Che rapporto c’è tra l’economia circolare e i rifiuti? Una riflessione della Finestra sulla prevenzione dei rifiuti
Ho sempre pensato che i rifiuti – la fine delle cose, che parlano della loro vita – siano un buon punto di partenza per capire il mondo.
Misuriamoci con il concetto di SOSTENIBILITA’.
Considero sostenibile una società in grado di assicurare alle generazioni che seguono almeno lo stesso input quali-quantitaivo di risorse energetiche e materiche di cui hanno potuto disporre quelle che le precedono.
O di incrementarle per assicurare la possibilità di una evoluzione demografica entro i limiti della capacità di carico del pianeta.
Il tema mi ha sempre appassionato, fin da quando presentai una “tesina” agli esami di maturità classica nel lontano 1973 sui “Limiti dello sviluppo” il rapporto del Club di Roma che è stato uno dei punti di riferimento per la nascita dell’ambientalismo scientifico nel nostro paese.
Dobbiamo riconoscere la responsabilità della nostra specie nel compromettere l’equilibrio degli ecosistemi che consentono sviluppo e mantenimento della vita di una pluralità di specie sulla Terra.
Questa impostazione presuppone allora di guardare alle attività antropiche con un senso del limite e di responsabilità verso la capacità di riproduzione e rinnovamento delle risorse e la salvaguardia della biodiversità, necessarie a mantenere la vita.
Questa acquisizione richiede un cambio di paradigma nell’atteggiamento verso l’economia, che deve tornare ad essere circolare.
Non più catene aperte dissipative, di prelievo e consumo di risorse senza tener conto del limite della loro esauribilità e senza farsi carico dei danni dell’immissione nell’ambiente delle esternalità della produzione – in termini di inquinamento di aria, acqua e suolo e di produzione di rifiuti.
Ma catene chiuse, capaci di eco-produrre – cioè di:
- porre al prelievo il limite di non intaccare la riproducibilità della risorsa;
- porre agli usi il limite della non concorrenza con quelli che sostengono necessità primarie (v. es bio carburanti vs agricoltura per l’alimentazione; guerre sugli usi dell’acqua – bene comune ma scarso; energia verde autoprodotta a piccola scala per un’economia locale vs energia da fonti non rinnovabili sperperata in usi non ottimizzati; e, per restare sui rifiuti, migliore bilancio energetico del riciclaggio rispetto al recupero energetico; – e via dicendo);
- dare alla produzione la guida dell’ecodesign e l’obiettivo di diminuire e rendere rinnovabile l’impiego di risorse per unità di prodotto;
- concepire tendenzialmente i servizi in funzione della risposte collettive e non individuali che possono dare ai bisogni (v. es. dalla lavatrice di condominio al car sharing e pooling);
- pensare al lavoro con l’obiettivo dell’inclusione sociale e del rispetto di un sistema di diritti: al posto di lavoro ma anche alla dignità del lavoratore, alla salute della popolazione e insieme alla salvaguardia dell’ambiente.
Col tempo – e con un’attività professionale dedicata ai servizi per la gestione “dolce” dei rifiuti – sono arrivato a capire che proprio i rifiuti sono un buon punto di partenza per analizzare e avviare concretamente questo cambio di paradigma .
Oggi penso si possano trovare le ragioni del superamento dei rifiuti in un’economia circolare: partire dalle risorse (energetiche e materiche), ripensare (gli errori di) produzione, ri valorizzare il destinato all’abbandono, con riutilizzo e riciclo. Sono i fondamenti economici e le ragioni culturali che stanno alla base del processo verso “rifiuti zero”.
Credo sia necessario un ragionamento storico sul rifiuto come “indicatore socio economico ambientale della sviluppo” nella sua concretezza merceologica, ma anche per la sua capacità di segnare le culture: dalla saggistica al suo uso nel linguaggio, come metafora dell’esclusione, fino all’uso in arte e letteratura – pittura, scultura, romanzi , teatro, cinema.
Le prospettive di superamento sostenibile del rifiuto devono essere un punto fondante di un’economia e di una cultura che vogliano essere verdi.
Per fortuna cominciano ad essere consolidate pratiche di produzione industriale e dei servizi che partono dalla circolarità e dall’uso sostenibile di energia e materia e sull’uso produttivo degli scarti.
Pensiamo a tre aree:
- nella produzione industriale a tutto il campo della chimica verde (Novamont e tutte le filiere che sostituiscono il petrolio con materie prime vegetali, non compromettendo terreno e culture agricole destinate all’alimentazione);
- tra le aziende di servizio alla gestione dei rifiuti, col passaggio dalla “vecchia” logica alle nuove priorità delle normativa ambientali.
Si parte dalle raccolte stradali meccanizzate per risparmiare sul lavoro + discarica o inceneritori, per far fronte a produzioni di rifiuti crescenti trattati in modo indifferenziato.
Si arriva all’attenzione a prevenire e ridurre i rifiuti e a sistemi di raccolta finalizzati al riutilizzo e al riciclaggio (si pensi ai gestori virtuosi che danno contenuti operativi alla gerarchia europea – v. il caso “paradigmatico della provincia di Treviso: Contarina spa e Sartori Ambiente);
- il tema del riutilizzo (e della preparazione per il riutilizzo) – uno dei più diffusi e pervasivi nel tessuto sociale e territoriale, specie in tempo di crisi. Si pensi al ruolo storico di negozi e mercatini dell’usato o a quello svolto da Occhio del riciclone nel legare riutilizzo a gestione sostenibile dei rifiuti e alla maturità di ipotesi quali quella del Consorzio italiano per il riutilizzo.
Ho solo accennato a tre aree con alcune esemplificazioni, ma il dibattito è solo aperto e saremo felici di ospitare sulla Finestra sulla prevenzione dei rifiuti interventi che lo riprendano e sviluppino.
Ma restiamo all’attualità, per segnalare il convegno “Verso un’economia circolare europea” (http://www.acrplus.org/images/events/GA_ROME_2014/FINAL_programme_ROME2014.pdf ) che tra il 21 e il 23 maggio a Roma vedrà una serie di eventi organizzati in occasione dell’assemblea annuale di ACR + (http://www.acrplus.org/index.php/en/): dalla premiazione dei vincitori italiani e continentali della settimana europea per la riduzione dei rifiuti 2013 (http://www.acrplus.org/index.php/en/) ad una rassegna di buone pratiche di prevenzione e gestione sostenibile dei rifiuti a livello continentale, alla sfida costituita dalla comunicazione ambientale su rifiuti e risorse.
La tre giorni si chiuderà con una giornata di riflessione su rifiuti zero e sulla economia circolare, per capire se si tratti di spinte ad una semplice razionalizzazione dello sviluppo o se sia possibile limitarlo nei prelievi di risorse e con la spinta verso le R (riduzione, riuso, riciclaggio …).
Purtroppo la coincidenza del 23 maggio – tra la giornata romana su rifiuti zero ed economia circolare e il workshop a Ravenna 2014 su “Il PNPR a sette mesi dalla pubblicazione: che percorso verso l’operatività?” si è rivelata inevitabile.
E’ un vero peccato perché si tratta di due eventi di grande importanza – uno a livello della riflessione continent
ale sulla prevenzione come frontiera della gestione sostenibile dei rifiuti e l’altro che pone l’accento sulla sua concretizzazione operativa a livello nazionale – che potrebbero scrivere una pagina importante nell’affermazione della prevenzione come punto di partenza di una gestione sostenibile ed integrata dei rifiuti.
Ricordiamo al riguardo l’opportunità di intervenire nel Gruppo di discussione che abbiamo organizzato per preparare la giornata di Ravenna 2014 (v. https://www.linkedin.com/groups/Programma-Nazionale-Prevenzione-Rifiuti-6526415?trk=my_groups-b-grp-v) e al workshop “Il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti a sette mesi dalla pubblicazione: che percorso verso l’operatività?” che di terrà venerdì 23 maggio nel corso di Ravenna 2014; chi pensa di venire è pregato si pre iscriversi (v.http://www.labelab.it/ravenna2014/events/workshop-t-il-pnpr-a-sette-mesi-dalla-pubblicazione/ ) .