Lo storico concorso di Legambiente fa un altro passo per premiare, accanto a quelli che raggiunto alti tassi di raccolta differenziata, i comuni che abbassano la produzione di rifiuti, in particolare residui.
Chi ha una lunga militanza professionale nel campo di una gestione dei rifiuti che si voglia sostenibile non può non amare il premio istituito 20 anni fa da Legambiente per segnalare e premiare i Comuni “ricicloni”.
Da quando negli anni ’90 dello scorso millennio l’associazione ambientalista iniziò a premiare i “pazzi” Comuni lombardi che, mentre la prima della emergenze rifiuti stava per “lasciare in strada” i rifiuti di Milano1, cominciavano a investire nella raccolta differenziata (RD) “porta a porta”, molta acqua è passata sotto i ponti.
Scorrendo la serie dei dossier disponibili, dal 2000 al 20132 si può ripercorrere una storia di buone pratiche, prima lombarde e venete, poi anche piemontesi, emiliane, toscane, marchigiane, campane, sarde … Ciò ha portato a sempre più diffusi modelli di eccellenza ammirati in Europa, anche se questo non ha impedito all’Italia di essere oggetto di numerose e costose procedura di infrazione, per un aver recepito la normativa comunitari in tema di rifiuti.
Da alcuni anni il “glorioso” premio sta cercando di adeguarsi ad una gestione dei rifiuti che vada al di là della sola RD, aprendo alla prevenzione.
Già su questa rubrica il 26/07/2012 segnalavo che nell’edizione 20123 era messo in evidenza quell’ “indice di buona gestione”4 che non considera solo le RD, ma un set di variabili, pesando in parte anche le produzione pro capite delle varie frazioni di rifiuto. Nel commentare la notizia, mi chiedevo se non fosse “ arrivato il momento di pensare ad un premio capace di marcare maggiormente la tensione dei Comuni verso la prevenzione e la riduzione dei rifiuti e che il principale indicatore da valutare al riguardo … non possa che essere la produzione pro capite di rifiuto residuo.”
Bene, il mio auspicio ha trovato un seguito.
Comuni ricicloni 2013 ha cominciato a mettere in evidenza, accanto ai “ricicloni”, i comuni “riduttori”.
E’ stato infatti introdotto una capitoletto dedicato ai Comune “Rifiuti free” 5, indicati come il “futuro dei “Ricicloni”. Si tratta di quei Comuni che hanno prodotto meno di 75 chilogrammi a testa di rifiuto secco indifferenziato in un anno.
Ne sono stati “scovati” 330 in tutta Italia, molto distribuiti, ma concentrati in provincia di Treviso, in quella di Trento, in quella di Firenze, spesso in situazioni di Comuni associati6. Vi sono tra questi Comuni caratteristiche gestionali che si ritrovano, quali – scrivono gli organizzatori – la raccolta “porta a porta” e la modalità di tariffazione del servizio (197 sono a tariffa puntuale, 29 normalizzata e 104 a tassa).
Mi permetto quindi di offrire ancora (a Legambiente e a chi voglia impegnarsi in questa direzione) la disponibilità della “Finestra sulla Prevenzione dei rifiuti” a collaborare nella progettazione e “istituzione” di un premio tutto basato (o almeno fortemente centrato) sulla riduzione della produzione dei rifiuti residui.
I Comuni “riduttori” vanno cercati (anche se è stato meritorio intanto farli emergere tra quelli esaminati per il concorso sui “ricicloni”).
Possiamo impegnarci nella progettazione di una scheda e di canali specifici, anche utilizzando la nostra rete di contatti.
1 Dovremmo sempre ricordarci che la prima emergenza colpì la “capitale morale” e che allora, come per quelle campane più recenti, l’emergenza non fu (non è mai) un fatto tecnico gestionale, ma una situazione creata ad arte da chi ha interesse ad una gestione “irregolare”, molto spesso criminale per i ritorni economici che può ricavarne. Ce lo ricorda un protagonista di quelle vicende come Walter Ganapini (che riusci ad affrontare l’emergenza milanese nel 1995 da assessore al Comune http://www.ilpost.it/2011/06/26/emergenza-rifiuti-milano-bersani-formentini/ , ma fu impedito a farlo in Campania da assessore regionale nel 2008 (http://differenziati.com/tag/walter-ganapini/; http://www.youtube.com/watch?v=vNLzl-P_VFs&feature=player_embedded ).
3http://www.ricicloni.it/assets/files/34/d8/comuni-ricloni-2012.pdf Vedere a pag. 9.
4 A partire dall’edizione di Comuni Ricicloni 2004 è stato quindi introdotto l’indice di buona gestione, che rappresenta un “voto” alla gestione dei rifiuti urbani nei suoi molteplici aspetti: recupero di materia, riduzione del quantitativo di rifiuti prodotti, sicurezza dello smaltimento, efficacia del servizio. L’indice di buona gestione, compreso tra 0 e 100, è calcolato a partire dai valori di 24 parametri scelti dalla giuria del concorso sulla base di alcuni principi.
6 Gli organizzatori hanno voluto segnalare in particolare il Comune di Empoli, 48.000 abitanti, nella Toscana “ad alta produzione di rifiuti (ma capace di eccezioni tipo Capannori)