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Rifiuti
28/10/2025

Un’idea simpatica: trasformare l’olio di frittura veneziano (raccolta da Veritas, l’azienda pubblica dei rifiuti) in bio diesel e sperimentarlo sulla flotta dei vaporetti dell’azienda pubblica dei trasporti veneziana

A Venezia il riutilizzo circolare degli oli vegetali esausti contribuirà a fornire una quota del diesel utilizzato dalle aziende pubbliche di trasporto locale. La sperimentazione parte della flotta acquea.


Sarà perchè in Europa  l’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’organismo di Parigi che riunisce i Paesi Ocse, raccomanda di puntare sul biodiesel nei trasporti  come fattore che può fare la differenza nella lotta all’inquinamento e contro il riscaldamento globale[1].
Ed è interessante non solo che la Commissione Ue abbia certificato che la prima generazione di biocarburanti, estratti da semi oleosi ha ridotto le emissioni del 35% nel trasporto su strada.
Ma anche e soprattutto che recenti studi condotti da società specializzate dimostrano la valenza ecologica dei veicoli che impiegano diesel di ultima generazione con l’aggiunta di biodiesel rispetto all’auto elettrica, indicata come la scelta migliore per combattere le emissioni nocive in città[2].
Nel prendere con le pinze i dati sulle emissioni (in particolare di PM e NOX), atteggiamento quantomeno doveroso dopo lo “scandalo delle emissioni truccate” che ha investito i veicoli diesel di alcune tra le principali case automobilistiche, è bene anche ricordare che è necessario non utilizzare come materia prima energetica le materie prime alimentari.
Non va mai dimenticato che prima della convenienza economica nella produzione energetica del mondo sviluppato deve venire la necessità di nutrire il pianeta (nel senso di tutte le popolazioni che lo abitano).

Sarà perchè Eurostat colloca l’Italia tra i grandi Paesi europei come quello con la quota maggiore di materia circolare (materia prima seconda) impiegata dal sistema produttivo (siamo infatti a quasi un quinto del totale (18,5%), ben davanti alla Germania (10,7%), unico Paese più forte di noi nella manifattura[3].
Fatto sta che anche in Laguna qualcosa si muove sul terreno de riutilizzo di nelle materia prime “di scarto”
Pare che i veneziani (ma anche i turisti) potranno godersi di più la loro frittura di pesce sapendo che grazie ad un accordo tra le aziende pubbliche dei rifiuti e dei trasporti l’olio esausto fornirà una quota del carburante utilizzato della flotta acquea del trasporto pubblico lagunare.
Il 9 marzo 2018 è stato firmato un accordo tra il Comune di Venezia, il Gruppo Avm, il Gruppo Veritas ed Eni per la fornitura sperimentale del biocarburante “Eni Diesel+” alla flotta Actv, trasporto pubblico locale di navigazione.
Il carburante Eni Diesel+ contiene il 15% di componente rinnovabile (derivante da di olii da cucina esausti) e verrà fornito all’azienda veneziana di trasporto pubblico allo stesso costo del gasolio finora utilizzato dai mezzi in servizio nella città lagunare, dei quali Eni è già fornitore.
Per sette mesi, dal 1 aprile al 31 ottobre 2018, tutti i mezzi acquei della flotta Avm/Actv, attualmente riforniti con gasolio tradizionale, utilizzeranno il nuovo combustibile, la cui parte vegetale viene prodotta a Porto Marghera, dove Eni ha realizzato, con un brevetto proprietario, il primo esempio al mondo di conversione di una raffineria convenzionale in bioraffineria, cioè in grado di trasformare materie prime di origine biologica, inclusi gli oli vegetali usati e grassi animali, in biocarburanti di alta qualità.
Il direttore generale di Eni Refining & Marketing, Giuseppe Ricci, ha sostenuto che “… c’è l’opportunità di dimostrare quanto Venezia sia un laboratorio di trasformazione, concretezza e crescita economica e quanto Eni abbia saputo coniugare sostenibilità ambientale e sociale, facendo crescere i posti di lavoro, la professionalità e il know how. Inoltre, alla fine della sperimentazione, avremo ottenuto una maggiore cultura della raccolta differenziata e una crescita economica che fa bene all’ambiente”.
“Eni ci fornirà 5,1 milioni di chili di gasolio dalla raffineria di Porto Marghera per i vaporetti – ha precisato il direttore di AVM Giovanni Seno – ma non è escluso che questa iniziativa abbia degli sviluppi futuri che riguarderanno anche gli altri mezzi di trasporto pubblico.”.
Dal canto suo Veritas spa – la multi utility che effettua raccolta, valorizzazione e trattamento dei rifiuti  nel territorio veneziano – conferirà la raccolta di olio di frittura di origine domestica, previo trattamento di purificazione, alla bioraffineria Eni di Venezia, consentendo così di mettere in atto un esempio concreto di valorizzazione di scarti di consumi.
E con la sottoscrizione di questo patto – ha sostenuto il direttore Zanutto – ci sarà modo di sensibilizzare ulteriormente i cittadini sulla corretta raccolta dei rifiuti e in particolare dell’olio usato, oltre che porre l’attenzione sulle emissioni della nostra amplia flotta di imbarcazioni e camion della spazzatura”.
Per valutare se i risultati saranno coerenti con le aspettative, saranno effettuati durante la sperimentazione a Venezia i test sui motori marini: un motore di un vaporetto alimentato con il nuovo gasolio verrà sottoposto a prove al banco per una analisi delle emissioni e dei consumi che verrà effettuata da Avm/Actv (su protocollo di prova dell’Università Ca’ Foscari di Venezia) e dall’Istituto Motori del Cnr di Napoli per Eni.
L’idea è buona, staremo ora a vedere gli esiti della sperimentazione.

[1] http://www.e-gazette.it/sezione/energia/carburanti-aie-suggerisce-usare-piu-biodiesel-due-studi
[2] Il primo, realizzato da Ricardo, centro di ricerca di grande prestigio nel campo dell’automotive, ha testato le automobili Euro6d, per verificarne il rispetto dei limiti relativi alle emissioni inquinanti (PM e NOx). La ricerca dimostra che questa tipologia di veicolo, in condizioni normali di guida, resta ben al di sotto dei limiti europei.
L’altro studio si deve ad Aeris-Europe, azienda specializzata in modellistica atmosferica, che ha effettuato uno studio sulla qualità dell’aria, ipotizzando due diversi tipi di scenario, tra il 2025 ed il 2030, in numerose città dell’Europa. Nella prima ipotesi il parco auto era composto da veicoli diesel Euro 6d, nella seconda esclusivamente da automobili elettriche a zero emissioni. Contro ogni aspettativa, nel 99% dei casi, la sostituzione completa del parco auto, che si trattasse di diesel o di energia elettrica, ha registrato identici valori per quanto riguarda la qualità dell’aria. Tra auto elettrica e nuovi diesel, insomma, non ci sarebbe alcuna differenza. Per giunta, come accertato anche da queste ricerche, a pesare sulla percentuale delle famigerate polveri sottili, oggi è soprattutto il riscaldamento delle case.
[3] http://www.e-gazette.it/sezione/ecologia/economia-circolare-italia-leader-185-materie-prime-ricupero
Secondo Eurostat l’Italia, con 256,3 tonnellate per milione di euro prodotto, è il più efficiente tra i grandi Paesi europei nel consumo di materia dopo la Gran Bretagna (che impiega 223,4 tonnellate di materia per milione di euro e che ha però un’economia più legata alla finanza). L’Italia ha migliorato la sua performance rispetto al 2008 dimezzando il consumo di materia, facendo molto meglio rispetto alla Germania che, oggi, impiega 423,6 tonnellate di materia per milione di euro.
Siamo inoltre secondi per riciclo industriale con 48,5 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi avviati a recupero (dopo la Germania con 59,2 milioni di tonnellate ma prima di Francia, 29,9 t; Regno Unito, 29,9 t. e Spagna, 27t). Un recupero che fa risparmiare energia primaria per oltre 17 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio all’anno, ed emissioni per circa 60 milioni di tonnellate di CO2 (elaborazione Istituto di ricerche Ambiente Italia)

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