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Rifiuti
04/06/2023

Anticipata alla fine di quest'anno la scadenza per approvare il Programma nazionale dei prevenzione rifiuti (in allegato SPECIALE PROGRAMMA NAZIONALE DI PREVENZIONE RIFIUTI)

Il Governo marca un punto a favore della prevenzione dei rifiuti, proponendosi di anticipare il varo del Programma nazionale di Prevenzione Rifiuti (PNPR).

Scarica lo SPECIALE del Dott. Mario Santi sul Programma nazionale di Prevenzione Rifiuti (PNPR)

Il governo  ha voluto anticipare[1] al 31.12.2012 la date entro la quale il nostro paese dovrà dotarsi del Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti (PNPR), inizialmente prevista per il 12.12.2013, in linea con gli altri paesi europei[2].

Cerco di valutare il significato di questa decisione.

E’ innanzitutto molto importante che il Ministro dell’ambiente Corrado Clini dichiari in una intervista[3] che questo atto è  “… senz’altro coerente con il ruolo primario riconosciuto alla prevenzione nella gerarchia stabilita dall’articolo 179 del d.lgs.152/06, in base alla quale devono essere promosse ed attuate in ordine di priorità, la prevenzione, la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero di altro tipo, mentre lo smaltimento deve essere relegato ad una fase residuale ed eventuale del ciclo di gestione dei rifiuti. ”.

A mio avviso l’importanza del PNPR sta nel fatto che finalmente esiste lo strumento per integrare le misure di prevenzione e riduzione nella pianificazione della gestione dei rifiuti.

Il Programma Nazionale fissa gli obiettivi di prevenzione, a partire dalla ricognizione delle misure esistenti e possibili[4] e individua parametri quantitativi e qualitativi che permettano di  monitorare le misure adottate e il progresso nel raggiungimento degli obiettivi.

Come suggeriscono le  Linee Guida sui programmi di prevenzione predisposte dall’UE[5] all’accertamento della situazione di partenza dovrebbero segue la determinazione delle priorità  (su che flussi e su che contesti intervenire con più urgenza) e la elaborazione di una strategia.

Clini precisa che  “La Direzione sta provvedendo all’individuazione delle modalità operative più opportune per la redazione del programma, nonché delle forme di partecipazione ai lavori da parte degli stakeholders.”.

Infatti uno dei punti in grado di segnare la differenza tra un burocratico recepimento di principi e indicazioni comunitarie e la definizione di un programma che sappia essere insieme un volano per lo sviluppo delle azioni di prevenzione dei rifiuti e un passo verso la loro reale integrazione nella pianificazione  del settore  sta nella capacità di coinvolgere attivamente i portatori di interesse nella sua definizione prima e gestione poi.

Un punto a favore della stretta integrazione della prevenzione nella gestione rifiuti sta nel fatto che il Ministero dell’ambiente deve  elaborare ” … indicazioni affinchè tale programma sia integrato nei piani di gestione dei rifiuti di cui all’articolo 199. (del Dlgs 152/06 Ndr)“.

I piani di gestione dei rifiuti previsti dall’art. 199 sono i piani regionali, che devono prevedere (comma 3, punto r)  “un programma di prevenzione della produzione dei rifiuti, elaborato sulla base del programma nazionale di prevenzione dei rifiuti … che descriva le misure di prevenzione esistenti e fissi ulteriori misure adeguate. Il programma fissa anche gli obiettivi di prevenzione. Le misure e gli obiettivi sono finalizzati a dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. Il programma deve contenere specifici parametri qualitativi e quantitativi per le misure di prevenzione al fine di monitorare e valutare i progressi realizzati, anche mediante la fissazione di indicatori[6]”.

Quindi un Programma regionale di prevenzione dei rifiuti – PRPR) è una sorta di traduzione operativa del quadro definito dal PNPR; ne assume gli obiettivi generali per tradurli in azioni su flussi e contesti di rifiuti da prevenire, definendo ruoli dei soggetti e strumenti da utilizzare, individuando i soggetti gestori e i portatori di interesse  coinvolti,  gli  obiettivi e le modalità di monitoraggio.

La Regione può inoltre coordinare l’operatività di Province e Comuni, che  possono definire Programmi di prevenzione rifiuti, lavorando molto sui percorsi operativi, perchè in questi ambiti  si realizzano una gran parte della azioni.

Per costruire Programmi (provinciali e comunali) di prevenzione dei rifiuti  è necessario prima di tutto individuare, coinvolgere e motivare il personale tecnico e amministrativo che lo gestirà, valendosi delle conoscenze del territorio di funzionari e personale comunale e provinciale,  di aziende e strutture di gestione rifiuti.   Ciò da un lato assicura che le  azioni siano aderenti ai contesti e dall’altro forma il personale che lo dovrà gestire dandogli un ruolo nella progettazione del  programma e individuando con loro strumenti da utilizzare e  soggetti da coinvolgere.

Infine, per chi vorrà  addentrarsi più in profondità nella questione è a disposizione una nota  che ne individua in modo più dettagliato il significato e aiuta a capire come potrà essere definito e come portrà portare a porre la prevenzione in capo alle politiche di gestione  rifiuti, come previsto dalla normativa europea e nazionale.
 



[1]             Con la legge n. 28 del 24 marzo 2012,  di conversionedel decreto contenente “misure straordinarie e urgenti in materia ambientale” (DL 2/2012), entrata in vigore il 25 marzo 2012  http://www.gazzettaufficiale.it/guridb/dispatcher?service=1&datagu=2012-03-24&task=dettaglio&numgu=71&redaz=012G0049&tmstp=1334584351870

[2]    Cos’ prevedevano la Direttiva 98/2008/CE e la versione – ora emendata – della legge di recepimento, il DLgs 205/10

[3]    Rilasciata a L’eco della città – file:///D:/ARCHIVIO/finestra%20sulla%20prevenzione%20dei%20rifiuti/12.05.15%20PNPR/Programma%20nazionale%20prevenzione%20rifiuti%20entro%20il%2031%20dicembre%20%20risponde%20il%20Ministero%20dell’Ambiente%20-%20ECO%20dalle%20CITTA’.htm

[4]    Il Ministero deve rendere disponibili le informazioni sulle migliori pratiche in materia di prevenzione dei rifiuti ed elaborare  linee guida per assistere le Regioni nella preparazione dei programmi. Ricordo, avendo contribuito alla loro definizione, che esistono materiali utilizzabili, se opportunamente aggiornati, come la Banca dati Federambiente (http://www.federambiente.it/default.aspx?Action=50) e le Linee guida alla prevenzione dei rifiuti Federambiente – Osser
vatorio Nazionale sui Rifiuti (http://www.federambiente.it/open_attachment.aspx?I0=cd7d5983-60b6-4e57-8836-def59965c0cc )

[5]          La Commissione Europea ha predisposto, attraverso BIO Intelligence Service, la pubblicazione delle “Linee guida sui programmi di prevenzione dei rifiuti”.

     Si tratta di un manuale che si offre come una prima essenziale guida indirizzata agli Stati membri dell’Unione Europea e a altri portatori di interessi nel settore della prevenzione dei rifiuti e dell’efficienza delle risorse.

     Il testo si apre con un’introduzione che inquadra il contesto attuale europeo, tratta delle principali definizioni di rifiuto e di prevenzione e delinea sinteticamente le strategie attuabili.

     Successivamente, dedicandosi alla struttura portante della politica della prevenzione, il volume accenna ai fondamenti normativi comunitari in materia, con particolare attenzione alla nuova Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, per poi trattare dell’integrazione della politica della prevenzione con altre aree tematiche. Sono presentati, inoltre, esempi di piani nazionali e regionali di prevenzione dei rifiuti (Austria, California, Inghilterra, Finlandia, Irlanda e Giappone).

                Si affronta, quindi, la progettazione di un programma di prevenzione. Dopo una presentazione generale della questione, sono esaminate le seguenti fasi necessarie per la stesura del programma:

  1.                accertamento della situazione di partenza;
  2.                determinazione delle priorità;
  3.                elaborazione di una strategia;
  4.                pianificazione e implementazione;
  5.                monitoraggio.

                Vengono, dunque, presentate alcune opzioni e possibili canali di approfondimento della politica di prevenzione:

  1.                strategie di prevenzione;
  2.                fondamentali portatori di interesse;
  3.                fondamentali frazioni merceologiche di rifiuto;
  4.                le strategie di prevenzione dei rifiuti al livello amministrativo.

                Il volume si conclude con una bibliografia breve e l’elencazione di siti Internet che trattano temi correlati.

                Esso rappresenta un primo concreto contributo per la stesura dei programmi di prevenzione.

[6]             Al riguardo mi sembra il caso di notare se non sia il caso di chiederci se non sia più coerente con le strategie comunitarie di miglioramento dell’uso delle risorse considerare quello della dissociazione l’obiettivo minimo ma cercare di porsi obiettivi di reale diminuzione dei prelievi in senso assoluto. 

                Ritengo infatti che se vogliamo assumere un atteggiamento di gestione sostenibile delle risorse, la stabilizzazione può e deve introdurre alla reale diminuzione della produzione di rifiuti, tanto più quanto più le attività ad essa legate sapranno dimostrare i benefici economici e di contenimento delle emissioni che consentono di conseguire.

 

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