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Rifiuti
19/05/2022

Trasformare lo spreco in risorsa il recupero delle eccedenze alimentari: meno rifiuto, più assistenza

Il 5% dei nostri RU è costituto da cibo. Far arrivare questo milione e mezzo di tonnellate di “eccedenze alimentari” sulla tavola di chi ne ha bisogno trasforma il costo economico e ambientale dello smaltimento in beneficio sociale e assistenziale

Da sempre i volontari delle organizzazioni caritatevoli sono in contatto con negozi di alimentari, supermercati, mense e ristoranti, mercati generali per intercettare una parte delle produzioni e portarle ai loro assistiti.

Negli ultimi anni lo “ spreco alimentare” è andato crescendo, con l’evoluzione della struttura familiare e degli stili di vita. Al punto che il Banco Alimentare ci segnala che in Italia ogni anno finisce tra il rifiuti circa un milione e mezzo di tonnellate di cibo ancora commestibile, una quota pari tra il 4 e il 5% del totale dei RU prodotti. Sono circa 4.000 tonnellate giornaliere di alimenti, il 15 % del pane e della pasta, il 18% della carne e il 12% di frutta e verdura che acquistiamo quotidianamente.

L’idea di trasformare questo spreco in utilità è venuta ad un docente della facoltà di Agraria di Bologna.   Andrea Segrè nel 1998 affida ad un suo studente, Luca Falasconi, una tesi di laurea per studiare come “salvare” il cibo scartato dalla grande distribuzione e di donarlo, ma con un approccio scientifico e aziendale. Diventeranno l’ideatore e il presidente del Last Minute Market (LMM), il mercato degli ultimi e dell’ultimo minuto – http://www.lastminutemarket.org/ . Da quella esperienza nascono le prime sperimentazioni e si arriva alla definizione, alla  presentazione in Parlamento e all’approvazione, nel 2003, delle legge “sul buon samaritano”[1], che facilita le operazioni di recupero e avvio all’uso delle eccedenza alimentari , equiparando le organizzazioni caritatevoli ai consumatori finali ai fini del conservazione, trasporto, deposito e utilizzo degli alimenti. Questo ha consentito lo sviluppo di molte buone pratiche.

La diffusione del LMM, che è oggi una pratica che in 40 città italiane mette insieme  imprese che producono eccedenze ed enti e associazioni caritative che le utilizzano, favorendo un consumo consapevole e creando anche nuovi posti di lavoro. [2]

Lo sviluppo del Banco Alimentare (http://www.bancoalimentare.org/ ) che ne 2008 ha recuperato 60.000 t di alimenti e che anche dal recupero di eccedenze ricava gli alimenti che in tutta Italia gli consentono di sostenere 8.000 enti caritativi e di dar da mangiare ogni giorno a 1.300.000 indigenti.

Ma di questo tipo sono state prese da diversi soggetti: dalle Aziende di Igiene Urbana, v. ad es. il progetto “Buon Samaritano” di Amiat spa Torino); Comuni, come quello di Roma (dal progetto “ Roma non spreca” del 2007 alla più recente partenza di una “Rete Alimentare Cittadina”, che punta al recupero degli sprechi e delle eccedenze di cibo da destinare ai bisognosi), a gruppi delle GDO, come Coop, con i suoi  progetti “Brutti ma Buoni”) e “Buon fine”)

Lo sviluppo di queste pratiche fornisce materiali per lo loro diffusione: non a caso le Linee Guida per le prevenzione dei rifiuti – Federambiente ONR –   dedicano al recupero ed utilizzo delle eccedenze uno specifico capitolo.

Riflessione finale: l’uso delle eccedenze ha una riconosciuta valenza, ambientale – riduzione dei rifiuti – e sociale – mette a disposizione cibo a chi ne ha bisogno.

Il legislatore in passato ha definito lo strumento normativo (legge 155/03) che lo rende possibile, recependo le istanze di chi lavorava sul campo.

Non è oggi possibile che Governo e P.A. mettano a punto, a partire dalla ricognizione e dello studio delle esperienze in atto, una Linea Guida, i possibili modelli e lo strumentario gestionale per poter lanciano con decisione la campagna “da eccedenze in alimenti” a   livello nazionale?

Non potrebbe trattarsi di una delle azioni “forti” attorno alle quali costruire il “Programma nazionale di prevenzione rifiuti” che il nostro paese dovrà darsi entro il 2013?



[1]          (Legge 25 giugno 2003, n. 155 “Disciplina della distribuzione dei prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale” – pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 150 del 1° luglio 2003

[2]          Ha perfino dato origine allo spettacolo “- SPR + ECO formule per non alimentare lo spreco”“, capace di coinvolgere importanti personalità a sostegno dell’idea (http://www.greensocialfestival.it/modelli/mod020002.aspx?ID=50).

 

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