Il modello italiano di raccolta dell’umido, che massimizza qualità e quantità delle matrici organiche selezionate e previene l’immissione in atmosfera di gas serra, conquista la “grande mela”. Perchè non pensare ad un pacchetto di filiera, che ne ottimizzi anche la prevenzione?
Se ci parlate di organico e dei suoi usi di fine ciclo, noi preventori dei rifiuti pensiamo alla intercettazione delle eccedenze alimentari per avviarle all’alimentazione sociale e all’auto compostaggio delle matrici prodotte e livello domestico e di comunità (la Finestra sulla prevenzione dei rifiuti ne ha già parlato in passato[1]).
Ciò nonostante voglio ora dedicare una nota anche alla raccolta della frazione organica dei rifiuti e al suo avvio a compostaggio industriale.
Da sempre la Finestra sulla prevenzione dei rifiuti segue l’evoluzione della gestione del settore verso l’economia circolare.
Il compostaggio restituisce sostanza organica e quindi di fertilità al terreno agricolo, contribuisce al sequestro della Co2 al suolo. Contribuisce cioè a chiudere il ciclo del carbonio con effetti positivi anche sul clima.
Anche noi rifiutologi possiamo affermare che contribuiamo al successo del “made in Italy” che porta ossigeno alla crescita della credibilità e dell’autorevolezza produttiva dell’economia italiana.
Perchè non solo la moda, il cibo e l’attrattività delle sue bellezze storiche, artistico-culturali e ambientali parlano dell’Italia nel mondo, ma anche la sua capacità di gestire al meglio servizi ambientali di cui in tutto il modo c’è crescente richiesta.
Non è un caso che la sperimentazione di cui parleremo e il suo successo siano stati promossi, su richiesta / in collaborazione con le autorità locali americane, da due importanti soggetti economici che portano nel modo le eccellenze verdi del nostro paese: CIC[2] e Novamont [3].
Ma di che si tratta?
Negli Stati Uniti d’America c’è una struttura (la Composting Council Research and Education Foundation) che aiuta le comunità a intraprendere la strada del compostaggio.
La fondazione ha recentemente promosso la settimana sulla consapevolezza sul compost.
Sono stati presentati i risultati di una sperimentazione[4] di due mesi che si è svolta tra settembre e dicembre a New York nella zona residenziale Stuyvesant Town (StuyTown), uno dei più grandi plessi residenziali di Manhattan.
600 famiglie all’interno del complesso residenziale di 25.000 abitanti hanno potuto sperimentare nuove modalità di gestione della raccolta dell’umido, che già praticavano.
Novamont, l’azienda italiana che produce la materia prima per i sacchetti compostabili utilizzati anche negli Stati Uniti, ha commissionato agli esperti del Consorzio Italiano Compostatori CIC uno studio che migliorasse la resa della raccolta. Gli esperti italiani del CIC hanno proposto il “modello italiano”, adottato con successo in molte città del nostro paese.
Si partiva, prima della prova, da un 10-15% dell’organico prodotto che, nella zona interessata dallo studio, veniva depositato correttamente dai cittadini nel bidone marrone.
“Sono stati introdotti nuovi elementi, come la fornitura agevolata di sacchetti compostabili ed un bidone di raccolta più prossimo alla propria abitazione – ricorda Michele Giavini, l’esperto del CIC che ha coordinato il progetto, coordinando il lavoro con i fornitori e con lo staff di StuyTown che ha monitorato costantemente il peso e la qualità del rifiuto organico raccolto durante le 8 settimane di sperimentazione”.
“Abbiamo visto come anche negli Stati Uniti il modello nato in Italia e basato su un sistema comodo ed efficace, a partire dalla cucina fino al punto di raccolta (con la fornitura di sacchetti compostabili ed un bidone di raccolta di prossimità), è quello che permette la migliore partecipazione del cittadino”, ha dichiarato Massimo Centemero (Direttore del CIC[5] e vice
presidente dell’ECN – European Compost Network[6]).
L’obiettivo di coinvolgere i cittadini per incrementare la quantità e la qualità dei rifiuti organici raccolti è stato raggiunto, perchè l’intercettazione del rifiuto è aumentata di circa 4 volte arrivando a un 60-70% del potenziale, e mantenendo un livello di qualità molto alto degli scarti di cucina raccolti.
E’ un risultato importante, dati i piccoli numeri che la raccolta della frazione organica dei rifiuti da aviare al compostaggio ha oggi negli Stati Uniti[7].
In Italia, viceversa, numeri ben più consistenti[8] alimentano una filiera che ha generato e genera tuttora, oltre alla riduzione dell’impatto ambientale, anche un numero considerevole di posti di lavoro.
E si tratta di numeri che adesso non potranno che aumentare, anche grazie all’approvazione da parte del Parlamento Europeo del pacchetto sull’Economia Circolare che prevede l’obbligo dal 2023 della raccolta differenziata del rifiuto organico (“bio-waste”) per produrre compost di qualità e riportare la sostanza organica nel suolo”.
Tutto ciò porta Centemero a concludere che “Abbiamo molto da insegnare all’estero, ma non ce ne rendiamo conto. L’Italia infatti è lo stato più avanzato in questo senso, anche più della Germania, nonostante la carenza di incentivi e tutti i problemi di gestione dei rifiuti che spesso ha sofferto il nostro Paese”.
Il miglior riconoscimento alla bontà del sistema italiano di gestione “circolare” delle frazioni umide dei rifiuti sta nelle parole di Samantha MacBride, Director of Research and Operations – Bureau of Recycling and Sustainability, NYC Department of Sanitation, che ha dichiarato che
“La sperimentazione a Stuyvesant Town ha dimostrato l’importanza e la convenienza del riciclo di materiali organici: i risultati sono incoraggianti e molto promettenti per il futuro, ma richiedono impegno ed investimenti da parte della gestione del complesso residenziale”
e anche che
“Abbiamo cultura e sistemi politici diversi dall’Europa e dall’Italia, ma credo che possiamo acquisire molte informazioni dall’esempio dell’Italia e delle grandi città in cui la raccolta funziona bene. Siamo in un momento storico di transizione sociale ed ambientale, ci vorrà un cambiamento anche del modello economico in cui smettiamo di utilizzare risorse fossili e cominciamo ad usare risorse biologiche e sostenibili. La raccolta dell’umido e la produzione di biogas e fertilizzante organico fanno parte di questa transizione”.
Una primazia che potremmo legittimamente rivendicare, sia sul piano della progettazione dei sistemi (sul piano della frazione organica, l’Italia vanta eccellenze su tutti i terreni della gestione – prevenzione/riduzione, raccolta, trattamento) che della produzione di prodotti di supporto (come nel caso delle eccellenze nella produzione dei sacchetti di mater bi e dell’articolato sistema di contenitori per la raccolta, che la rendono semplice per ogni tipologia di utenza).
Diamo per acquisita la bontà dell’intervento a fine ciclo, per il recupero e l’avvio al compostaggio del rifiuto organico per tornare a monte, alla sua prevenzione.
L’Italia ha una diffusione molto alta dell’auto compostaggio, sia domestico (che incoraggia con molti piani regionale rifiuti e con i regolamenti comunale tariffa) che di comunità (cui ha recentemente dedicato una normativa tecnico applicativa specifica).
Ha dedicato Expo 2015 all’impegnativo tema “nutrire il pianeta”[9] .
Ha messo a punto la prima legge europea contro lo spreco alimentare[10].
Ha cominciato a pianificare “retri territoriali contro lo spreco alimentare[11].
Ha (come si è visto) sistemi di raccolta a avvio al compostaggio degli scarti organico all’avanguardia e in grado di affermarsi sul mercato a livello internazionale.
Allora, perchè non mettere insieme un pacchetto “sistemico” capace di coinvolgere in un’azione sinergica soggetti pubblici e privati?
Penso ad un Programma per la gestione circolare delle matrici organiche vegetali e animali.
Proposta e regia potrebbero essere pubbliche, entrando nella pianificazione di gestione e prevenzione dei rifiuti ai vari livelli (regionali, e locali, magari partendo da un protocollo di intesa da firmare a livello nazionale).
Il protocollo potrebbe coinvolgere in modo volontario diversi soggetti, pubblici e privati, lungo tutta la filiera alimentare e della produzione floro vivaistica e nella gestione di potenziali scarti organici.
Governo; tecnici e gestori dei rifiuti; aziende e associazioni di categoria di agricoltura, giardinaggio e gestione del verde; ristorazione, pubblica a privata; compostatori e loro associazioni; imprese di servizio e fornitori di materiali di raccolta; strutture del volontariato ambientale e sociale.
Tutti questi soggetti sono interessati ad un pacchetto di gestione sostenibile della frazione organica per prevenirne e/o gestirne al meglio la trasformazione in rifiuto.
Un pacchetto capace di coordinare misure su:
- minimizzazione degli sprechi in fase di produzione agricola e florovivaistica (con l’avvio di eventuali eccedenze ad un riutilizzo sociale);
- intercettazione presso distribuzione e ristorazione delle eccedenze alimentare e loro destinazione all’alimentazione (prima umana a poi animale);
- gestione dell’eco fiscalità (in particolare della tariffa rifiuti) in modo da favorire il mantenimento della frazione organica nel ciclo di utilità
- incentivazione dell’intercettazione e del riutilizzo delle eccedenze alimentari, del compostaggio domestico e di quello di comunità;
- quota di TV (parte variabile) assegnata anche sulla base dei conferimenti di verde e frazione organica, oltre che del rifiuto residuo – in caso di applicazione puntuale della tariffa);
- sviluppo ottimale delle raccolte differenziata della frazione organica dei rifiuti e del verde;
- offerta impiantistica territorialmente equilibrata e di sufficienti capacità di trattamento industriale delle matrici organiche di scarto;
- collaborazione tra soggetti pubblici e privati anche non convenzionali, come le onlus che intercettano e distribuiscono le eccedenze alimentari; i gruppi che animano il compostaggio di comunità, e via dicendo;
- scambi e le sinergie tra gli operatori sopranominati e il gestore pubblico delle politiche si settore (agricoltura, servizi, rifiuti).
C’è qualche attore (pubblico, a livello centrale o regionale) o privato (come è stato per il progetto che ha dato vita alla sperimentazione da cui si è partiti) che veda l’utilità di progettare in modo più dettagliato queste possibili sinergie?
Si potrebbero mettere a punto i contorni di un protocollo di intesa che sviluppi (e renda esportabile) la capacità di integrare e sistematizzare (ai diversi livelli territoriali) le tante buone pratiche esistenti per dar vita ad un pacchetto per la gestione circolare delle matrici organiche, lavorando alla loro prevenzione/riduzione + raccolta + trattamento in modo integrato e sostenibile
La Finestra sulla prevenzione dei rifiuti è sempre aperta per chi volesse ragionarci …
[1] V. Finestra sulla prevenzione dei rifiuti su La legge contro lo spreco alimentare sta aprendo un circuito virtuoso sul terreno sociale e ambientale?, pubblicata il 15 febbraio 2017 www.labelab.it/dfgh987/la-legge-contro-lo-spreco-alimentare-sta-aprendo-un-circuito-virtuoso-sul-terreno-sociale-e-ambientale/
[2] https://www.compost.it/
[3] http://www.novamont.com/
[4] www.ecodallecitta.it/notizie/389464/new-york-aumenta-la-raccolta-dellumido-grazie-al-modello-italiano/#.WvwpBVyCxy8.linkedin http://www.compostfoundation.org/icaw
[5] http://www.compost.it/
[6] https://www.compostnetwork.info/
[7] Secondo una indagine di BioCycle negli Stati Uniti la raccolta dell’organico è attiva solo in 320 Comuni, concentrati soprattutto in California, per circa 4-5 milioni di persone su un totale di 325 milioni, spesso con bassa partecipazione. Dati più estesi in https://www.biocycle.net/2017/12/06/residential-food-waste-collection-access-u-s/
[8] In Italia, il CIC stima che siano più di 4.000 i Comuni per circa 40 milioni di persone con il servizio attivo e che raccolgono 4 milioni di tonnellate di organico che viene trasformato in compost, fertilizzante naturale, e biometano, carburante a zero emissioni.
[9] http://www.expo2015.org/archive/it/cos-e/il-tema.html
[10] http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/08/30/16G00179/sg
[11] V. http://www.labelab.it/dfgh987/il-lancio-delle-reti-territoriali-virtuose-contro-lo-spreco-alimentare-promosse-da-regione-lombardia-i-risultati-un-progetto-ben-radicato-e-un-possibile-punto-di-partenza/