Inquadramento del problema e prime iniziative. Partiamo dagli spunti offerti da un paio di convegni di Regione Veneto sulla “seconda vita del cibo”.
“La seconda vita del cibo. Il recupero delle eccedenze alimentari nel Veneto.” Questo il titolo di un convegno promosso il 23 novembre 2016 a Treviso (e replicato il 31 gennaio 2017 a Bovolone (VR), con identico programma) da Regione Veneto e ArpaVeneto, con una forte centralità sul ruolo che gli empori solidali possono avere sia per far fronte al disagio alimentare che per prevenire la trasformazione in rifiuti delle eccedenze alimentari1.
E’ un tema del quale la Finestra sulla prevenzione dei rifiuti si è occupata più volte in passato. Dall’approvazione del Pinpas2 visto come primo “programma attuativo” del Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti (e il PNPR è da sempre al centro dell’attenzione della rubrica3)all’accelerazione impressa con Expo 2015 “nutrire il pianeta”4; dalla gestazione e approvazione http://www.rifiutilab.it/dettaglio_doc.asp?id=3155&menuindex=Dal momento che le iniziative anche istituzionali stanno sviluppandosi (oggi parliamo di queste di Regione Veneto, ma anche Regione Lombardia sta per organizzare un convegno per la presentazione del progetto “reti territoriali solidali contro lo spreco alimentare”, sul quale si ritornerà) è utile un inquadramento generale delle tematica dal punto di vista della prevenzione di rifiuti e dell’economia circolare.
La lotta allo spreco alimentare va inquadrata in una logica di chiusura del cerchio o meglio di “economia circolare” considerando l’intera filiera, dalla produzione all’uso degli scarti, lungo tutti i suoi snodi. Dal contenimento delle eccedenze alla successiva intercettazione, dalla loro distribuzione solidale per alimentazione umana alla produzione mangimistica per alimentazione animale fino al recupero degli scarti non edibili.
Questi ultimi, separati dalla rimanente parte dei rifiuti attraverso la raccolta secco- umido, devono essere avviati alla produzione di compost per restituire sostanza organica e quindi fertilità ai suoli. In questo modo si chiude il ciclo del carbonio, si contribuisce al sequestro della Co2 con effetti positivi anche sul clima.
Le attività agricole, tutte le industrie di trasformazione agroalimentari, la Grande Distribuzione Organizzata, piccoli artigiani e commercianti, mense e ristorazione, le famiglie e tutti i consumatori e gli Enti pubblici sono gli attori protagonisti di questo processo di cambiamento che ha una valenza ambientale etica e sociale.
Partiamo ora dalle tematiche poste al centro dei due convegni che segnano l’approccio di Regione Veneto al problema.
È un approccio molto legato ai temi del sociale tanto che viene gestito dal settore Servizi sociali, sulla base di una normativa, la Legge regionale n. 11 del 26.05.2011 «Interventi per combattere la povertà e il disagio sociale attraverso la redistribuzione delle eccedenze alimentari», che riconosce, promuove e valorizza l’attività di redistribuzione delle eccedenze, prevedendo di avvalersi di soggetti del terzo settore che esercitino in modo prevalente tale attività con progettualità di rete a livello territoriale.
Successivamente, con D. D. 196/2012 venne costituito un gruppo di lavoro regionale, comprendente Banco Alimentare, Caritas, Croce Rossa, Acli, S. Vincenzo de Paoli, rappresentanza dei Centri Servizio Volontariato, Associazioni e Cooperative sociali, funzionari regionali della Direzione Servizi Sociali. I lavori del tavolo, dopo una messa a punto dei problemi, un’analisi delle criticità e delle potenzialità a livello territoriale, hanno consentito l’identificazione di tre macro aree e relativi progetti e assegnazione di obiettivi con lo scopo di avviare una programmazione partendo dai tre territori individuati (nelle province di Verona, Padova e Treviso) per i quali è stato definito (con DGR 1166/2013) un programma triennale5 che oltre all’attività di distribuzione di prodotti alimentari da parte del Banco Alimentare ha l’obiettivo di estendere metodologie condivise in tutte le aree territoriali. Gli obiettivi sono i seguenti:
- Piattaforma informatica valida a misurare a livello locale numero e tipologia dei bisogni (Metodologia Informatica)
- Modello per il consolidamento del sistema di rete (Metodologia di fronteggiamento in rete di povertà e marginalità)
- Sperimentazione e quindi condivisione di un punto di raccolta e distribuzione nonché punto di riferimento rispetto al bisogno «emporio solidale» (Metodologia Attivazione rete)
- Percorso di certificazione della qualità dei processi adottati di raccolta e distribuzione (Metodologia per la qualità)
- Inserimenti lavorativi di persone svantaggiate nell’ambito della gestione delle eccedenze alimentari, della distribuzione e dello smaltimento dei rifiuti da parte di partner privati (Strategia dell’inserimento lavorativo)
- Modalità e tipologie di collaborazione con partnership private operanti nel campo alimentare (Strategia di marketing sociale)
- Estensione del programma a tutti i territori provinciali (Metodologia di estensione del programma)
- Favorire una corretta cultura della nutrizione e della prevenzione dello spreco alimentare prevedendo nei progetti azioni rivolte soprattutto alle nuove generazioni (Metodologia educativa e formativa)
Il mezzo per raggiungere questi obiettivi è la costituzione sul territorio di “Empori solidali”.
Si tratta di strutture dove chi ne ha bisogno può accedere alla distribuzione di eccedenze alimentari, ma anche trovare un percorso di accompagnamento qualificato, per promuovere un maggior livello di autonomia personale.
In questa strutture Associazioni ed enti del Veneto, impegnati nell’assistenza alimentare, hanno deciso di collaborare fattivamente allo scopo di implementare il progetto e condividere metodologie, prassi e strumenti agevolandone diffusione e replicabilità6.
Si prevede la costituzione nei singoli territori di reti locali che gestiscono la progettualità in modo coordinato e l’ente capofila del progetto partecipa al tavolo regionale, che rappresenta l’occasione periodica di scambio e confronto.
È un approccio –quello veneto – che parte dall’assessorato alle politiche sociali ed è teso a valorizzare e sviluppare quelle strutture di volontariato che storicamente in questa Regione sono un patrimonio sociale consolidato, in grado di dare un contributo decisivo alla tenuta del welfare locale.
Solo di recente, a seguito della definizione del Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti (PNPR) (e dei conseguenti Programmi regionali che ne articolano e contestualizzano le indicazioni in modo integrato ai Piani regionali di gestione dei rifiuti7) e in particolare dopo l’approvazione della legge contro lo spreco alimentare c’è stato un tentativo di sinergia tra il settore sociale e l’ambiente.
Come si vede da questi convegni si cerca un rapporto tra programma triennale e programma regionale di prevenzione dei rifiuti8.
È un percorso appena agli inizi, ma è stato individuato nel modello basato sullo sviluppo degli Empori solidali, capace di trovare nell’efficientamento del recupero delle eccedenze alimentari per destinarle al sostegno delle mense o delle forniture alimentari a persone in stato di disagio un significativo punto di incontro tra la solidarietà sociale (assistenza ai bisognosi) e salvaguardia ambientale (riduzione dei rifiuti).
Emergono allora alcune domande che la Finestra sulla prevenzione dei rifiuti si pone, e alla quali cercherà di dare risposta attraverso il monitoraggio delle iniziative, specie regionali, che stanno sviluppandosi.
Quali sono le condizioni alle quali il rapporto tra strutture (regionali, ma anche comunali) del “sociale” e dell’”ambiente” possono fare squadra e creare sinergie utili sia al sostegno al disagio alimentare che alla riduzione dei rifiuti (a alla riduzione dei gas serra)?
Quali soggetti possono ottimizzare i processi – tra quelli che la legge anti spreco (la Legge n. 166 del 19 agosto 20169) classifica come “operatori del settore alimentare” (i donatori delle eccedenze alimentari) e come “soggetti donatari” (gli utilizzatori delle stesse); ma anche pensando al ruolo di Regioni ed Enti locali e dei “gestori dei rifiuti” ( e quale può essere il loro contributo)? Come creare sinergie positive?
Quali strumenti (regolamentari, economici e di carattere volontario) possono regolare i rapporti tra i soggetti e favorire e sinergie, per trasformare i programmi in azioni e monitorare i due benefici (più assistenza e meno rifiuti) e magari valutare costi e benefici generali per tutti gli attori coinvolti?
La discussione è aperta …