Lo scorso 26 giugno è stato firmato il nuovo decreto sul riutilizzo degli inerti da costruzione e demolizione che semplifica e migliora le regole per reimmetterli sul mercato. Lo ha annunciato il viceministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica Vannia Gava. La nuova normativa, particolarmente attesa dal settore, mira a superare le criticità emerse con il precedente DM 152/2022, ampliando il novero delle applicazioni cui possono essere destinati i materiali e alleggerendo gli oneri economici e amministrativi per gli operatori. Il decreto, in un Paese povero di materie prime, permette il recupero strategico di materia prima seconda centrando diversi obiettivi:
- meno discarica,
- più economia circolare,
- più tutela ambientale,
- ascolto e supporto alle imprese con un impatto positivo per molte filiere tra cui quella estrattiva, delle costruzioni e delle demolizioni, della produzione di aggregati riciclati, bitumi, calcestruzzi e cementi, che hanno un peso importante in Italia.
Entrato in vigore il 4 novembre del 2022, il testo era stato duramente contestato dalle imprese della filiera edile, con in testa gli operatori del recupero, che avevano paventato il blocco delle lavorazioni per la natura troppo restrittiva dei limiti imposti alla presenza di contaminanti negli aggregati recuperati. Il nuovo testo, nato dal confronto tra MASE, ISPRA e operatori, dovrebbe superare tali criticità “Con la firma del nuovo regolamento di end of waste dei rifiuti inerti.
Rimangino tuttavia ancora alcuni nodi da chiarire, secondo gli operatori, infatti, c’è da lavorare al “fine tuning” tecnico del nuovo testo, e in particolare ai limiti di concentrazione per l’utilizzo degli aggregati recuperati nelle opere di riempimento stradale. Uno sbocco di mercato vitale per un settore capace di generare ogni anno oltre 60 milioni di tonnellate di aggregati recuperati, con un tasso di riciclo superiore al target europeo dell’80%. Il periodo di ventiquattro mesi previsti per il monitoraggio, secondo ANPAR potrebbe essere utile per porre rimedio anche alle ultime evidenti incongruenze contenute nel decreto e che rischiano di vanificare il lavoro svolto dal MASE in collaborazione con le associazioni.
Fonte: ANPAR