Il governo vara un Decreto sul divieto di utilizzo degli shoppers non biocompostabili. Riparte la campagna “Porta la sporta”.
Ci siamo da poco occupati della dimensione della dispersione dei sacchetti di plastica a perdere nell’ambiente e dei suoi effetti disastrosi (v. http://www.rifiutilab.it/dettaglio_doc.asp?id=2743&menuindex= )
Ricorderete che la finanziaria del 2007 stabilì un percorso, che doveva passare attraverso un Decreto attuativo che doveva lanciare un programma sperimentale a livello nazionale per la progressiva riduzione della commercializzazione di sacchi non biodegradabili, in modo tale da consentirne l’uscita del mercato dal primo gennaio 2010, lasciando il posto ad appositi sacchi con “criteri fissati dalla normativa comunitaria e dalle norme tecniche approvate a livello comunitario”. In tre anni l’industria chimica avrebbe avuto il tempo per riconvertirsi e adeguarsi agli standard più innovativi che la ricerca e l’industria italiana hanno prodotto.
Il Decreto non venne mai pubblicato vi furono invece rinvii e modificazioni dei termini della scadenza. Il primo fu al 1 gennaio 2011, ma si arrivò poi a disporre per il 2011 l’obbligo di utilizzo degli shoppers biocompostabili nella GDO, mentre la piccola distribuzione poteva continuare ad utilizzare sacchetti in polietilene con additivi (le oxo plastiche), che ne aiutano la scomposizione, ma non sono bio-degradabili. Questi sacchetti venduti al pari delle bioplastiche hanno assicurato un profitti più alto, spingendo i produttori a non confrontarsi adeguatamente con il terreno dell’innovazione tecnologica a ambientale.
http://reteambiente.it/normativa/16088/) nuove disposizioni per quanto riguarda i sacchetti biodegradabili, chiarendo il campo di applicazione della precedente normativa e introducendo sanzioni rigorose a tutela dell’ambiente.
Ora, il 25 gennaio 2012 il Governo ha introdotto (con l’art. 2 del Decreto-legge n. 2, contenente Misure straordinarie e urgenti in materia ambientale –A far data dal 31 luglio 2012 il DL rende commerciabili solo “sacchi per l’asporto delle merci conformi alla norma armonizzata Uni En 13432, secondo certificazioni rilasciate da organismi accreditati, e di quelli di spessore superiore, rispettivamente, ai 200 micron per i sacchi per l’asporto destinati all’uso alimentare e 100 micron per i sacchi per l’asporto destinati agli altri usi”.
Un ulteriore Decreto di natura non regolamentare, da emanarsi da parte dei ministeri dell’ambiente e dello sviluppo economico entro il 31.12.2012, individuerà “.. le eventuali ulteriori caratteristiche tecniche dei sacchi… ai fini della loro commercializzazione ”.
A decorrere dal 31 luglio 2012, la commercializzazione dei sacchi non conformi “ è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da 2.500 euro a 25.000 euro, aumentata fino al quadruplo del massimo se la violazione del divieto riguarda quantità ingenti di sacchi per l’ asporto oppure un valore della merce superiore al 20 per cento del fatturato del trasgressore. “
La pubblicazione del Decreto è un passo molto importante verso la sostenibilità ambientale.
Fa piacere sentir dichiarare ad un Ministro (quello dell’ambiente, Clini) che, oltre a chiarire “cosa è biocompostabile e cosa è biodegradabile in armonia con i parametri dell’Europa.” il Governo abbia voluto lanciare un segnale preciso all’industria chimica, dichiarando che “ … se non si passa dalla matrice della virgin-nafta alla matrice biologica non c’è sviluppo per la chimica italiana”.
Il Decreto è stato apprezzato da Assobioplastiche, l’associazione che raggruppa i produttori di plastica biocompostabile, che ha dichiarato che esso afferma finalmente in modo inequivoco che i soli sacchetti commerciabili saranno quelli in plastica compostabile. L’Associazione ha inoltre fugato ogni dubbio sulla capacità degli Associati di soddisfare le richieste, ribadendo che tutti i produttori di bioplastiche biodegradabili e compostabili sono pronti a rispondere alla domanda di mercato.
I produttori di plastiche additivate, che si sono organizzati dando vita alla Oxo-Biodegradable Plastics Association, non si rassegnano a uscire dal mercato, facendo notare che si perderebbero migliaia di posti di lavoro e che la plastica resa biodegradabile non è nociva per l’ambiente e confidano venga recuperata nell’ambito del Decreto di luglio. Nessun accenno peraltro allo argomento più indifendibile, voler continuare a utilizzare risorse esauribili per produrre beni che si trasformano rapidissimamente in rifiuti, quasi sempre non recuperabili.
Due considerazione conclusive.
Il Governo potrebbe spendere la sua autorevolezza (magari abbinando alla “moral suasion” qualche incentivo – a livello autorizzativo, di formazione, di agevolazione finanziaria sugli investimenti) per spingere i produttori di plastiche additivate verso una concreta prospettiva di riconversione nel senso della chimica verde.
E’ apprezzabile l’importanza del passaggio dal sacchetto in PE destinato allo smaltimento a quello compostabile destinato al recupero di materia.
Ma la soluzione più attenta alla gerarchia comunitaria che privilegia prevenzione e riutilizzo sul riciclaggio, la best pratcice in campo di imballaggi per la spesa è quella delle sporte riutilizzabili. Questa soluzione consentirebbe ad ognuno di noi di “non produrre” 4,5 kg all’anno di rifiuti.
Ed è allora il caso di sottolineare ancora una volta l’importanza della campagna Porta la sporta (http://www.portalasporta.it/ ) con le sue iniziative dirette a singoli, collettività. GDO, negozi e scuole.
Anche per il 2012 è programmata la “settimana porta la sporta”, tra il 14 e il 22 aprile.
Sarà un momento di verifica di come la campagna sta erodendo il potere della “cultura del’usa e getta” . La battaglia tra sacchetto monouso e sporta riutilizzabile ne è uno dei momenti più alti: non tanto e non solo sul piano quantitativo, quanto su quello culturale, se funge da volano per affermare stili di consumo sostenibili.