Una riflessione sui “non rifiuti” e l’economia circolare, in relazione ad alcuni nodi aperti nella gestione del PNPR e ad un bilancio di fine mandato del suo Comitato Tecnico Scientifico.
La Finestra sulla prevenzione dei rifiuti vi invita a salvare la data del 19 maggio 2017.
Per l’ennesima volta in questi anni misureremo la capacità del Programma Nazionale per la Prevenzione dei Rifiuti (PNPR) di sviluppare azioni e di integrare la prevenzione nella gestione dei rifiuti.
Quest’anno l’occasione è fornita due elementi.
Da una parte una maturazione interessante dei temi dei quali abbiamo scelto di occuparci nel workshop, per il rapporto tra sviluppo di buone pratiche e potenziali indicazioni per il legislatore.
Dall’altra l’essere il Comitato Tecnico Scientifico del PNPR (la cui formazione e le cui attività abbiamo sempre seguito con attenzione1) giunto alla fine del suo mandato istituzionale, del quale è quindi nelle condizioni di trarre un bilancio.
A Ravenna2017 organizziamo una riflessione su tre nodi aperti nella gestione del Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti: il recupero delle eccedenze – legato alla lotta allo spreco alimentare, il riutilizzo e la preparazione per il riutilizzo e le modalità per integrare i costi della prevenzione nella gestione dei rifiuti2.
Nella prima sessione discuteremo di due temi.
La lotta allo spreco alimentare, con le esperienze sviluppatesi a partire dal programma nazionale di lotta allo spreco alimentare (Pinpas)3, passando per Expo 2015 “nutrire il pianeta”, fino ad arrivare all’approvazione della legge anti spreco4.
Ne analizzeremo qualcuna, con le criticità e i risultati ottenuti
E cercheremo di inquadrare il ruolo che la filiera alimentare può assumere in una prospettiva di economia circolare.
A monte con il contenimento delle eccedenze agricole dell’agroalimentare.
Un po’ più a valle con la loro intercettazione e distribuzione solidale, per far fronte prima al disagio alimentare e poi alla produzione mangimistica per alimentazione animale.
Per arrivare infine al recupero degli scarti non edibili attraverso al compostaggio, per restituire sostanza organica naturale alla terra e contenere la produzione di Co2.
Il secondo si misurerà sul riutilizzo e indagherà come, nella persistente carenza normativa su riutilizzo e preparazione per il riutilizzo un ruolo di supplenza nella regolamentazione delle iniziative esercitato delle Regioni possa dare i suoi frutti.
Con le esperienze che dimostrano come dal dono (in luogo dell’abbandono) di beni considerati non più necessario a chi li cede si possa passare alla loro destinazione (con o senza “preparazione per il riutilizzo”) come beni utili ad altri.
Anche qui dallo sviluppo di Linee Guida regionali alle iniziative ci si misurerà con i risultati ottenuti e con le criticità ancora da affrontare, specie sul tema della preparazione per il riutilizzo.
La seconda sessione affronta un tema “storico” che la Finestra sulla prevenzione dei rifiuti ha più volte ripreso in questi anni: se la prevenzione è parte integrata della gestione rifiuti, in quale modo i suoi costi vanno imputati alle entrate che questa gestione alimentano – vale a dire a tariffa ed eco tassa?
Qui, dopo un cenno allo stato dell’arte della riforma dell’istituto tariffario si vuole soffermarsi sulle misure di eco fiscalità regionali e inserimento dei costi di prevenzione dei rifiuti nel Piano Finanziario della tariffa.
Si riprenderà allora il discorso già aperto sulla legge regionale emiliana sull’economia circolare (LR 16/15 Emila Romagna). Ora però sarà interessante passare dal giudizio concettuale positivo che demmo a suo tempo5 all’analisi e al giudizio dei risultati del primo anno di gestione.
La “via emiliana” consiste nel creare un fondo destinato alle azioni di prevenzione, ricavato da una quota sull’eco tassa e da una quota sulla tariffa (attribuita ai Costi Comuni – CC), affidandone la gestione ad Atersir, cioè ad una struttura accentrata regionalmente che lo distribuisce sulla base di progetti presentati da Comuni e gestori.
E verrà presentato il modello lanciato da Payt Italia6 – che potrebbe essere considerato integrativo e non necessariamente alternativo.
Personalmente lo preferisco, perchè l’integrazione viene meglio sottolineata da una collocazione tra i Costi dl Gestione, che segnalerebbe che la prevenzione non è un presupposto esterno ma il punto di partenza della gestione dei rifiuti e che in quanto tale i suoi costi vanno sostenuti da tutte le utenze7.
Inoltre avere nel proprio Piano Finanziario fondi vincolati alla prevenzione spingerà tutti i gestori a spendere in prevenzione, creando come dire un “vincolo di mandato”.
Investire in prevenzione dei rifiuti diverrebbe cioè un obbligo e non una opportunità da legare all’approvazione di un progetto a livello regionale.
Se ne discuterà …
Si è pensato infine di offrire l’opportunità, nella sessione conclusiva dei lavori, per un “bilancio di fine mandato”, sia “tecnico” che “politico”, del Comitato Tecnico Scientifico del PNPR.
Per farlo si è chiesto ad una componente del CTS e ad un componente di maggioranza della Commissione ambiente della Camera dei deputati di concludere i lavori.
Questi interventi potranno valutare la maturità delle proposte emerse per implementare lo sviluppo del PNPR e se e come il CTS possa continuare ad esercitare un ruolo utile per una sua gestione operativa e sempre più integrata nella gestione dei rifiuti.
Ricordiamo infine la possibilità di iscriversi, compilare il format ottenibile cliccando http://www.labelab.it/ravenna2017/events/workshop-s-prevenzione-rifiuti/ .