Il turismo è (e sarà sempre di più sarà) una delle più grandi “industrie del terzo millennio”. L’unica a non produrre rifiuti speciali ma urbani e/o assimilabili. Regione Toscana cerca di contenerne gli impatti.
Il 2017 è stato dichiarato dall’ONU “Anno Internazionale del turismo sostenibile”.
L’ONU ne aveva dichiarato uno anche nel 2002, ma questa volta oltre a valutare l’impatto che la presenza di turisti comporta sull’ambiente, l’attenzione è puntata anche sull’importanza del turismo sostenibile come veicolo per “diffondere consapevolezza del grande patrimonio delle varie civiltà” e apprezzare “i valori intrinsechi delle diverse culture, contribuendo così al rafforzamento della pace nel mondo”.
Perchè questo in fondo dovrebbe essere il motivo culturale, affiancato alla crescente capacità di spesa di milioni di persone di aree ieri non toccate dal turismo di massa, che spinge a viaggiare e che sta moltiplicando a livello mondiale l’industria turistica.
Una “bella” prospettiva …
In realtà – cito quanto sostiene Marco D’Eramo, nel suo Il selfie del mondo – indagine sull’età del turismo1– “Il turismo appartiene a quella categoria di fenomeni sociali, come lo sport o la pubblicità, che sono onnipresenti, familiari, ma sempre e comunque indigeriti e inelaborati.. È perfino più importante, tanto che la nostra epoca può essere seriamente definita ‘l’età del turismo’”.
Devo dire che personalmente, se mi chiedo chi è il “turista” oggi me ne viene in mente la “faccia” negativa.
Il fotografo compulsivo che con immagini carpite o selfie ha bisogno di portarsi un ricordo a casa. Un ricordo di posti più che “visitati” direi più propriamente “transitati”, perchè la visita presuppone una reciprocità.
Che è sempre meno “viaggatore”, perchè il viaggiatore si muove con curiosità e vive i cambi di programma come arricchimento.
Ed è invece sempre più fruitore di un’offerta frettolosa, spesso preconfezionata, dove non sono ammesse perdite di tempo e varianti.
Sia che viaggi in compagnie irreggimentate (dalle grandi navi ai bus del tutto compreso, che ti offrono di “vedere tutto purchè ti sbrighi”) sia che si muova da solo ma incontri le offerte prevalenti sul mercato.
Tutto ciò porta ad un rapporto con luoghi, opere, paesaggi e popolazioni quasi sempre superficiale, disattento al genius loci (fatto del coglierne lo spirito, la storia, il modo di vivere, la natura intrinseca delle bellezze – culturali e ambientali).
In cui l’importante non è capire e relazionarsi, ma “portarsi a casa” una foto, un gadget seriale (e fabbricato il 99% delle volte altrove) con l’immancabile selfie che provi la presenza su quel set.
Se voglio provare a metterla in positivo, prendo per buona la definizione di turismo sostenibile che nel 1988 coniò l’Uwto2: “Le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale ed artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche”.
La mi visione negativa deriva forse dall’essere e vivere a Venezia, nell’”occhio del ciclone”. Quando esco incontro (e ormai per quasi tutto l’anno) più turisti che veneziani.
Parafrasando Gaber, potrei dire che “non mi sento per niente veneziano, ma per fortuna o purtroppo lo sono”.
È per questo che la vedo grigia e del miliardo e 200 mila persone che nel 2016 ha alimentato un giro di affari legato al turismo pari a 1.260 miliardi di dollari vedo più gli impatti (da tutti accettati come negativi) come i benefici che molti vantano per l’economia.
Leggo3 che nel 2015, gli italiani che hanno dichiarato di fare turismo sostenibile sono il 16%.
Il rapporto citato in nota dichiara che il 44% del campione intervistato afferma di essere disposto a pagare di più (tra il 10 e il 20%) la vacanza pur di avere accesso a servizi sostenibili, mentre 41% del campione dichiara di informarsi sulla sostenibilità delle strutture ospitanti.
Ma veniamo allo specifico della Finestra sulla prevenzione dei rifiuti e al contenimento degli impatti ambientali e in particolare a quelli dei rifiuti.
Una pubblicazione di ArpaT4 indica alcuni criteri per misurare l’impatto dei flussi turistici sull’ambiente.
Alcuni sono pensati proprio per valutare l’incidenza del turismo sulla produzione di rifiuti, come, ad esempio, il calcolo dei rifiuti totali prodotti in un mese che andrebbe effettuato tenendo conto del numero dei residenti ma anche dei flussi turistici registrati nello stesso mese (arrivi/presenze); molto utile sarebbe anche effettuare dei monitoraggi specifici sulla raccolta differenziata nella zone turistiche con indicatori ad hoc – che in realtà appaiono centrati solo sulla RD e non sulla riduzione dei RU e anche un po’ “deboli” (ad es. monitoraggio lattine).
Il tema dei rifiuti e l’impatto del turismo sulla produzione degli stessi è al centro del progetto URBAN-WASTE (#UrbanEasteEU), presentato, a metà del mese di giugno 2017, dalla Regione Toscana e finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020.
Si affronta proprio il tema dei rifiuti nelle città turistiche con l’obiettivo finale di supportare i decisori politici nella definizione di strategie efficaci ed innovative di gestione dei rifiuti, mirate a ridurne la produzione e migliorarne la gestione5.
Il progetto si muove su un’asse operativa, il cui perno è rappresentato da una comunità di pratica6, un luogo spontaneo e volontario di partecipazione che coinvolge cittadini ed attori locali che operano nel settore della gestione dei rifiuti, del turismo e dell’associazionismo locale.
Qualche proposta è già stata avanzata, si tratta di:
- azioni di riduzione dello spreco alimentare: coinvolgimento di ristoranti e alberghi con servizi di ristorazione nella realizzazione di azioni specifiche (es. doggy bag, prezzi maggiorati per avanzi da servizi a buffet) da promuovere attraverso la campagna di comunicazione del progetto;
- introduzione di un marchio per la prevenzione e corretta gestione dei rifiuti, con coinvolgimento di strutture ricettive, pubblici esercizi e esercizi commerciali nella realizzazione di buone pratiche di prevenzione e gestione dei rifiuti, con attribuzione di specifico marchio da promuovere attraverso la campagna di comunicazione del progetto;
- promozione del consumo di acqua di rete: pubblicizzazione dei fontanelli di acqua di rete, costituzione di una rete di bar che offrono gratuitamente il servizio di «riempimento borracce» con acqua di rete da promuovere attraverso la campagna di comunicazione del progetto;
- campagne di comunicazione mirate ad affrontare alcune criticità specifiche (es. informazione delle maestranze di esercizi commerciali e pubblici esercizi sulla corretta raccolta dei rifiuti, sensibilizzazione di affittacamere ecc.).
Il progetto URBAN-WASTE fornisce anche un’APP dedicata che aiuterà il viaggiatore itinerante, ad ottenere gratuitamente informazioni sulla modalità di raccolta rifiuti nel territorio che lo accoglie, sulla localizzazione dei contenitori per la raccolta oppure sulle altre azioni di progetto (ad esempio, la localizzazione dei fontanelli di distribuzione dell’acqua).
Oltre a tutto, questa APP è basata sul concetto di «gamification», in una logica di sistema win:
- da una parte i turisti che realizzano alcune azioni virtuose sulla prevenzione e corretta raccolta dei rifiuti ottengono dei punti che corrispondono a premi, ad esempio biglietti gratuiti su mezzi pubblici o di ingresso a musei, gadget, sconti in bar, ristoranti o strutture ricettive;
- dall’altra gli operatori del settore turismo (hotel, bar, ristoranti, b&b, musei ed altri) interessati ad offrire premi vengono pubblicizzati attraverso la APP.
Si può chiudere fornendo alcuni “consigli” per tradurre la filosofia che sottende al turismo sostenibile in comportamenti concreti. Tanti sono i suggerimenti che si possono seguire, elenchiamone alcuni, a titolo di esempio:
- non scegliere alberghi ad elevato impatto ambientale
- preferire alberghi, b&b, agriturismi, ostelli, case vacanza, residence, villaggi turistici con certificazioni ambientali che attestino l’adozione di misure di trattamento dei rifiuti, riciclo raccolta differenziata dei materiali e dispongano di sistemi ad alta efficienza energetica, come fonti di energia rinnovabili, e, se possibile, anche realizzate con criteri di bioedilizia
- optare per ristoranti con menù bio e/o con prodotti a km zero
- non acquistare specie a rischio d’estinzione
- evitare l’aereo se non strettamente indispensabile e comunque preferire, se possibile, il treno e la nave all’aereo
- sostituire l’auto con la bicicletta o con i mezzi pubblici
- sperimentare viaggi a piedi o in bici
- non disturbare gli animali
- non accendere il fuoco se c’è pericolo di incendi e assicurarsi di spegnerlo attentamente con terra o acqua prima di andare via
- contribuire alla protezione delle specie marine acquistando con attenzione il pesce, escludendo le specie in via di estinzione
- non dimenticare, in vacanza, di differenziare i rifiuti
- non lasciare rifiuti per le strade, nei boschi, sulle spiagge, portare via con sé tutto ciò che non si consuma
- evitare l’acqua minerale in bottiglie di plastica, se possibile, portare una borraccia e riempirla alle fontanelle
- evitare, in ogni caso, di utilizzare prodotti usa e getta.
Buone vacanze a tutti i lettori. Viaggiate bene e siate sostenibili …