Quest’anno l’ormai tradizionale appuntamento che la Finestra sulla prevenzione dei rifiuti dedica al PNPR è stato gestito in collaborazione col Comitato Tecnico Scientifico (CTS) e ha puntato a mettere in evidenza proposte immediatamente trasformabili in iniziative normative, economiche e volontarie.
Siamo partiti da una importante presenza del CTS[1], che ha aperto i lavori del seminario con un intervento introduttivo del suo Vice Presidente Roberto Cavallo[2] e con una esaustiva disamina dello stati dell’arte dei lavori e delle prospettive messa a punto da Valentina Cipriano[3].
In questo solco si sono inserite le sessioni di lavoro, che erano state programmate per offrire al CTS e, per suo tramite, all’attenzione del legislatore, non solo o tanto “buone pratiche”, ma anche elementi “modellizzabili”. Che potessero cioè essere trasformati in iniziative normative o regolamentari, nella messa a punto di strumenti economici, nella definizione di linee sulla base delle quali costruire e implementare intese tra gli attori di carattere volontario.
Nel dar conto dei risultati ho pensato di riorganizzare un commento ai contributi presentati sulla base di alcuni filoni (“sessioni”), in modo da facilitarne lettura e utilizzabilità.
Sessione Regioni
Molto forte è state innanzitutto la presenza della Regioni.
Dalla Campania è intervenuta Marika Tuccillo, che ha ripreso le linee della programmazione regionale sulla prevenzione dei rifiuti e il suo essere funzionale ad programmazione di settore “normale” ed “europea”, in una Regione spesso presentata dai media come sempre sull’orlo dell’emergenza o a rischio di procedura di infrazione comunitaria
Ha fatto riferimento alla vittoria nel Premio nazionale prevenzione di Legambiente e Federambiente del 2014 e ha spiegato come la. Regione stia riuscendo a sbloccare le risorse di una premialità comunitaria che aveva programmato di impiegare sulla prevenzione e sta ora cominciando ad attivare[4].
Non solo dalla Campania, ma dalle altre Regioni intervenute nel dibattito (Lombardia e Veneto) è stata richiamata con forza l’urgenza di ri avviare il Tavolo di confronto tra Ministero dell’Ambiente e Regioni.
Si ricorda che il tavolo venne istituito (v. Punto 2. MONITORAGGIO E GOVERNANCE del PNPR[5]) per monitorare l’attuazione del Programma nazionale e dei programmi regionali, individuare le criticità e proporre specifiche azioni prioritarie e misure integrative al fine dell’aggiornamento di programmi stessi.
Dopo che le Regioni hanno messo a punto i loro programmi regionali e li hanno (più o meno) integrati nella pianificazione regionale di settore, il CTS potrebbe promuovere l’analisi dei loro contenuti, e fare uno sforzo per portarli a omogeneità.
Il CTS potrebbe mettere a punto una scheda che ne faccia emergere i contenuti, ne sondi elementi coerenti e/o innovativi rispetto agli indirizzi del PNPR, ne verifichi la capacità di monitorare le azioni.
Sarebbe un modo per fare dei Programmi Regionali di Prevenzione dei Rifiuti (PRPR) il vero punto di passaggio dal PNPR all’attuazione delle azioni e per andare verso il suo sviluppo ed una almeno relativa omogenizzazione.
Alcune Regioni hanno portato un contributo su temi specifici, quelli sui quali hanno prodotto approfondimenti rispetto alle attività ordinarie di gestione della programmazione della prevenzione dei rifiuti.
Così Paola Zerbinati [6] ha illustrato il percorso di attuazione intrapreso dalla Regione Lombardia dopo la recente approvazione del programma regionale di prevenzione dei rifiuti, soffermandosi in particolare su due temi:
- le iniziave per favorire la devoluzione dell’invenduto, per favorire la quale è stato firmato un protocollo di intesa tra Regione, Fondazione Lombardia per l’Ambiente, Comuni, GDO e Onlus. Il protocollo contiene Linee guida igienico sanitarie; Valutazione dei benefici ambientali, economici e sociali; Valutazione riduzione tariffa rifiuti per GDO; Comunicazione dei contenuti del progetto.
- un bando per la concessione di contributi per la realizzazione di centri per il riutilizzo (che ha raccolto 39 domande, delle quali è in corso l’istruttoria).
Per il Veneto Lucio Bergamin [7], parlando del Riuso nella pianificazione regionale[8], ha illustrato le Bozza di linee guida per la realizzazione e la gestione di centri/isole del riuso (un documento pronto per l’approvazione per la quale si è preferito attendere l’avvio della prossima legislatura e della nuova compagine amministrativa).
Esse contengono Prescrizioni tecniche e per la trasmissione ed il monitoraggio dei dati e indicazioni sulla gestione amministrativa dei centri (cui i beni sono donati), registro di entrata uscita dei beni, modello di ritiro.
Le decisioni sulla gestione vengono prese da Comuni/Consorzi/Gestore e la gestione di centri (spazi interamente dedicati al riuso) ed isole del riuso (cioè spazi dedicati al riuso in centri di raccolta con altre funzioni) può essere affidata ad associazioni non profit e cooperative sociali.
Sessione eco fiscalità
Su alcuni aspetti dell’eco fiscalità sono emerse indicazioni recepibili sul terreno degli indirizzi o anche direttamente della loro articolazione normativa .
Nelle relazione che riprende i contenuti di una proposta già presentata da Isarema Cioni in sede di CTS[9], Bernardo Faccioli ha ricordato che basterebbero pochissime e semplici modifiche per riformare l’ecotassa “(istituita con Legge 28 dicembre 1995, n. 549, art. 3), ad esempio introducendo l’obbligo per le Regioni di:
- definire una quota minima del gettito da destinare alla prevenzione dei rifiuti
- rendicontare l’utilizzo di tale gettito e i risultati ottenuti.
E’ necessario perciò definire la quota minima da vincolare al sostegno delle politiche regionali di prevenzione dei rifiuti. Ciò richiede un confronto con le Regioni finalizzato a:
- capire l’entità di questo gettito ed elaborare proiezioni realistiche sulle evoluzioni future (esso infatti diminuirà progressivamente in funzione dell’aumento delle % di RD);
- capire quanto il bilancio regionale faccia effettivamente affidamento su di esso.
Anche questi aspetti richiamano l’importanza di riattivare il «Tavolo delle Regioni» per l’implementazione e lo sviluppo del Programma nazionale di Prevenzione dei rifiuti.
L’intervento di Elisabetta Martiginoni, oltre a riproporre l’inserimento dei Costi di prevenzione dei rifiuti (CPR) all’interno del Piano Finanziario della tariffa[10] ha ben delineato contenuti e percorso di modifica della normativa primaria e secondaria
che l’Associazione PAYT Italia propone per arrivare ad una riforma complessiva dell’istituto tariffario.
L’idea è quella di considerare la tariffa, oltre che un prelievo per recuperarne i costi di gestione, lo strumento economico che guida l’ottimizzazione del settore.
Ciò può avvenire solo se i costi che ogni utenza paga sono sempre più commisurati alla sua produzione di rifiuti e ai servizi che essa utilizza.
Molto interessante è che sia emerso, con l’intervento dell’assere all’ambiente dl Comune di Forlì Alberto Bellini, una proposta di legge messa a punto dagli enti locali e dalla associazioni in Emilia Romagna, presentata ora in Consiglio regionale per l’approvazione.
La proposta ha al suo interno alcune norme sull’eco fiscalità che sarebbe interessante potessero essere discusse anche a livello nazionale. Essa infatti disciplina:
a. l’applicazione del tributo speciale di cui ai commi da 24 a 41 dell’art. 3 della legge 28 dicembre 1995, n. 549, per le operazioni di smaltimento dei rifiuti, così come definite dalla direttiva quadro 2008/98/CE e recepite del decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205;
b. i meccanismi di incentivazione sulla base dei risultati di minimizzazione dei rifiuti non inviati a riciclaggio;
c. i criteri per l’attuazione della tariffa puntuale.
Per quanto riguarda l’ecotassa (punto a)) si prevede una riduzione per i Comuni che hanno una produzione pro capite di RUR inferiore a 150 kg/ab/a [11]. (è a soglia individuata da Legambiente per qualificare i Comuni “waste free”, ma qui si passerebbe ad un riconoscimento normativo e ufficiale).
Per quanto riguarda la destinazione dei proventi dell’eco tassa, l’art. 14[12] la vincola per l’80% a “realizzazione di impianti, opere e servizi atti a favorire la minore produzione di rifiuti, compreso il compostaggio in loco di cui all’art. 3, il riuso dei beni, il riciclaggio delle frazioni dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata domiciliare e la tariffa puntuale;”.
Importante anche la spinta all’applicazione della tariffa puntuale, da applicare su tutto il territorio regionale entro il 2020 e sulla quale si suggerisce di partire da un’applicazione sulle utenze non domestiche[13].
La proposta di LR dedica un articolo (il 15 – Incentivazione alla riduzione dei rifiuti non inviati a riciclaggio) all’incentivazione della prevenzione e minimizzazione dei rifiuti, stabilendo che “Il criterio di riduzione dei rifiuti non inviati a riciclaggio costituisce il criterio principale per la valutazione di efficienza nella gestione dei rifiuti”.
Vi si prevede tra l’altro[14] la costituzione di un “Fondo d’ambito di incentivazione alla prevenzione e riduzione dei rifiuti”, da alimentare con i fondi ricavati dall’eco tassa ma anche mediante una “quota tariffaria di prevenzione e riduzione dei rifiuti – calcolata da Atersir sulla base di una media regionale ed applicata ai singoli Comuni in modo proporzionale ai quantitativi di rifiuto non inviato a riciclaggio nell’anno precedente”.
Il fondo così creato è destinato per due terzi a premiare i Comune che abbiano fatto registrare una produzione di RUR inferiore all’80% della media regionale e per un terzo a incentivare il passaggio alla raccolta porta a porta (almeno di RUR, umido e carta).
Sessione GDO
Un intervento che ha offerto indicazioni interessanti e mutuabili anche ad altri livelli (territori, Regioni, Linee guida nazionali) è statoi quello di Giovanni Ferrari, che ha parlato della possibilità di arrivare a protocolli d’intesa con la GDO per la riduzione dei rifiuti.
La proposta nasce nell’ambito del progetto Life NOWASTE[15], che, per sperimentare un Piano per la Riduzione dei Rifiuti nella GDO ha pensato alla definizione di un protocollo d’intesa che stabilisca gli impegni da intraprendere da parte di tutti i soggetti coinvolti per la sua attuazione sperimentale.
Vengono previste e sono state attuate anche azioni di monitoraggio per valutare l’efficacia di ogni azione del progetto in termini di riduzione dei rifiuti prodotti.
A partire dalla buone pratiche riscontrate sul territorio (prima di ZeroWaste c’erano stati il progetto “Io riduco” promosso al Comune di Cesena e il progetto “La spesa verde” del Comune di Reggio Emilia) la Regione ha messo a punto un Progetto per la istituzione di un Marchio regionale per la qualificazione ambientale dei Punti Vendita della Distribuzione Organizzata, cui possano aderire tutti i punti vendita del territorio regionale che abbiano determinati requisiti (alcuni obbligatori e altri facoltativi) e che facciano richiesta del suo rilascio.
Il progetto mira ad innalzare le prestazioni ambientali dei punti vendita, non solo riducendo gli impatti collegati alla loro gestione (in termini soprattutto di rifiuti e consumi energetici), ma anche qualificando l’offerta al consumatore attraverso il tipo di prodotto (prodotti certificati, locali, ecc..), le modalità di vendita (vending, sostenibilità imballaggi della vendita al banco, ecc.) o i servizi offerti al cliente (contenitori raccolta differenziata, contenitori per la spesa messi a disposizione, informazione e sensibilizzazione, ecc.).
Tra gli obiettivi del protocollo troviamo promuovere la prevenzione e il recupero dei rifiuti tramite il coinvolgimento del mondo della produzione e della distribuzione commerciale (attraverso proposte di riduzione e recupero dei rifiuti con accordi di dettaglio e progetti sperimentali; la valorizzazione dei punti vendita per sensibilizzazione i consumatori a scelte d’acquisto meno impattanti; un’attenzione agli impatti dei beni venduti lungo tutto il ciclo di vita).
Si prevedono gruppi di lavoro per la definizione e la gestione di accordi di dettaglio (ad es. per la valorizzazione della merce non commercializzabile presso i punti vendita) e un gruppo di lavoro trasversale per approfondire alcuni aspetti di tipo economico/fiscale collegati alle azioni di prevenzione e recupero sostenute dall’accordo.
Il disciplinare alla base del protocollo prevede un sistema di miglioramento continuo: vi sarà un marchio che sarà articolato su 3 categorie di qualità ambientale che sottintendono una prestazione ambientale del punto vendita (PV) via via migliore e quindi un impegno sempre maggiore in termini di requisiti posseduti, con un sistema di qualificazione aggiornato nel tempo.
L’esperienza emiliana potrebbe dare a livello nazionale alcune indicazioni in grado di portare a quella programmazione attuativa di settore di cui si parla da tempo[16] .
Essa infatti indica la praticabilità di un percorso pro attivo e di coinvolgimento dal basso degli attori della GDO come condizione indispensabile per progettare e implementare le azioni di prevenzione.
Inoltre si affronta il tema della misurazione della quantità e dell’efficacia della azioni .
Mi sembra da riprendere e approfondire il
metodo messo a punto da NoWste, che consente (utilizzando la base di dati fornita dagli scontrini fiscali) non soltanto di risalire alla quantità di rifiuto ridotto attraverso le azioni di prevenzione, ma anche di metterle a confronto con i rifiuto prodotto da scelte di acquisto di prodotti analoghi più dissipative (es. detergenti alla spina vs detergenti in contenitori a perdere).
Anche l’esempio emiliano come conferma che è ormai matura una discussione che porti ad una intesa con i gruppi della GDO, e non mancano alcuni elementi esperienziali a partire dai quali quali costruirla e che il CTA potrebbe indicare quello della GDO come quello sul quale arrivare ad una intesa nazionale per proporre un “programma attuativo” del PNPR.
Sessione PINPAS
Infine vanno sottolineato alcuni elementi innovativa presenti nel progetto AvanziAMO percorsi ferraresi per la valorizzazione delle eccellenze e la riduzione delle eccedenze alimentari, trattato nell’intervento di Mario Santi.
L‘Associazione Officina dinamica ha lanciato un’idea sulla quale sta raccogliendo l’adesione di molti soggetti delle filiera alimentare ferrarese. Quella per la quale passare dai principi globali alla azioni locali è l’unica condizione alla quale la Carta di Milano[17] non resta un’operazione di immagine, ma diventa utile a perseguire gli importanti obiettivi che si pone.
In primo luogo ìnvertire la tendenza allo spreco di alimenti, riducendo del 50% entro il 2020 l’attuale spreco di oltre 1,3 milioni di tonnellate di cibo.
Ma promuovere forme sostenibili di agricoltura e produzione alimentare (a partire dalla difesa di biodiversità e agro biodiversità) e a sradicare la fame e combattere l’obesità.
Ecco allora l’idea di affiancare il lavoro sul recupero delle eccedenza a sostegno del welfare locale con un lavoro per rendere sostenibile tutta la filiera alimentare locale, chiedendo a tutti i soggetti che la compongono se sono interessati a promuovere un progetto più vasto che miri a:
a) far emergere le eccellenze delle filiera territoriale “bio regionale”
(produzione – biologica certificata e “attestata” sui principi che stanno alla base dei Distretti di Economia Solidale;
distribuzione – in filiera corta – GAS Natura Viva bio, Mercato del contadino , che mette direttamente in contatto produttori e consumatori) – e capire il ruolo che può giocare la GDO …
ristorazione – di qualità (bio, e a km 0)
b) valorizzare l’accorciamento della filiera alimentare, la distribuzione km 0 e i negozi equo solidali;
c) creare e certificare la rete dei ristoranti “a km zero” e “a rifiuti 0”;
d) organizzare il recupero delle eccedenze alimentari e il loro avvio alla ristorazione sociale;
e) monitorare il contributo alla riduzione dei rifiuti delle azioni da b) a d), arrivando alla definizione di indicatori qualitativi ma anche qualitativi.
Si tratta di provare a costruire insieme una “politica del cibo “che censisca e valorizzi gli elementi di sostenbilità presenti nella filiera, costruendo una banca dati che permetta la diffusione delle buone pratiche che ne premetta l’intreccio e la diffusione (tutti devono sapere chi fa cosa e dove).
Poi va avviata tutti insieme un’azione educativa e “aperta”: i soggetti virtuosi delle filiera metteranno la loro cultura al servizio dei cittadini (attraverso conferenze, mercati, eventi)
Il progetto ha riscosso molto interesse e si sta ora mettendo a punto un processo che consenta la valorizzazione dei soggetti in un progetto sinergico, con la certificazione delle azioni che rendono la filiera alimentare locale sostenibile (in produzione, distribuzione, ristorazione, prevenzione rifiuti, recupero e distribuzione eccedenze).
In questa fase bisogna anche discutere su come costruire indicatori che consentano di certificare i comportamenti e misurare effetti (di valorizzazione dei soggetti della filiera, di aumento del fatturato, di riduzione dei rifiuti, di recupero e distribuzione delle eccedenze, di miglioramento ambientale dei singoli soggetti e della filiera nel suo complesso).
Queste azioni di costruzione di rete e poi di sensibilizzazione della popolazione hanno già definito un percorso che potrebbe sfociare dopo l’estate alla firma della “carta del cibo”, con l’assunzione da parte di ognuno degli impegni necessari a realizzare gli obiettivi.
Già le prime fasi di AvanziAMO hanno rivelato che per affermare un POLITICA LOCALE DEL CIBO SANO E CONTRO LO SPRECO servono:
→ più cultura / più iniziativa civica / più partecipazione attiva dei cittadini e degli attori economici sostenibili;
→ un orientamento alla sostenibilità e soddisfacimento dei bisogni della economia locale a partire dal rilancio del settore primario e delle eccellenze colturali ed eno gastronomiche;
→ la valorizzazione e la certificazione dell’economia solidale (v. LR 19/14 dell’Emilia Romagna)
→ l’orientamento in questo senso (recupero tradizioni + prodotti bio, se possibile a km0 e comunque in rapporto diretto produttore consumatore) della ristorazione, pubblica (mense) e privata (ristoranti);
→ l’educazione alla agro bio diversità e alla cultura del non spreco;
→ il rafforzamento della rete del recupero e dell’avvio al riutilizzo delle eccedenze alimentari;
E serve che la politica di gestione dei rifiuti fatta di alcuni e misure che favoriscono questi processi e aiutano a ridurre i rifiuti “inutili”, ottimizzare gli imballaggi, avviare ciò che si abbandona al riutilizzo e alla raccolta differenziata, destinare le eccedenze alimentari al dono.
Prima di tutto la misurazione dei rifiuti e applicazione puntuale della tariffa (paghi per quanto produci/consegni al servizio)
Poi regolamenti comunali della tariffa e del commercio che rendano più semplice e conveniente devoluzione eccedenze
Si tratta successivamente di pensare e misure di sostegno delle strutture che intercettano e distribuiscono eccedenze alimentari (cercando di fare il salto dal volontariato al lavoro sociale)
Contemporaneamente è possibile pensare ad un “percorso verso rifiuti zero” che valorizzi e premi l’azione dei diversi attori della filiera alimentare i protagonisiti nel processo (certificazione delle azioni di ristoranti, alberghi, negozi, GDO.
Dalla devoluzione delle eccedenze alimentari che interessa tutti alle doggy bag per ristoranti e mense, al contenimento e superamento degli imballaggi, con vendita di prodotti sfusi o alla spina, a km0 per GDO e per la distribuzione di vicinato, al contenimento della confezioni mono dose, al contenimento degli eccessivi cambi di biancheria, all’utilizzo di stoviglie a rendere, all’uso di detergenze ecologiche e concentrate per la ricezione alberghiera e agri turistica, ecc.).
La rapida rasse
gna fatta in queste pagine, una sintesi che rimanda peraltro ai materiali presentati e agli interventi dei partecipanti (disponibili nelle note che accompagnano il testo) offre idee e supporti molto concreti e operativi all’attività di pianificazione dell’attuazione del PNPR.
[4] E’ questa una notizia che ci fa particolarmente piacere perchè si ricorderà che dal workshop di Ravenna 2014 partì un appello per difendere questa scelta regionale che rischiava di essere messa in discussione da un intervento ministeriale teso a spostare questi fondi da interventi sulla prevenzione e interventi sull’impiantistica – hhttp://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/normativa/dm_07_10_2013_programma.pdfttp://www.rifiutilab.it/dettaglio_doc.asp?id=3408&menuindex=
[8] Il Piano regionale gestione rifiuti è stato approvato all’ultima seduta di Consigio utile prima della fine della legislatura- con DCR n. 30 del 29 aprile 2015 e all’elaborato D5 contiene il programma per la riduzione della produzione dei rifiuti.
[10] Si veda su questo la nota presentata dall’Associazione nel sorso dell’audizione prsso il CTS del 22 aprile 2014., che arriva al dettaglio dell’articolato normativo della proposta (in forma di emendamenti al DPR 158/99).
[11] V. art. 4 Fissazione dell’imposta
1. L’ammontare dell’imposta del tributo speciale di cui ai commi da 24 a 41 dell’art. 3 della legge 28 dicembre 1995, n. 549 per i rifiuti conferiti in discarica è osì fissato:
a. per i rifiuti inerti: 10,00 euro ogni tonnellata;
b. per i rifiuti speciali non pericolosi: 25,82 euro ogni tonnellata;
c. per i rifiuti classificati come tossici e nocivi 25,82 euro ogni tonnellata;
d. per i rifiuti solidi urbani: 25,82 euro ogni tonnellata;
e. per i rifiuti solidi urbani smaltiti tal quali in impianti di cui all’articolo 3, comma 40, della legge 28 dicembre 1995, n. 549 con efficienza energetica uguale o inferiore a 0,60 per gli impianti funzionanti e autorizzati in conformità della normativa comunitaria applicabile anteriormente al 1 gennaio 2009 e a 0,65 per gli impianti autorizzati dopo il 31 dicembre 2008, per gli scarti ed i sovvalli di impianti di selezione automatica, riciclaggio e compostaggio, nonché per i fanghi anche palabili: 5,16 euro ogni tonnellata;
f. per i rifiuti conferiti in discarica abusiva ovvero abbandonati, scaricati o depositati in modo incontrollato: 25,82 euro ogni tonnellata.
2. L’ammontare del tributo relativo alla lettera d) del comma 1 sarà ridotta ad 5,16 euro a tonnellata per i rifiuti dei Comuni che hanno raggiunto l’obiettivo dei 150 Kg. procapite massimo di rifiuto non inviato a riciclaggio di cui all’art. 1, comma 2, lettera d).
[12] Art. 14Interventi in materia ambientale
1. Le entrate derivanti dal gettito del tributo speciale di cui alla legge 28 dicembre 1995, n. 549, al netto della quota di cui al precedente comma 1 dell’art. 13 assegnata alle Province, sono destinate dalla legge regionale di bilancio nei settori dell’ambiente, della qualità urbana e della tutela del territorio, con particolare riguardo agli interventi volti alla innovazione di processo e di sistema finalizzati a minimizzare il consumo delle risorse, l’impatto ambientale nella produzione di beni e di servizi e la produzione di rifiuti, al sostegno dei progetti di potenziamento della raccolta differenziata ai fini del riuso dei beni e del riciclaggio della materia, all’impiantistica finalizzata al riuso e al riciclaggio.
2. Ai sensi del comma 27 dell’art. 3 della legge 28 dicembre 1995, n. 549, una quota non inferiore al 90% delle entrate di cui al comma 1, è finalizzata all’effettuazione dei seguenti interventi:
a. realizzazione di impianti, opere e servizi atti a favorire la minore produzione di rifiuti, compreso il compostaggio in loco di cui all’art. 3, il riuso dei beni, il riciclaggio delle frazioni dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata domiciliare e la tariffa puntuale;
b. la ricerca sul rifiuto residuale, al fine di modificare a valle sia la produzione dei beni non riciclabili sia le modalità di gestione carenti di risultato;
c. bonifica dei suoli inquinati e recupero delle aree degradate;
&n
bsp; d. finanziamento dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’Ambiente di cui alla legge regionale 19 aprile 1995, n. 44;
e. istituzione e manutenzione delle aree protette di cui alla legge regionale 17 febbraio 2005, n. 6 e successive modifiche ed integrazioni.
3. Per quanto previsto dalla lettera a) del comma 2 va destinata una quota non inferiore all’80% di quanto previsto nel comma 2.
…
[13] Art. 14 comma 8
8. L’Agenzia d’ambito di cui alla legge regionale 23 dicembre 2011, n. 23 (Atersir), in accordo con la commissione tecnica di cui al comma 7, entro 6 mesi dall’approvazione della presente legge e nelle more di quanto previsto dal comma 6 dell’art. 238 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, dovrà predisporre le linee guida per l’applicazione della tariffa puntuale differenziata per utenze domestiche ed utenze non domestiche, basata sul criterio principale di minimizzazione della produzione dei rifiuti ed in particolare sulla minimizzazione dei rifiuti non inviati a riciclaggio, e dovrà determinare i tempi, entro comunque il 2020, della sua applicazione sul territorio regionale, con particolare urgenza per l’applicazione alle utenze non domestiche.
[14] Articolo 15 Incentivazione alla riduzione dei rifiuti non inviati a riciclaggio
1 . Il criterio di riduzione dei rifiuti non inviati a riciclaggio costituisce il criterio principale per la valutazione di efficienza nella gestione dei rifiuti.
2. Al fine di incentivare la riduzione dei rifiuti non inviati a riciclaggio, viene costituito un “Fondo d’ambito di incentivazione alla prevenzione e riduzione dei rifiuti” alimentato da una quota tariffaria a ciò finalizzata. Il fondo, oltre che dalla quota tariffaria, sarà alimentato dalla quota di pertinenza del tributo speciale allo smaltimento di cui all’art. 14, comma 6, della presente legge, nonché dagli eventuali contributi pubblici specificatamente finalizzati.
3. La quota tariffaria di prevenzione e riduzione dei rifiuti sarà calcolata da Atersir sulla base di una media regionale ed applicata ai singoli Comuni in modo proporzionale ai quantitativi di rifiuto non inviato a riciclaggio nell’anno precedente.
4. Il “Fondo d’ambito di incentivazione alla prevenzione e riduzione dei rifiuti” sarà utilizzato:
a. per una quota di 2/3, per diminuire il costo del servizio di igiene urbana degli utenti dei comuni che nell’anno precedente l’applicazione hanno prodotto quantitativi di rifiuti procapite per abitante/equivalente, così come definito al comma 6, non inviati a riciclaggio (rifiuto residuale, frazioni differenziate non inviate a riciclaggio e scarti delle raccolte multimateriali e degli ingombranti) inferiori all’80% della media regionale registrata nell’anno precedente; qualora il piano regionale di gestione dei rifiuti preveda la suddivisione dei comuni in aree omogenee il calcolo e l’incentivo saranno applicati sull’area omogenea;
b. per una quota di 1/3, per ridurre i costi di avvio della trasformazione del servizio dei comuni che intendono applicare una raccolta porta a porta che comprenda almeno il rifiuto residuale, il rifiuto organico umido e la carta, o di trasformazioni del servizio che portino allo stesso risultato in quantità e qualità di riduzione di rifiuti non destinati a riciclaggio. Il risultato va calcolato sulla media regionale dei rifiuti non inviati a riciclaggio dei comuni della regione che praticano la raccolta porta a porta di almeno il rifiuto residuale, la frazione organica umida e la carta, con uno scarto massimo del 5%, e a parità di qualità delle frazioni inviate a riciclaggio.
5. Le modalità di applicazione delle misure incentivanti di cui alle lettere a) e b) del comma 4 sono definite da un apposito regolamento approvato da Atersir, sentita la commissione di cui al comma 7 dell’art. 14.
6. Entro sei mesi dall’approvazione della presente legge Atersir, sentita la commissione di cui al comma 7 dell’art. 14, individua il meccanismo per trasformare in abitanti/equivalenti le diverse utenze non domestiche e le utenze domestiche non residenti di cui al comma 3, lettera a), nonché coefficienti correttivi degli abitanti/equivalenti che tengano conto delle maggiori difficoltà al raggiungimento degli obiettivi per determinati Comuni, a causa di dispersione territoriale, flussi turistici o pendolarismo.
7. Il meccanismo di incentivazione e di calcolo degli abitanti/equivalenti saranno oggetto di verifica biennale da parte di Atersir, sentita la commissione di cui al comma 7 dell’art. 14.
[16] V. anche aulla Finestra sulla prevenzione dei rifiuti http://www.rifiutilab.it/dettaglio_doc.asp?id=3620&menuindex=