Ormai ha raggiunto dimensioni doppie della Francia e lo possiamo definire uno dei più gravi disastri ecologici del nostro tempo. Prevenire riciclare i rifiuti di plastica diventa un’”emergenza umanitaria”
Vorrei “aprire la stagione”, dopo la pausa estiva, con una notizia che ci fa capire quanto sia urgente prevenire i rifiuti (e in secondo luogo recuperarli e avviarli al riciclo) per evitare catastrofi ambientali come quella su cui vi aggiorno.
Alcuni dati sulla plastica: [1]
- in Italia pesa approssimativamente per il 15% su RU (molto di più in volume)
- La produzione di plastica assorbe l’ 8% della produzione mondiale di petrolio
- Al ritmo di crescita attuale il mondo produce 240 milioni di tonnellate di plastica all’anno di cui solamente il 3% viene riciclato; in altre parole 96% della plastica prodotta a livello mondiale non viene riciclata
- La produzione mondiale della plastica sta crescendo al ritmo del 3,5% all’anno e questo significa che ogni 20 anni la quantità di plastica prodotta potrebbe raddoppiare.
In Inghilterra l’ente nazionale per la protezione del mare, The Marine Conservation Society che promuove campagne di pulizia di spiagge e coste ha rilevato rispetto alle prime ricerche effettuate nel 1994 un aumento del rifiuto plastico pari al 146%.
Negli ultimi 10 anni la quantità delle bottiglie di plastica abbandonata è aumentata del 67 % , quella dei sacchetti di plastica del 54% .
Avete molto probabilmente già sentito parlare dell’isola dei rifiuti, che ha più volte “preso le pagine dei giornali (es. http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/ambiente/isola-rifiuti/isola-rifiuti/isola-rifiuti.html).
Si tratta di un enorme vortice di immondizia galleggiante, composto soprattutto di plastica (il rifiuto in mare – che proviene per l’80% da terra, portato dal vento dagli scarichi d’acqua e dai fiumi – è composto al 90% da plastica,).
La plastica come moto non è degradabile ma si degrada alla luce, diventando friabile e spezzettandosi in minuscoli pezzetti.
Le correnti hanno provocato la concentrazione di questa masse di rifiuti in alcune “isole”, prima nel Pacifico e successivamente anche nell’Atlantico
La North Pacific Gyre, una spedizione internazionale attraverso il Pacifico settentrionale, dalle Hawaii al Canada (http://www.youtube.com/watch?v=Jqe6tOE9oHY&NR=1), ha constatato che durante la traversata di 5000 km l’oceano aveva un aspetto normale, ma non appena i ricercatori hanno cominciato a setacciare sotto la superficie marina, hanno trovato innumerevoli frammenti di plastica.
Sono state fatte delle proiezioni che quantificano in almeno 1 milione gli uccelli marini e in 100.000 le unità tra mammiferi marini e tartarughe che annualmente muoiono per entanglement (quando gli animali rimangono imbrigliati in sacchetti, reti o altri rifiuti plastici e finiscono per morire di fame, soffocamento o annegamento) e per ingestione di plastica (v. filmato (http://www.youtube.com/watch?v=R6IP3_aRFtA&feature=player_embedded) ). Le tartarughe marine inghiottono i sacchetti scambiandoli per meduse, la loro preda principale.
[1] Fonti: “Meno 100 chili – ricette per la dieta della nostra pattumiera” Roberto Cavallo – Edizioni Ambiente ; sito Porta la sporta (http://www.portalasporta.it/dati_plastica.htm) .