.)” lasciandone però facoltativa la compilazione. Si tratta invece di un nodo decisivo per la possibilità di pianificare le azioni di prevenzione.
Credo inoltre sarebbe stato anche utile inserire – per quanto detto sopra – un campo relativo alla valutazione dei risvolti economici e occupazionali delle iniziative presenti nelle esperienze.
Questo per dire che i temi degli INDICATORI e del CONTENUTO ECONOMICO ANTICICLICO delle iniziative di prevenzione appare sempre più all’ordine del giorno, specie in vista della attuazione, gestione e sviluppo del PNPR.
Sarà (speriamo) per la prossima volta …
E veniamo al secondo “sintomo positivo” per lo sviluppo della prevenzione dei rifiuti.
Il ministro dell’ambiente Gianluca Galletti ha nominato il il comitato scientifico per l’implementazione e lo sviluppo del Programma nazionale di Prevenzione dei Rifiuti8 che resterà in carica fino al 2017 e avrà il compito, di supportare il ministero nell’analisi e nello studio di soluzioni utili all’attuazione e l’implementazione del PNPR, proponendo nuove misure di prevenzione nei settori di intervento, soprattutto alla luce di modifiche e aggiornamenti del programma stesso. Ogni anno il comitato dovrà presentare una relazione sul proprio operato e presterà la propria opera a titolo gratuito.
La scelta dei nomi dei componenti del Comitato 9 appare una garanzia di competenza ed è quindi auspicabile che esso svolga il compito cui è stato chiamato.
La Finestra sulla prevenzione dei rifiuti si occupa da sempre di programmazione della prevenzione e ha seguito e sollecitato la nascita del PNPR. Offre perciò alla nuova struttura non soltanto i materiali già elaborati ma un’attenzione redazionale costante a quell’attuazione e sviluppo del PNPR cui abbiamo dedicato un convegno a Ravenna 201310 e un Workshop a Ravenna 2014.
In quella sede sono emerse proposte che possono interessare il Comitato. Rimandando alla lettura della Finestra sulla prevenzione dei rifiuti dedicata ai suoi risultati11, richiamo alcune questioni attinenti al discorso qui affrontato.
Solo per fare un esempio, per assicurare lo sviluppo del settore dei riutilizzo è necessario procedere rapidamente: alla definizione dei Decreti attuativi sui centri del riuso – per potere avere regolamenti di gestione dei centri (al riguardo si mette a disposizione il contributo a suo tempo pubblicato sulla nostra rubrica12 ) e alla definizione e gestione del (o dei) “Consorzio (o Consorzi) per il riutilizzo”, per rendere f
inalmente gestibile il riutilizzo come attività a tutti gli effetti economica.
Vanno richiamate all’attenzione del Comitato altre due questioni di cui si è discusso a Ravenna, allo scopo di rendere possibile e monitorabile l’attuazione del PNPR:
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la necessità di implementare una banca dati delle azioni di prevenzione dei rifiuti e sviluppo di un sistema di indicatori quali quantitativi che ne aiutino progettazione, implementazione e monitoraggio, creando circoli di retroazione positivi.
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il reperimento delle risorse per le azioni di prevenzione dei rifiuti va fatto attraverso la tariffa rifiuti, dal momento che la prima priorità della loro gestione è la prevenzione. Nei costi di gestione (CG) vanno inseriti i CPR (costi prevenzione rifiuti) che andranno a coprire la definizione dei Programmi Comunali di Prevenzione dei Rifiuti e le azioni che ne derivano13.
Non posso chiudere senza riprendere una questione sulla quale mi sembra opportuno un pronunciamento di un organismo scientifico autorevole come il Comitato e che porterebbe avere riflessi importanti sullo sviluppo del PNPR e sulla sua gestione.
L’attuale crisi ambientale ed economica ci consente di “accontentarci” del disaccoppiamento tra economia e prelievo di risorse / produzione di rifiuti o non ci pone invece l’esigenza di un contenimento in termini assoluti nel prelievo delle prime e soprattutto nella produzione dei secondi, in quanto ”sequestratori di risorse”?
1 Da Eurostat sappiamo ad esempio che nel 2012 i 28 Stati membri dell’Unione europea hanno prodotto circa 246,8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (-2,4% rispetto all’anno precedente).
2v. DECISIONE N. 1386/2013/UE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
del 20 novembre 2013 su un programma generale di azione dell’Unione in materia di ambiente fino al 2020 «Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta» http://wp.ineuropa.info/?p=1159 e http://wp.ineuropa.info/wp-content/uploads/2014/01/Settimo-programma-dazione-ambientale_Decisione1386_2013UE.pdf .
3 Adottato con Delibera Direttoriale del MinAmb 7 ottobre 2013 – http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/comunicati/Programma%20nazionale%20prevenzione%20rifiuti.pdf . Esso dichiara che “Lo scopo del Programma è dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali
connessi alla produzione dei rifiuti.”
4V. – tra le rassegne di realizzate nel nostro paese- la banca dati di Federambiente e la più aggiornata Finestra sulla prevenzione dei rifiuti sulla news letter di RifiutiLab (http://www.rifiutilab.it/contenuti.asp?key=archivio&p=600).
6http://www.federambiente.it/default.aspx?Action=50. In particolare si vedano le modalità e la scheda di partecipazione http://www.federambiente.it/default.aspx?Action=56_sing&I0=AE5224F7-825E-4A1A-BCC4-51367FA9C3BB
8http://www.wallstreetitalia.com/article/1717101/sostenibilita/istituito-comitato-scientifico-del-programma-nazionale-di-prevenzione-dei-rifiuti.aspx
9Presidente è Andrea Segrè, docente di Agraria a BO, inventore del Last Minute Market e coordinatore del Pinpas; vicepresidente Roberto Cavallo, di coop Erica, Presidente di Aica srl e consigliere di ACR+. Il ministro ha nominato altri tre membri del comitato: Mario Grosso (Politecnico di Milano), Valentina Cipriano (Federambiente) e Isarema Cioni (Regione Marche).
13 Nei costi di gestione (CG) vanno inseriti i CPR (costi prevenzione rifiuti) che andranno a coprire la definizione dei Programmi Comunali di Prevenzione dei Rifiuti e le azioni che ne derivano.
Si tratta di costi da attribuire alla parte fissa delle tariffa (TF), come è giusto sia dato che si tratta di “componente essenziale dei costi del servizio”.
Questi costi vanno posti in testa, prima di CGind (costi di gestione dei rifiuti indifferenziati) e Cgd (costi di gestione dei rifiuti differenziati), proprio perché si tratta si azioni finalizzate a prevenire il rifiuto, sia indifferenziato che differenziato, ed evitarne quindi formazione e costi relativi.
L’algoritmo delle entrate da coprire con Tariffa rifiuti resta
STn = (CG + CC)n-1 (1 + IPn – Xn) + CKn
Ma cambia la composizione di CG
CG = CPR + CGIND + CGD