Nella gestione del rifiuto organico l’Italia raggiunge performance di primissimo piano a livello europeo, ma è necessario strutturare in tutto il Paese filiere che garantiscano la corretta chiusura del ciclo, nonché sciogliere alcuni nodi, dalla carenza impiantistica agli aspetti autorizzativi, che frenano il pieno sviluppo del settore. E’ quanto emerso dal Convegno “La filiera della gestione dei rifiuti organici: confronto tra esperienze internazionali”, tenutosi a Rimini lo scorso 6 novembre e organizzato da Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) e dal Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo nel corso della Fiera riminese.
I rifiuti organici rappresentano la principale frazione merceologica dei rifiuti urbani e ad oggi costituiscono da soli più del 40% del totale dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato. La raccolta dell’organico è, tra le raccolte differenziate, quella che cresce più rapidamente, ma anche quella che presenta maggiori margini di crescita (potrebbe superare i 9 milioni di tonnellate). Sviluppare la filiera di intercettazione e valorizzazione, composta da Comuni e aziende che, con la fondamentale collaborazione dei cittadini, raccolgono i rifiuti organici in modo differenziato, diventa quindi fondamentale per rispettare le prescrizioni delle nuove direttive Ue sull’economia circolare per i rifiuti urbani: ridurre entro il 2035 il conferimento in discarica al di sotto del 10% e raggiungere il 65% di riciclaggio. Grazie alla valorizzazione dei rifiuti organici in compost e biometano, la filiera è inoltre strategica in ottica di bioeconomia e per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e uso di fonti energetiche rinnovabili.
Solo considerando gli impianti che trattano anche rifiuti urbani, l’Italia è il terzo Paese in Europa per quantità di rifiuti organici trattati (6,5 milioni di tonnellate) dopo Germania e Regno Unito, e quinto per numero di impianti presenti sul territorio. Il confronto con le esperienze internazionali evidenzia come, laddove è riuscita a costruire filiere virtuose, l’Italia raggiunge performance di primissimo piano a livello europeo. Il nostro Paese ha avviato prima di molti altri la raccolta differenziata dell’organico, con importanti tassi di intercettazione (media di 107 kg per abitante l’anno, con punte di 156 kg) ed elevati livelli qualitativi (con una percentuale media di materiali non compostabili intorno al 5%). In molti casi è inoltre riuscita a costruire filiere virtuose che riescono a ridare ai territori, sotto forma di energia pulita e rinnovabile e fertilizzanti organici, le risorse presenti nei rifiuti. Il biometano prodotto da rifiuti organici può valorizzare le reti territoriali di distribuzione del gas e rappresentare un’occasione di rinnovamento delle flotte aziendali e del trasporto pubblico verso un ridotto impatto ambientale”.
Esistono tuttavia nel nostro paese ancora criticità:  in alcuni territori, complice l’assenza di una vera e propria filiera, non si riesce a chiudere il ciclo di gestione.
Comunicato stampa Utilitalia  qui
Fonte:  Utilitalia